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Fecondazione in vitro

Fecondazione in vitro

Parliamo di bioetica - di Raffaele Prodomo / Isitituto Italiano di Bioetica * - “un patto politico di convivenza nella tolleranza reciproca” con l'obiettivo di “tenere in giusta considerazione punti di vista etici minoritari”

Martedi, 25/08/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2009

Come ci si poteva aspettare avendo un minimo di cultura costituzionale, la recente sentenza della Corte Costituzionale annulla uno dei punti più controversi della disciplina di accesso alle tecniche di fecondazione assistita. Si tratta della norma che imponeva la formazione e l’impianto contemporaneo di non più di tre embrioni, impianto da realizzare, inoltre, non appena possibile e, anche se non coattivo, obbligatorio a meno di “grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna” (per una più ampia disamina si rinvia al commento di M. Fusco su “Diritto & Giustizia” del 12/05/2009).

La Corte costituzionale ha stabilito non esserci obbligo assoluto di tutela dell’embrione ma che tale tutela sia da bilanciare con quella della salute della donna e ha ritenuto l’obbligo di impianto di tutti gli embrioni senza crioconservazione degli stessi, potenzialmente lesivo della salute della donna. Nel caso di situazioni cliniche in cui ci siano minori probabilità di attecchimento embrionario, infatti, i tre embrioni potrebbero risultare insufficienti e sarebbero necessari più cicli di impianto col rischio ogni volta di iperstimolazione ovarica, al contrario, in situazioni con migliori probabilità di attecchimento i tre embrioni avrebbero più facilmente dato luogo a parti plurigemellari con i correlativi rischi materno-fetali. Le argomentazioni usate dai giudici costituzionali sono in linea con la tradizionale impostazione adottata anche in precedenti interventi in tali settori (storica al riguardo la sentenza del 1975 relativa all’interruzione della gravidanza). In tali circostanze sempre si è sostenuta la linea dell’adeguato bilanciamento di valori costituzionali meritevoli di tutela ma in conflitto tra loro. Nelle situazioni relative alla gravidanza il bilanciamento va ogni volta realizzato tra il diritto del nascituro a procedere nello sviluppo embrionale (accantonando lo spinoso tema della personalità morale e giuridica dell’embrione precoce) e il diritto alla salute della donna chiamata a portare avanti una gravidanza non voluta o, viceversa, a sottoporsi a manipolazioni medico-chirurgiche per superare la sterilità. Questa sentenza costituzionale abrogativa in parte della legge 40 si aggiunge al pronunciamento del TAR del Lazio del gennaio 2008 che, in qualche modo, aveva riaperto alla possibilità, negata dalla legge, di diagnosi pre-impianto degli embrioni. Non è possibile in questa sede ripercorrere tutte le controversie e le polemiche che hanno preceduto e seguito la legge, compreso il referendum abrogativo fallito per mancanza del quorum. È evidente, tuttavia, che si sono poste le premesse di una più generale revisione della normativa che tenga in adeguato conto il pluralismo etico nel quale le questioni di inizio vita inevitabilmente si collocano.

Sulla base di quale metodo procedurale si dovrebbe impostare il percorso legislativo per affrontare le cosiddette questioni eticamente sensibili?

Mia personale e, ormai antica, convinzione (R. Prodomo, Una bioetica liberale, Apeiron-Perdisa 2003) è che la discussione pubblica in campo bioetico dovrebbe proporsi il raggiungimento del più ampio consenso possibile: partendo da convinzioni e argomenti morali per arrivare a regole giuridiche condivise. Un possibile modello di regolazione giuridica potrebbe ispirarsi al cosiddetto consenso per intersezione proposto da Rawls in Liberalismo politico (Edizioni di Comunità 1994). L’idea è quella di cercare nell’ambito di un pluralismo morale ragionevole quanto è eticamente condiviso e fondare su tali valori minimi un patto politico di convivenza nella tolleranza reciproca.

Tale proposta è intermedia tra un consenso morale puro e il mero compromesso politico. Rispetto al primo è più realistico, in quanto tiene conto dell’irriducibile pluralismo delle società contemporanee e non si propone l’impossibile compito di elaborare una morale unanimemente condivisa. Rispetto al secondo è più tollerante e garantisce una maggiore stabilità, in quanto il consenso non è fondato su rapporti di forza contingenti ma tiene conto delle convinzioni morali dei partecipanti alla discussione. In definitiva, è un consenso politico fondato su ragioni etiche. Tale schema fu pensato originariamente come strategia costituzionale intesa a fondare costruttivisticamente i valori comuni della cittadinanza democratica, un’applicazione anche ad altri campi di regolazione pubblica è, tuttavia, auspicabile per evitare le distorsioni dell’applicazione meccanica del pur sacrosanto principio maggioritario. Spesso si sente, infatti, affermare che in questi campi va lasciata libertà di coscienza ai parlamentari, ma si dimentica di specificare che la libertà di coscienza è prerogativa, prima di tutto, di ogni singolo cittadino e nessuna maggioranza parlamentare per quanto ampia potrà mai misconoscerla. Imporre per legge precetti etici votati a maggioranza viola la libertà morale dei singoli, per questo occorre far ricorso a strategie di legislazione che attenuino questi rischi, prevedendo norme approvate da maggioranze qualificate che debbano necessariamente tenere in giusta considerazione punti di vista etici minoritari.

In conclusione, una maggioranza semplice che decida su temi come aborto, eutanasia, fecondazione assistita non va bene e, come dimostra anche il recente caso sul testamento biologico, si espone al rischio della instabilità e della scarsa accettazione sociale delle regole che propone.



* Raffaele Prodomo è presidente dell’Istituto italiano di bioetica-Campania e componente del Centro interuniversitario di ricerca bioetica di Napoli (CIRB). Tra i suoi ultimi lavori Una Bioetica liberale, Apeiron 2003 e La natura umana. Evoluzionismo e storicismo, Marco Editore 2007

Istituto Italiano di Bioetica

www.istitutobioetica.org

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