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Ferrara / Festival di Internazionale

Ferrara / Festival di Internazionale

Violenza sessista e libertà per il giornalismo. I grandi temi trattati al Festival di Internazionale 2013

Lunedi, 07/10/2013 - E’ Natalie Nougayrède, già corrispondente da Mosca e poi redattrice della sezione esteri, premio Albert Londres 2005 - la principale onorificenza francese per i giornalisti- per il suo reportage sulla presa di ostaggi nella scuola di Beslan, in Cecenia, prima donna al vertice di Le Monde, a concludere il Festival di Internazionale a Ferrara “un week-end con i giornalisti di tutto il mondo” giunto alla 7° edizione e che quest'anno ha fatto della presenza femminile il suo punto di forza (http://www.internazionale.it).

Tra i tanti temi affrontati non potevano mancare quelli della discriminazione e delle disuguaglianze e della violenza sessuale con inziative che in alcuni casi hanno visto uno svolgimento insolito - e perchè no? - anche divertente costituituendo occasioni per proseguire quella campagna di grande sensibilizzazione, di mobilitazione e di tessitura di reti virtuose importanti e sempre più necessarie per un mondo più giusto e in pace.

E' possibile che un tribunale di piazza sentenzi gli uomini colpevoli di crimini contro l'Umanità e la Pace dopo le audizioni di Andrea Vogt (americana, giornalista e autrice di reportage su criminalità politica e affari sociali in Europa e negli Stati Uniti d'America) nelle vesti del Pubblico Ministero e di David Randall (cittadino britannico, autore dell'importante testo di giornalismo “The Universal Journalist e news executive dell “Indipendent on Sunday”).

E’ possibile che il Premio giornalistico Anna Politkosvkaja sia assegnato ad una radiogiornalista della Repubblica democratica del Congo che attraverso la radio ha dato voce alle donne testimoni di violenze inaudite fino a portare le prove alla Corte dell’Aja riuscendo a far incriminare i colpevoli?

E’ possibile. E’ Chouchou Namegabe, giornalista formata sul campo, che inizia a lavorare alla radio nel momento in cui il suo paese vive alcuni dei momenti più devastanti della propria storia, quello delle guerre che hanno visto 6.000.000 di morti di cui molte donne, e che le “permette” di vedere la condizione terribile delle donne e le violenze di cui sono vittime e di quanto la violenza sessuale costituisca anche una strategia, una tattica di guerra, strumento di distruzione di massa per cause economiche, per occuapre nuov territori... Sentire il racconto di queste atrocità oltre all’emozione è stato anche comprendere quanto lavoro lei e le colleghe dell’associazione dei media del sud del suo paese abbiano svolto per convincere le donne violate a raccontarsi attraverso la campagna “sfidiamo il silenzio” in una cultura dove non esiste la parola “stupro” perché tanta disumanità ai nostri orecchi non era ancora giunta…

Di grande intensità e quasi come conclusione del “percorso sulla violenza” è giunto il reading dal libro di Serena Dandini “Ferite a Morte” che tratta la situazione delle donne in tutti i Paesi del mondo, senza distinzione di governo, democratico o meno.

Sul palcoscenico si sono susseguite le letture di Maura Misiti, Lella Costa, Orsetta de’ Rossi, Giorgia Cardaci, Rita Pelusio, Daria Bignardi, Urvashi Butalia (scrittrice ed editora, fondatrice della prima casa editrice femminista in India, “Kali for women”, e attualmente dirige Zubaan, che si occupa prevalentemente di temi di genere), Mona Eltahawy (giornalista, scrittrice e blogger egiziana con residenza a New York violata da un soldato in Egitto), Chouchou Namegabe, Maye Primera (giornalista dal Venezuela - quinto paese al mondo per violenza alle donne - corrispondente per El País a Caracas, Port-au-Prince e Miami, già caporedattrice del quotidiano Tal Cual di Caracas), Igiaba Scego (scrittrice italiana di origine somala), Rebecca Solnit (l’intellettuale ha lottato accanto ai nativi americani, marciato contro il nucleare e la guerra in Iraq. Molti parlano di lei come della nuova Susa Sontag) e Junko Terao (Coreana editor in Asia e Pacifico) che hanno letto in italiano, inglese, egiziano, francese, spagnolo.

Uno spettacolo suggestivo ed emozionante.

E’ stato giusto portare in teatro, davanti a uomini e donne questo progetto?

Giusto, anzi giustissimo perché trasformate le esperienze in racconto il teatro è il luogo del racconto e il luogo della rappresentazione della vita.

Ma il messaggio lanciato e Internazionale e pienamente accolto, condiviso sia dai giornalisti partecipanti e dal pubblico maschile è che ormai la VIOLENZA SULLE DONNE è un problema degli uomini e che la battaglia per la piena affermazione del diritto deve proseguire assieme.

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