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Femministe a fasi alterne

Femministe a fasi alterne

Il concerto del Comune di Roma alla fine dello scorso anno, che ha visto annullata per proteste l'esibizione di Tony Effe, interroga al proposito dell'impegno contro la violenza maschile sulle donne delle artiste che ne hanno preso le difese

Lunedi, 20/01/2025 - La vicenda della mancata esibizione di Tony Effe al concerto di fine anno promosso dal Comune di Roma, esibizione prima scelta dagli organizzatori e poi annullata per le forti polemiche suscitate, ha aperto uno squarcio sul fronte dell’impegno contro la violenza maschile sulle donne da parte di famose testimonial artistiche. Mentre quasi tutte le femministe, singolarmente o attraverso le proprie associazioni, ad eccezione di Non una di meno, si sono espresse contro l’esibizione di Tony Effe per i testi delle sue canzoni profondamente sessisti e violenti, si è assistito ad un sua difesa da parte di quelle artiste che sui palchi, durante le loro esibizioni, si adoperano a raccogliere fondi da destinare ai centri antiviolenza. Tali cantanti si sono schierate a favore della libertà artistica, definendo la marcia indietro del Comune di Roma un deliberato atto di censura.

"Trovo che sia davvero un brutto gesto escludere Tony Effe dal concerto di Capodanno a Roma - scrisse Emma Marrone sui suoi canali social - privando un ragazzo di esibirsi nella sua città. Non è una cattiva persona e non ha fatto male a nessuno ma è altrettanto brutto nei confronti della musica tutta e dell'arte in generale. Una forma di censura 'violenta' che alle soglie del 2025 non si può tollerare e giustificare. Ti abbraccio Tony". Sulla stessa falsariga si sono espresse anche Giorgia e Noemi, mentre un imprevisto silenzio sul tema ha riguardato Fiorella Mannoia, che da presidente onoraria della Fondazione Una, Nessuna, Centomila avrebbe dovuto prendere posizione, limitandosi invece a dire che avesse “altro da fare”. Gli utenti dei social non hanno perdonato questa difesa di casta da parte di tali artiste e l'hashtag #TonyEffe è stato in tendenza, con accuse rivolte alle colleghe che avevano fatto quadrato intorno al rapper romano: «Non osare mai più parlare di femminismo e di diritti delle donne», ha scritto un’utente nei riguardi di Emma.

Altri, invece, hanno puntato il dito contro la casa discografica di Tony Effe, notando come molti artisti solidali appartengano alla stessa etichetta discografica, la Universal, e scrivendo: «La casualità della vita». Illuminante è stato questo provocatorio commento: «Quindi da ora in poi sdoganiamo qualsiasi linguaggio misogino, omofobo, contro i disabili perché chi si oppone a questo linguaggio viene tacciato di censura. Si fanno gli interessi delle donne o delle case discografiche?». Questo, a mio parere, è il punto dirimente della questione, ossia, comprendere se l’impegno delle menzionate artiste nel contrasto alla violenza maschie sulle donne sia incondizionato oppure limitato ai propri interessi professionali. A loro formulerei tale domanda: Se la vostra casa discografica vi avesse proposto un brano particolarmente sessista e violento, l'avreste interpretato? Spero che la risposta sia che lo avrebbero rifiutato, per onorare il loro impegno sociale, considerandolo propria stella polare.

Un diverso riscontro comporterebbe che personalmente le rinneghi come paladine di questa causa, che non si può sposare a fasi alterne, o ci si credE a 360 gradi oppure no. Purtroppo, la loro difesa "di casta" nei confronti di Tony Effe porta a dire che esse non siano consapevoli a pieno di cosa comporti contrastare la violenza degli uomini sulle donne. Penso che come me la pensi la stragrande maggioranza degli utenti dei social, visto che il loro più ricorrente commento è stato: "E pure vi etichettate come femministe". Già, perché sulle cantanti in questione si riversa ancora oggi un faro mediatico importante, che serve a raccogliere fondi per aiutare chi quotidianamente lavora a tentare di debellare la violenza maschile sulle donne. Occorrerebbe che, proprio in relazione al fine benefico delle loro iniziative artistiche, dimostrino maggiore coerenza, altrimenti la conseguente credibilità verrà meno.

Tant’è che ho letto numerosi commenti di donne che, nell’immediatezza delle prese di posizione a favore di Tony Effe, hanno rimarcato che non sarebbero più andate ai loro concerti promossi per la raccolta di fondi da destinare ai centri antiviolenza. Spero che una riflessione al riguardo, queste artiste se la siano posta, almeno in sé stesse, di modo che, se si ripetesse una vicenda similare, si comportino diversamente. L’impegno contro la violenza maschile sulle donne non può né deve essere abbracciato a seconda delle proprie convenienze, non lo meritano le donne che vedono in tali cantanti le loro paladine, ma non lo meritano, soprattutto, le vittime. In loro nome conseguentemente chiederei che la tanto sbandierata tutela, ossia quella perpetrata attraverso le manifestazioni artistiche, diventi un imperativo categorico, che Emma, Fiorella, Giorgia e Noemi declinino al meglio delle proprie possibilità. Ed anche oltre.

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