Login Registrati
Femminismi nel terzo millennio

Femminismi nel terzo millennio

Società neutra - Le parlamentari sono tante, ma permane la resistenza di meccanismi ‘neutri’ e il sistema è ancora patriarcale

Giancarla Codrignani Domenica, 05/05/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2013

La ricerca biotecnologica sta inventando un analogo biologico del computer che penetra la cellula e, dopo averla analizzata, la riprogramma. Forse guariremo da malattie, forse diventeremo alieni: comunque pochissimi di noi contemporanei è all'altezza degli avanzamenti che determinano la storia futura.

Nemmeno i politici si interrogano: il fatto che non studino è peggiore della corruzione. Non si tratta di cultura o competenze tecniche: lo si constata anche dai giornalisti, che ormai lavorano solo al desk e dal computer non gli esce nulla di equivalente ai rapporti diretti con la gente in strada.

Le donne hanno di nuovo immagine sfuocata e appaiono sempre più stritolate. Quando maiora premunt, facciamo le portatrici d'acqua. Mentre, proprio quando tutto cambia bisognerebbe immettersi nei meccanismi trasformativi.

Le elezioni di febbraio hanno portato in Parlamento 290 donne, il 30,2 %, un primato europeo. Non tutti i partiti sono uguali: nel PD le elette sono 156, mentre M5S ne ha 61. Tuttavia, alzi la mano femminista chi crede che sperimenteremo grandi cambiamenti. Simbolico l'inizio del "troie" di Battiato. E, anche peggio, la Roberta Lombardi capogruppo M5S alla Camera dei Deputati nel giudizio assolutorio su Mussolini. Le altre presenti erano così assenti dalla logica istituzionale da non essere venute in mente come "sagge" per una "commissione di saggi". Si può essere state madri della Repubblica o addirittura presiederla e non averne la rappresentatività femminile in diritto.

Essere uno a tre in Parlamento, dunque, illude poco: anche in Algeria sono un terzo, eppure il diritto di famiglia resta patriarcale. La resistenza dei meccanismi, che non sono neutri, resta forte, anche se le donne studiano di più e sanno fare meglio. Ma hanno studiato su testi scientifici "neutri", privi della loro storia e della consapevolezza che c'è un "altro genere". In Algeria le avvocate e le magistrate sono più o meno come da noi. Ma il diritto è quello scritto in nome dell'uomo, che "comprende" le donne e si riserva il potere. 

Sembra che davvero il femminismo sia morto e sepolto: bisognerà inventarsi qualcosa, se è vero che in tutta Europa le donne vogliono avere marito e bambini, lavorare "come gli uomini", ottenere servizi "per la famiglia", e perfino subire riduzioni di orari senza lamentarsi perché agli Stati fa comodo un ammortizzatore sociale accomodante e a basso costo. Personalmente sono arrivata a capire non tanto le Femen ucraine, quanto la loro seguace tunisina Amina Tyler che si è messa a seno nudo su Facebook e ora è reclusa in casa: che fare se alla nonviolenza tolgono la libertà?

Forse ci faremo insegnare da amiche lontane. Il 20 dicembre l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato la "Risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili" su cui da anni si erano impegnate donne di tutti i paesi in cui il costume impone questa pratica di odio estremo (a fine sec.XIX la clitoride di isteriche e ninfomani veniva cauterizzato anche da noi). In Bolivia, dopo le pressioni femminili degli ultimi anni contro gli assassinii "di genere", il 10 marzo è stata firmata dal presidente Morales la legge che introduce il reato di "femmicidio" (con pena fino a 30 anni, la più elevata mai espressa dal codice boliviano). Per "garantire una vita libera da violenze di genere". Eppure nei paesi emersi ed emergenti le violenze di genere sono molto più pesanti anche giuridicamente e le donne sono così culturalmente condizionate da subirle e alimentarle. Ma anche dove le donne rischiano di più ci sono segnali: in Pakistan, dove è possibile avere un capo del governo donna (una governante?) come Benazir Bhutto - poi uccisa per ragioni politiche e non di genere -, una quindicenne, Malala Yousafzai, era stata sparata alla testa dai talebani che non sopportavano la sua decisione di rivendicare il diritto allo studio per le bambine: in Inghilterra l'hanno ricostruita, è pronta a ricominciare il suo impegno e, se le daranno il Nobel, diventerà un faro per tutte.

In Italia per lo stupro di branco agito nel 2007 a Montalto di Castro ai danni di una quindicenne non creduta (il sindaco Carai del PD investì 40mila euro per la difesa dei "ragazzi"), il Tribunale ha chiesto - sette anni dopo - per gli otto ex-minori imputati un nuovo periodo di messa in prova (la prima era stata revocata dalla Cassazione per mancanza di segni di ravvedimento e aveva portato a riaprire il processo) che porterebbe all'estinzione del reato. La nuova udienza l'11 luglio. La dignità della ragazza? quella di tutte noi?





Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®