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Femminicidio e potere

Femminicidio e potere

Il caso scomodo del prete maledicente di Lerici

Domenica, 30/12/2012 - Un caso scomodo proprio per tutti quello del prete ligure che ha affisso un manifesto indefinibile, maledetto una giornalista, e dato del “frocio” a un altro telefonicamente. Una brutta faccenda per il nuovo vescovo della cittadina ligure. Eppure lo stile ecclesiastico non è molto differente dalla tendenza all’esercizio di un certo tipo di potere sulla vita delle persone. In questo caso, però, il potere non si è confuso nelle maglie sottili di una falsa coscienza istillata nei secoli, ma si è manifestato in tutta la sua patologia e arroganza contro il prototipo della vita stessa: la donna. “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica” è stato affermato, ma di quale autocritica si sta parlando? Forse di quella sul “femminismo satanico” suggerita da Pontifex? Il Blog di apologetica cattolica scomodo perfino alla Chiesa almeno quanto il protagonista di Lerici.

La cronaca italiana ci parla di 118 donne uccise solo nel 2012 per mano maschile nell’ambito famigliare, e il negazionismo sul femminicidio è finalmente oggetto di attenzione al livello mondiale da parte dei media. Basti pensare alla rivolta popolare che si sta verificando in questi giorni in India, dove si richiedono leggi adeguate per tali delitti.

Considerando che almeno in Italia, il luogo più interessato alla violenza sulle donne è proprio lo spazio domestico, c’è da chiedersi cosa non funzioni in tale struttura... Nel caso del prete di Lerici non si può nemmeno addebitare la sua inadeguatezza a una figura femminile “castrante”, poiché la povera mamma ha manifestato una toccante saggezza nel tentativo di giustificare le pesanti maledizioni sferrate telefonicamente dal figlio! Maledizioni inaudite soprattutto perché dette da un sacerdote, quella figura che forse ormai solo anticamente poteva corrispondere a un riferimento di tipo spirituale. L’autocritica femminile, qualora si dovesse mai porre come un reale problema, sarebbe direttamente proporzionale a quella da effettuarsi sull’arrogante pretesa di dominio delle coscienze altrui. Dominio violento e invasivo che lascia nella storia scheletri di crimini commessi proprio sulle donne dietro lo stendardo della salvazione delle anime... Ci sarebbe da ipotizzare una vendetta edipica sulla mamma, come figura così idealizzata e totalmente scissa da quella reale, da non poterne godere nemmeno gli effetti basilari e positivi di quel rapporto affettivo duale (madre-bambino), essenziale nella strutturazione della personalità dell’essere umano.

Al di là dei contenuti assolutamente non condivisibili espressi dal prete di Lerici, ciò che colpisce è il suo tono di voce, che risente di un’impronta recitativa, come se a parlare fosse un’altra persona, staccata da ogni emozione, per poi scatenarsi improvvisamente in uno stile privo di filtri nelle maledizioni.

La difesa di un’identità sana dei Ministri da parte della Chiesa Cattolica, almeno al livello mediatico, non può passare soltanto dal rifiuto di anomalie degli stessi, ma da una seria autocritica sulla scelta cosiddetta vocazionale, sulla formazione delle figure religiose, nonché sulla ricerca dell’umanità perduta nei meandri dello pseudo intellettualismo religioso. Quanti religiosi oggi si possono definire tali? Quanti non sono colpevoli di furti di anime o di corpi innocenti? Il passaggio inspiegabile da figura spirituale a Super-Io persecutorio o altro, non lascia dubbi sull’anomalia dell’identità, tutta da rivedere soprattutto a livello di formazione. Forse di peculiare formazione invece non necessitano quelle figure religiose nate per un ideale cristiano, talmente autentico da sacrificare tutto per gli altri, perfino la propria vita.

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