Mercoledi, 27/11/2019 - Più che un concerto un happening, più che una cantante un’artista a tutto tondo, vulcanica, travolgente, regale e popolare al tempo stesso, amatissima dal pubblico di ogni età (molti i giovani), che ha gremito la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica per un concerto attesissimo e sold out: lei, Fatoumata Diawara, nata in Costa d'Avorio da genitori maliani e cresciuta in Mali, è la musicista e compositrice africana della sua generazione (è nata nel 1982) più quotata del momento, bella, brava e carismatica, una vera figlia dell’Africa, erede della miglior tradizione musicale del Mali che echeggia nelle note ora tradizionali, ora rock, ora pop della sua già vasta produzione.
Fatoumata, nata come artista di strada, viene notata nel 1997 dal regista Cheick Oumar Sissoko, che le propone la parte di protagonista nel film ‘La Genèse’, premiato al Festival di Cannes del 1999 nella sezione Un certain regard: da qui inizia ad alternare la sua carriera di attrice (ricordiamo la sua ultima interpretazione nel film ‘Il viaggio di Yao’ di Philippe Godeau) con quella di cantante, incidendo diversi album (fra questi ‘Sabaly’, ‘Afrocubism’) in cui le influenze del canto tradizionale wassoulou, si mescolano a quelle più moderne del jazz e del blues. La sua voce potente e versatile, la sua capacità di fondere tradizione e contemporaneità, la sua creatività di compositrice e chitarrista, insieme con la sua grande carica umana e presenza scenica attirano su di lei l’attenzione internazionale.
In scena con la sua band, formata da quattro magnifici musicisti, Fatoumata Diawara ha presentato all’Auditorium Parco della Musica Finale, per la serata finale del Romaeuropa Festival 2019, il suo ultimo album Fenfo (Something To Say)registrato in patria, in Burkina Faso, a Barcellona e a Parigi. Dapprima ieratica e composta nel suo turbante arancione, l’artista a poco a poco ha coinvolto il pubblico invitandolo ad alzarsi, a cantare, ballare e saltare con lei, mentre si lanciava in una danza sfrenata che evidenziava le treccine colorate insieme alla grande energia ed agilità del suo corpo. Nel finale il pubblico vicino al palco viene invitato a salire accanto a lei, per danzare sugli incalzanti ritmi africani mentre il bambino di Fatoumata (sposata con un italiano originario di Como conosciuto in Burkina Faso) si unisce alla festa.
“Canto un mondo dove non esistono differenze - dice l’artista- dal colore della pelle a tutte le altre, e dove non esiste la paura: siamo tutti uniti da una stessa condizione, dovremmo pensare all’amore e non alle divisioni, alle guerre. Per le donne in particolare esiste ancora un problema di razzismo ed è molto difficile per noi arrivare ad essere leader, molte artiste giovani e talentuose non ce la fanno, non resistono alla competizione, io mi considero una sopravvissuta. Dobbiamo dare spazio alle artiste ed agli artisti giovani".
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