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Femminicidio n 45 / Amore di mamma: sto venendo a prenderti..

Femminicidio n 45 / Amore di mamma: sto venendo a prenderti..

La storia di Manuela, la sua paura di denunciare nonostante a suggerirlo con insistenza fosse la donna che prima di lei aveva vissuto con lo stesso uomo e lo aveva denunciato e mandato in galera

Giovedi, 11/07/2024 - Il femminile di giornata / sedici. Femminicidio nr 45
Manuela: “Amore di mamma: sto venendo a prenderti”
E’ il 4 luglio quando, a Roma, Manuela Pietrangeli esce dal lavoro felice. L’aspetta il suo bambino di 9 anni per andare insieme al mare. Iniziavano le vacanze! Manuela, raccontano le sue colleghe, era entusiasta del suo programma; uscendo aveva chiamato il bambino piena d’allegria: “amore di mamma: sto venendo a prenderti”. Le sue ultime parole.
Fuori dalla clinica dove lavorava come fisioterapista, invece che l’inizio delle sognate vacanze, l’aspetta la fine della sua vita. L’uomo che aveva lasciato per la sua violenza e padre di suo figlio, è lì per ucciderla. Non fa in tempo ad arrivare al parcheggio e lui spara. Lei si accuccia, per difendersi fra due autovetture, urla, chiede aiuto, ma lui col fucile prende la mira e la colpisce al cuore, uccidendola.
L’intervento dei medici, immediatamente accorsi dal suo posto di lavoro, è inutile: è morta.
Manuela Pietrangeli quell’uomo l’aveva lasciato da tre anni, ma lui non le dava pace, tormentandola e chiedendo ossessivamente di voler tornare con lei anche senza affetto. Lei, per paura che desse seguito alle minacce di far male al figlio che avevano avuto, non lo aveva denunciato. E questa scelta, che nonostante l’insistente consiglio di farlo, di Debora Notari (la donna con cui Gianluca Molinaro aveva avuto precedentemente una relazione e una figlia che ha ora 20anni). Ed è incredibilmente proprio Debora la persona a cui l’assassino telefona per dire che ha ucciso Manuela pronunciando queste parole: “le ho sparato! Spero sia morta”.
Lei quell’uomo lo conosce bene, con lui ha avuto una figlia che con quel padre ha un pessimo rapporto, e 10 anni fa lo ha denunciato per le violenze che subiva e lo ha mandato in prigione.
Dopo lo shock della notizia, al telefono gli dice: costituisciti! Il consiglio non basta e così decide, avvertendo che Molinaro l’ascolta e che ha messo in moto la macchina, di provare, parlando ininterrottamente, a guidarlo accompagnandolo, fino alla stazione dei carabinieri. Il tentativo funziona e le sue parole finiranno quando avrà la conferma di un carabiniere che lo ha preso in custodia.
Una storia micidiale quella che intreccia le vite di Manuela e di Debora e che per assurdo mette in rilievo una sintesi dei temi dei drammi che avvolgono e coinvolgono le protagoniste di violenze e il dramma degli orfani e/o dei figli che convivono con le conseguenze dell’odio e della violenza.
Tale è il numero crescente di femminicidi, di violenze denunciate o subite in silenzio che un numero sta divenendo la sigla che li accompagna, un numero che da il senso del fenomeno ma rischia talvolta di farci perdere l’attenzione alle singole storie e a ciò che raccontano e su cui è importante riflettere. Dal 4 luglio, ancora altre donne sono state uccise. E’ impellente riflettere su quali altri provvedimenti o quali modifiche a quelli in atto ed ulteriori da progettare. Quali i punti deboli su cui intervenire in difesa e sostegno delle donne in pericolo di vita?
Se come per Manuela è stata la paura, come confermano anche il fratello e la madre, che le ha ”impedito” di denunciare come Debora aveva fatto e le aveva consigliato con insistenza, questo significa il non riuscire ad aver fiducia che a una denuncia segua attenzione e protezione delle istituzioni in senso lato.
Troppi sono i casi in cui denunciare non ha poi evitato la tragedia e le donne lo sanno.
Molte sono le domande che bisogna tornare a porsi per chiedere e ottenere più attenzione, più leggi, più difesa, un'adeguata gestione delle misure di prevenzione già in essere, perché tante donne escano dalla paura che vivono in solitudine, non sentendosi protette.
E’ inaccettabile che i femminicidi siano divenuti più notizia che evidenzia un'orrenda statistica che un tema, una vergogna da affrontare dalla società. Le istituzioni e i suoi poteri sono chiamati in causa per affrontare, per la barbarie che rappresentano, le ”statistiche” di donne uccise e le decine di orfani la cui vita è stuprata per sempre.
Paola Ortensi

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