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Fede & Gerarchie

Fede & Gerarchie

Vaticano SpA - Non nutre lo spirito dei fedeli una Chiesa alleata col mondo politico-affaristico-mediatico

Stefania Friggeri Venerdi, 14/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2012

Travolto da profondo dolore per “il peccato entrato nella Chiesa” col caso dei preti pedofili, confuso e frastornato dalle lotte intestine fra gli alti prelati, papa Ratzinger appare ad alcuni osservatori come una figura degna di commiserazione: il fine teologo tedesco non ha avuto la forza o l’abilità di sradicare la mala pianta degli scandali sessuali, dell’affarismo, degli intrighi curiali. E ora sul Vaticano volano i “corvi”, espressione ingiuriosa usata nei confronti di chi svela dei segreti profittando della fiducia e della benevolenza delle persone che intende tradire. Ma Gianluigi Nuzzi, l’autore di “Vaticano SpA” e di “Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI”, non concorda con coloro che affibbiano l’appellativo mediatico di “corvi” ai suoi informatori e, intervistato, commenta così: “lì dentro (nella Chiesa) c’è gente che crede nel Santo Padre, gente che crede nella trasparenza. Questi uomini vedono in lui la guida e il pastore. Ma vedono anche troppi mercanti nel tempio. Quindi queste fonti hanno iniziato a confrontarsi tra di loro ed hanno deciso di rendere pubbliche queste vicende”. E aggiunge che trova ridicola la richiesta del Vaticano, che mai ha risposto alle rogatorie ricevute dai magistrati di “ricorrere alla magistratura per stanare la mie fonti”. In verità la Santa Sede è così risoluta ad individuare i cosiddetti “corvi” perché quanto accade al di là delle sue mura deve rimanere coperto da una doverosa e tassativa segretezza. L’esempio più noto è quello tragico dello IOR le cui operazioni sporche ed oscure furono inutilmente denunciate nel 1982 da un cattolico coscienzioso ed autorevole come Beniamino Andreatta, allora ministro del Tesoro. Spiega Nuzzi “Lo IOR non può essere perquisito. I telefoni non possono essere intercettati. I dipendenti nemmeno interrogati. Per sapere qualcosa sulle operazioni della banca la magistratura di un qualsiasi paese del mondo deve infatti avviare rogatoria allo Stato della Città del Vaticano…Quasi sempre il Vaticano nega ogni chiarimento e respinge le rogatorie…è l’unico paese in Europa a non avere mai firmato alcuna convenzione di assistenza giudiziaria con i paesi del continente”. E infatti la Santa Sede, iscritta nella “lista nera” dei paesi che non rispettano le norme antiriciclaggio, a giugno è stata bocciata dagli esaminatori del Rapporto Moneyval al cui controllo si era sottoposta per evitare una supermulta. Eppure nell’enciclica “Caritas in veritate” (2009) Ratzinger aveva scritto: “non solo i tradizionali principi dell’etica sociale quale la trasparenza, l’onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma devono trovare posto entro la normale attività economica”. Ma ormai il muro di riserbo che da sempre custodisce le vicende vaticane, la dura opposizione ad ogni tipo di inchiesta urta contro il bisogno di trasparenza di cui si sono fatte interpreti molte voci all’interno della Chiesa stessa, deluse dal suo ritorno ad un clima preconciliare. Chiedono un percorso di aggiornamento che rimetta la Chiesa nel mondo e abbandoni i caratteri dei tempi antichi: qualcosa di eccezionale e straordinario, un “unicum” che segna la distanza, la differenza fra coloro che sono consacrati e i laici, un regno retto da un sovrano assoluto, la netta separazione fra mondo maschile e mondo femminile (quest’ultimo privato di ogni ruolo di pregio e autorevole), castità e celibato come segni di elezione, infine un centro di potere. C’è “un mondo che non conosciamo, un mondo che dialoga col Vaticano attraverso le diverse realtà sociali, istituzionali e politiche” (Nuzzi): dalle carte dei “corvi”escono fatti già noti e per nulla sorprendenti: gli abboccamenti fra Gotti Tedeschi e Tremonti onde evitare che il Vaticano paghi la multa sugli arretrati dell’ICI, la pressione sui parlamentari perché sui “temi sensibili” rispettino le posizioni del magistero, Vian, direttore dell’ “Osservatore”, accusato da Boffo di aver diffuso le notizie offensive che l’hanno costretto alle dimissioni, gli stretti rapporti che intercorrono fra gli alti vertici del Vaticano e certi personaggi del mondo economico (ad esempio Geronzi), politico (ad esempio Letta), mediatico (ad esempio Vespa) o faccendieri poco raccomandabili come Bisignani. I “corvi” dunque compiono l’imperdonabile peccato di sfregiare l’immagine della Santa Sede che infatti ha sempre accordato copertura e protezioni ai propri uomini, facendosene complice anche quando avevano commesso reati gravissimi, come i preti pedofili. Le gerarchie lamentano la progressiva secolarizzazione dei laici, ma in verità la secolarizzazione ha colpito la Chiesa stessa; non nutre lo spirito dei fedeli una Chiesa che, alleata col mondo politico-affaristico-mediatico, non affronta i suoi gravi problemi interni: la crisi delle vocazioni, l’autonomia dei fedeli nel campo dei costumi, il peso e la posizione della figura femminile (la LCWR, l’organizzazione che rappresenta l’80 % delle suore americane, viene accusata dai superiori di parlare troppo di diritti, di sacerdozio femminile, di omosessualità e non abbastanza di temi come l’aborto e l’eutanasia).

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