Mercoledi, 03/04/2013 - Fausta Genziana Le Piane, Gli steccati della mente, A.L.I. Penna d’autore Torino 2009
L’eclettismo di Fausta Genziana Le Piane si rivela in tutte le manifestazioni del pensiero in forme e modi che ne segnano l’itinerario letterario di poeta, scrittrice e operatrice culturale. In questa preziosa plaquette “Gli steccati della mente”, titolo che induce a riflettere sulla difficoltà a discernere il reale senza farsi travolgere da logoi insensati, la poetessa con vertiginosa profondità esplora il suo mondo interiore e quello fuori di sé. E’ una poesia che offre diverse chiavi di lettura, quindi non etichettabile, che va dal fantasioso al reale, dall’epico al filosofico, dal religioso all’inconscio. Dai versi emerge una crescente ansia metafisica e nello stesso tempo la coscienza di squarciare infiniti veli di anni colmi di inquietudine dando voce e colore agli strati più profondi del proprio essere: “Poeta/ cavalca con me/ sul dorso/ del falco smeriglio, /imprimi / la silenziosa notte/ di versi vagabondi / che, / emersi dalla nebbia,/ hanno aspetto di isole/ su un mare lattiginoso. Con lo svelamento di sé, con la forza della parola scritta la poetessa fa correre il pensiero sul passare del tempo mentre il vento della memoria fa sì che arresti il fluire delle cose e le fissi come fa l’artista sulla tela.
La poesia di Genziana Le Piane non rimane chiusa in se stessa ma con umana sensibilità si apre alla percezione della condizione dell’uomo. Nel continuo avvicendarsi e accavallarsi di annotazioni, riflessioni e appunti l’io lirico e l’io psichico, sebbene il magma poetico sia incandescente e quindi arduo nel fare scorrere nell’alveo di un pensiero ansioso, riescono tuttavia ad entrare in sintonia con il flusso dello stato d’animo. L’uso della metafora: Anche un sasso è consumato/ da una pioggia troppo forte, nonché le figure di pensiero, l’accurata selezione del lessico nell’accostamento delle parole, la bellezza eufonica della musicalità creano una lirica di incisivo dinamismo espressivo. Il ritmo, che ne deriva, ha una precisa funzionalità nel passare da una immagine a un’altra come avviene nella poesia Stazioni luogo deputato alle partenze e agli arrivi, agli addii e agli abbracci in un continuo e rapido andare oltre sempre verso un non sapendo altrove. In questo irrequieto rovistare in se stessa nell’illusione di un viaggio andata e ritorno, sebbene nella vita il ritorno sia sempre più incerto, l’animo nella solitudine si smarrisce e trova il tempo di pensare alla propria condizione esistenziale: Sei morta mille volte/ nelle attese lunari delle stazioni. Le stazioni festose e caotiche, deserte e remote, specchio del nostro vissuto, sono momenti, tappe, luoghi che entrano nella vita di ciascuno e scandiscono ora in bene ora in male la vita di ogni essere umano. Nella dialettica parola-silenzio delle sue poesie anche l’eros permea questo volumetto non dimentica della tradizione mediterranea nel manifestarsi ora tenero e affettuoso nessuno può spezzare/ le ali della farfalla/ che brilla nelle pieghe/ dei tuoi lunghi capelli biondi, ora ammaliante e ardente Geisha/ spalma d’argilla il viso/ e poi il corpo ora sognante e sensuale Vivi di sogni e di desideri/ e la fuga è il tuo essere vivo; impazzisci per una carezza sui capelli/ ti esalti alla vista di ignote lagune. Nella navigazione poetica della Nostra pervasa dall’humus della tradizione magno-greca l’io si rispecchia nel mondo intorno a sé, coglie l’essenza, ne traccia i contorni e con la forza interiore da voce poetica al pensiero e all’immaginazione. Una poesia pertanto vivida di suggestioni letterarie e di mito e ricca di valori umani.
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