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femminimondo

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Una raccolta che nessuno vorrebbe mai leggere: ogni poesia racconta un fatto di cronaca avvenuto nell’ultimo anno, omicidi e violenze sulle donne.

Venerdi, 17/12/2010 - Elsa Candida scrive alla redazione di noidonne il 25 novembre 2010, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Manda una poesia, un colpo secco sparato nel buio della rete, senza alcun commento o presentazione. Si tratta di un testo franto, spezzato come dalle botte di un violento, eppure con una sua musicalità atroce come di un singhiozzare sommesso. È un testo fatto di ossa, unghie, tessuti consunti, piccole abitudini quotidiane, abissali ferite, di un’intensità e forza poetiche sconcertanti. È un testo che brilla di verità. Letta e riletta, questa poesia continua ad essere coraggiosamente, ferocemente viva, come un respiro o un urlo che riverberi nelle orecchie nel tempo.

Elisa Candida (è un nome d’arte) è autrice di una raccolta di poesie ancora inedita dal titolo “FemmINIMONDO”. Sono testi taglienti che nessuno vorrebbe mai leggere. Scrive Elsa: “ogni poesia racconta un fatto di cronaca avvenuto nell’ultimo anno, omicidi e violenze sulle donne. In alcune si possono ritrovare nomi e date, stralci di articoli di giornale, in altre, i versi hanno preso tutto lo spazio, hanno rotto braccia, angoli e specchi.” La raccolta verrà edita da una piccola casa editrice di Roma che ha dato la sua disponibilità per la pubblicazione. Per L’introduzione al libro la poetessa ha pensato ad un spazio aperto, un luogo di scrittura fatto per ritrovarsi e dire basta. Per questo si è rivolta alla Casa delle Donne di Bologna e di Roma “perché l’introduzione non diventasse un bel cappello sulla mia testa ma […] perché con il coinvolgimento di altre donne, artiste, scrittrici, avvocati, politici, psicologhe, casalinghe, madri, sorelle, amanti, Femminimondo diventi un luogo d’incontro, di scambio, un luogo del parlare. Perché non resti un libro./ Non ho scritto queste poesie per tenerle sulla mensola,/ ma perché finiscano nelle mani nelle pieghe/ dove la pelle si rompe e tira./ Perché faccia rumore e strappi/ E scopra/ Perché c’è bisogno di parlarne.”

Volentieri noidonne pubblica e diffonde il testo del 25 novembre 2010, ringraziando Elsa Candida per la disponibilità.



“Ad Eleonora

Coi piedi incastrati per aria



A chi ho preso la parola

Alle loro figlie”







Io stavo sul divano c’avevo sonno

C’avevo sopra la maglia della tuta

Un po’ sentivo freddo

Con la digestione

Mi riposavo ma

Lui viene da un calcio al divano mi dice va su

dice che è stanco che deve stare in piedi sempre

anche per fare la piscia

a casa sua c’ha diritto di essere padrone lui

c’ha diritto del divano la televisione la birra vicino

Dei calzetti che gli stanno sui polpacci

Ma no stretti

Di una moglie zioporco che gli lascia il posto

Che si trucca e gira la sottana

Gli dico guarda i figli di là capiscono

Quello grande soprattutto sentono

fai piano amore un po’

Mi dice cosa vuoi tu sei sempre col lamento in bocca

Nella bocca ci devi mettere l’uccello è meglio

Ti strozzi con le ali sbavi la merda

Io stasera mi andava la fettina però

Ti ho fatto il sugo col pesce fresco

Come ti piace a te

sono andata anche in posta

Ma non ti va bene neanche

L’odore del bagno, la carta igienica spessa

Ti calmi un poco non l’ho detto strafottente

Ma lui pensa che sì

glielo dico con la rabbia

che sono io la super

Lui quando si sente di meno di me

lui parte si vede dalle vene nel collo dai pugni

Dal pigiama storto

Non mi far male per favore stasera non lo so se ce la faccio

A coprirmi le labbra a mangiarmi una guancia

Io non lo so magari faccio un urletto mi sente quella di sotto

Ci sentono e chissà chi vanno a chiamare mandano i carabinieri

Dicono signora cosa c’ha nei capelli

Un taglio di bottiglia

il cane che morde

un rametto di salvia

Per favore stasera no che ho acceso il forno

Ho messo i ceci in ammollo

Si gonfiano come i ginocchi le sopracciglia gli orecchi

Metti la mano dove non si trova

Se aspetti ti faccio vedere

Qui in mezzo alle cosce che non ci pensa nessuno

Al cucchiaio di legno

Alle seppioline rotte





Luca Benassi



(17 dicembre 2010)

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