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Fare lobby al femminile

Fare lobby al femminile

Intervista a Susanna Magnabosco - Tanti vertici per una donna. Ma il soffitto di cristallo c’è, e lei lo ha incontrato.

Donatella Orioli Martedi, 28/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009

L ’azienda Magnabosco opera sul mercato dal 1966 e fornisce molte delle più importanti aziende italiane ed europee. È leader nel mondo della distribuzione e della produzione di utensili e prodotti per l’industria e la manutenzione.

Levigare, forare, avvitare, riparare, costruire, lucidare: non c’è lavoro per il quale non siano in grado di fornire soluzioni e consigli precisi ed affidabili, frutto di una conoscenza tecnica all’avanguardia e di una lunghissima esperienza.



Ma chi governa questa azienda così “maschile”? D’istinto ci si immagina l’imprenditore tradizionale e invece appare Susanna, sposata, laurea in economia e commercio con il massimo dei voti, Amministratore delegato, Presidente di Utensili BF srl (azienda collegata), Consigliere di amministrazione della Immobiliare Stampa spa del Gruppo Banca Popolare di Vicenza, Vicepresidente di Neafidi (Società di garanzia collettiva Fidi con più di tremila soci, operativa in Veneto e collegata alle Associazioni Industriali di Vicenza,Verona, Venezia, Belluno, Rovigo).



Sorge spontanea una domanda: come si articola la sua giornata tipo ?



E’ una bella giornata ricca di lavoro! La parte predominante è l’impegno in azienda alla quale, spesso, si abbinano impegni associativi o sociali. Il fine settimana è dedicato alla famiglia e agli amici.



Quindi tutto ad incastro, augurandosi di avere pochi imprevisti e di ordinaria amministrazione. Immagino che da neo laureata si sia trovata già con un futuro “ad incastro” e che non abbia avuto l’ansia di cercare una occupazione. Ha mai avuto l’incertezza su cosa avrebbe fatto da “grande”?



Ho respirato l’aria dell’azienda fin da bambina occupandomi di piccole commissioni. Va detto che il terreno era fertile perché il mio desiderio è sempre stato quello di diventare manager. Avrei voluto fare un’ esperienza autonoma in un ambiente non famigliare, ma quando mi laureai si presentò un problema nell’ azienda di famiglia e fui costretta ad anticipare i tempi.



L’azienda di famiglia è stata fondata da un uomo e lei è il classico e abbastanza raro esempio di passaggio generazionale. L’essere donna quali luci e ombre Le ha fatto conoscere?



Ricordo sempre un episodio, anche se extra aziendale, che mi capitò all’età di 25 anni. All’epoca ricoprivo l’incarico di Assessore nel mio comune e un dirigente dell’USL un giorno mi scambiò per la segretaria e mi chiese quando sarebbe arrivato l’assessore……Nel lavoro al contrario non ho trovato particolari difficoltà, anzi spesso i potenziali clienti mi ricevevano con curiosità. La competenza e la serietà, elementi fondamentali, mi hanno fatto guadagnare la stima e la fiducia dell’ambiente che mi circonda. Credo possa valere per tutte. Nel mondo associativo, invece, ho toccato il soffitto di vetro e posso confermare che c’è davvero, purtroppo.



Secondo lei i ruoli nel mondo del lavoro sono intercambiabili oppure ci sono quelle che, in termini tecnici, si chiamano segregazioni di genere, in alcuni casi insormontabili?



Personalmente non vedo motivi di segregazioni, anzi ritengo che la presenza femminile, anche in ambiti molto maschili per tradizione, sia un valore aggiunto.



Politiche di sostegno all’imprenditorialità femminile, interventi formativi, progetti di sviluppo e offerte di servizi flessibili sono capitoli che nella realtà in cui opera rispondono adeguatamente alle esigenze sue e delle colleghe che lei rappresenta attraverso i tanti ruoli che ricopre?



Purtroppo no, ad esempio nel mio territorio i servizi alla famiglia sono molto carenti e nella zona di Arzignano dove vivo, città fortemente industrializzata, non esiste una scuola a tempo pieno con il servizio mensa. Proprio l’inadeguatezza di questi servizi penalizza e limita il lavoro delle donne. Le ragazze sposate con figli che lavorano con me hanno chiesto ed ottenuto tutte il part time per far fronte all’accudimento dei loro figli. Credo molto nella formazione che considero il vero motore per l’indipendenza e la realizzazione. Relativamente alle forme di sostegno alla imprenditorialità femminile posso dire che, al dì là delle enunciazioni, non sempre sono di facile accesso e/o utilizzo.



Dobbiamo credere e sperare nelle lobby al femminile?



Sì, perché solo chi ha vissuto in prima persona le difficoltà può aiutare le altre a superarle. Inoltre può leggere e interpretare i diversi contesti e, con passione e determinazione, agevolarne il miglioramento affinché sempre più donne possano scegliere di lavorare e di fare carriera nei diversi campi. Siamo una vera ricchezza per il paese, non considerarla è uno spreco inaccettabile.



(28 aprile 2009)

 


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