Le ultime elezioni politiche svedesi (General Elections), tenutesi il 14 settembre 2014, hanno visto il partito femminista “Feminist Initiative” conquistare il 3,1% dei voti.
Tale risultato, sebbene sottodimensionato rispetto agli exit polls che lo davano al 4% (soglia minima per ottenere seggi in parlamento), segna indubbiamente una svolta nella scena politica svedese: il sentiero verso un parlamento composto anche da una forza politica femminista è aperto.
L'orientamento politico di Feminist Initiative è, senza dubbio, il centro-sinistra, sebbene proprio da questa parte abbia ricevuto molte critiche per la mancanza di prospettiva sociale nelle proprie lotte di genere.
Se Feminist Initiative ha potuto raggiungere oggi, dopo circa una decade dal suo ingresso nella scena politica svedese, il 3,1% dei voti é anche grazie al lavoro svolto sull'opinione pubblica e sulla cultura nazionale dalle forze femministe non parlamentari, presenti in Svezia fin dagli anni '60.
La rete femminista radicale “Grupp 8” aveva già in quegli anni ottenuto visibilità sulla stampa grazie all'organizzazione di manifestazioni di protesta. Negli anni '90 alcune veterane di “Grupp 8” minacciarono di fondare un partito femminista se quelli tradizionali non avessero fatto abbastanza in favore della parità di genere. Fu così che nel 2005 fu presentato pubblicamente, prima come gruppo di pressione e poi come partito, Feminist Initiative.
Ultimamente si sta rafforzando l'appoggio del cento-sinistra verso le istanze del partito femminista; le ragioni sono più pratiche che ideologiche: attenuare la disparità tra classi, generi, singoli individui costituisce la chiave per fermare l'ascesa dei partiti di destra.
Il successo di Feminist Initiative, più forte nelle grandi città come Stockholm e Gothenburg, culturalmente più attive e con problemi di disoccupazione inferiori rispetto ai piccoli centri, è merito di uno staff con un alto livello di professionalità e esperienza di democrazia locale.
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