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Felicità e i suoi mille significati

Felicità e i suoi mille significati

Sondaggio di marzo - “Omnis instabilis et incerta felicitas est”

Rosa M. Amorevole Venerdi, 17/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009

“Omnis instabilis et incerta felicitas est” (la felicità è sempre instabile e incerta) diceva Seneca, un attimo fuggente, e con lui concordano il 38% delle risposte. Altrettante la vedono come un obiettivo verso il quale tendere mentre il 24% pensano sia uno stato che si alterna alle difficoltà, all’infelicità e ai momenti così e così.



Soggettivamente la felicità è fatta di piccole, ma importantissime, sensazioni: la serenità, un tramonto, il sole, il vivere accanto a persone care, il poter condividere gioie e dolori con persone amiche, ma anche “raggiungere un obiettivo ambito”, sviluppare la propria creatività, il sentirsi libere, sentirsi “intera, centrata come un albero che affonda le radici nella terra”, in un mondo dove “i diritti sono riconosciuti e rispettati”, in poche parole “sentire la vita”.  



Al contrario sentire intorno a se “cattiveria ed ignoranza”e la “violenza”, il perdere le amicizie, il non riuscire “a concludere niente di quello che si avrebbe voluto fare”, o l’essere “oppressa dalla quotidianità”; la solitudine, il “non riuscire a comunicare”, “non poter scegliere”, “vivere senza senso né ordine” in un mondo “dove troppo spesso vengono lesi i diritti delle persone, soprattutto di quelle più deboli” in poche parole quando non si riesce “a vivere come si vorrebbe”. La felicità è quell'insieme di emozioni e sensazioni del corpo e dell'intelletto che procurano benessere e gioia in un momento più o meno lungo della nostra vita. La felicità è una condizione di benessere dell'essere umano. Per questo motivo - studiata sotto il profilo dei bisogni - porta a valutazioni e definizioni psicologiche e filosofiche diverse, ma anche materiali. La felicità viene studiata da ogni scienza umanistica. Le diverse discipline servono a chiarire le diverse componenti dello stato della felicità della persona, ma essendo l'essere umano unità indissolubile di psiche-corpo-spirito è indubbio che si parli sempre di tutte le componenti insieme, che di fatto presentano una reciproca influenza: infatti, quando mi fa male la testa è facile che io sia triste piuttosto che felice. Epicuro sostiene che nella sua vita l’essere umano tende ad allontanare da sé il dolore sia fisico che psichico, e che l’assenza di queste due condizioni- unita al piacere – porta al conseguimento della felicità. I piaceri vengono classificati in tre grandi gruppi: quelli naturali e necessari (la libertà, l’amicizia, il cibo, l’amore, le cure, ecc), quelli naturali ma non del tutto necessari (l’abbondanza, il lusso, tutto ciò oltre il necessario) e quelli del tutto accessori (il successo, il potere, il dominio, ecc.).



Dalle risposte emerge una particolare affezione nei confronti di quelli del primo gruppo. Infatti tutte e tutti saremmo felici se “apprezzassimo di più ciò che abbiamo” e “ciò che siamo”, o fossimo sempre “più sinceri con noi e con gli altri” “rispettandoci”., “senza violenza contro le donne”. Forse applicando queste poche semplici indicazioni potrebbe calare anche tutta quella “ignoranza e mediocrità che ci circonda”. Il diritto alla felicità, aspirazione di una folta maggioranza, è un concetto sancito anche in alcune Costituzioni e, come molti film di successo ci ricordano, nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti. Nella Costituzione italiana il “pieno sviluppo della persona umana” è un valore sancito dall’art. 3. dove la tutela della dignità della persona in ogni suo aspetto viene vista come condizione per garantire la sua felicità. Rispettare la vita privata significa anche permettere ad ognuno di realizzare i propri sogni, di non rinunciare alla felicità nelle forme in cui la si identifica, di decidere personalmente circa ciascun aspetto del proprio cammino. Il diritto alla felicità, la privacy ed il correlato diritto all’identità personale (sancito tra i diritti inviolabili ex art. 2 Cost., sent. Corte Costituzionale n. 13/1994) rappresentano quindi un rovesciamento di prospettiva nei confronti di imposizioni atte a trasferire sulla persona modelli prefabbricati. Ciascun essere umano è unico e come tale irripetibile, artefice dei suoi progetti, non standardizzabile.





(17 aprile 2009)

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