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Famiglie omosessuali, una sentenza di civiltà

Famiglie omosessuali, una sentenza di civiltà

Riflessioni sulla sentenza della Corte di Cassazione n. 4184 del 15 marzo 2012 relativa alle famiglie omosessuali

Venerdi, 23/03/2012 - La sentenza della Corte di Cassazione sulle famiglie omosessuali ci fa sentire – finalmente – cittadine e cittadini di un Paese normale, inserito in Europa (che non è solo spread e patto di stabilità ma anche e soprattutto DIRITTI) e pronto a condividere nuove forme di famiglia.

E’ il concetto stesso di famiglia quello al centro della sentenza della Corte: un luogo di condivisione di affetti e di impegni familiari (reciproci) da parte di due persone. Queste ultime vengono finalmente rispettate e riconosciute come parte fondante “una famiglia”.

Non è il genere quindi che determina il nucleo familiare ma la volontà e l’amore di due persone che vogliono condividere un percorso di vita assumendosene non solo gli aspetti positivi ma anche quelli onerosi e dolorosi.

Assistiamo a reazioni scomposte da parte di chi vuole salvaguardare un solo modello di famiglia, facendo leva sulle paure di quanti temono un sovvertimento delle regole costituite e dell’ordine pubblico! Parlano quindi alla pancia di cittadini timorosi e ripiegati su loro stessi.

Ma la Corte di Cassazione ha fatto sobbalzare – noi diciamo finalmente – le coscienze ipocrite e retrive di questo nostro bel Paese, vittima della propria ignoranza che genera paura e di troppe cupole che determinano, direttamente ed indirettamente, scelte legislative che dovrebbero invece mirare ad uno sviluppo sociale e civile armonioso.

Ora ai rappresentanti politici compete l’onere di rispondere alla sentenza della Corte con leggi adeguate che rispettino la sensibilità di tutte le cittadine e i cittadini, nessuna/o esclusa/o, e che abbiano ben a mente la laicità dello Stato, laicità che, sola, può garantire una civile convivenza tra le persone rispettandone tutte le specificità e le scelte. Il nostro Parlamento deve dare dimostrazione di essere all’altezza del compito rispondendo positivamente alle esigenze di una società profondamente cambiata, una società che vuole vivere alla luce del sole e non nel buio di un sottoscala ipocrita, questo sì causa di esclusione, emarginazione e dolore.

Sono maturi i tempi per i nostri parlamentari per dimostrare di essere al passo con i cittadini e le cittadine che si fregiano di rappresentare? E’ finalmente giunta l’ora di dire basta ad ogni bieca strumentalizzazione degli affetti e delle scelte delle persone?

Della bella e inaspettata sentenza dobbiamo dire grazie ad Antonio Garullo e Mario Ottocento che con forza e tenacia hanno condotto una battaglia dura, lontana dai riflettori e dalla politica. In perfetta solitudine quindi ma con l’appoggio affettuoso dei loro genitori e dei loro familiari. Una coppia vera quella di Antonio e Mario, che nel 2002 si sposano in Olanda e chiedono poi la trascrizione del loro matrimonio al Tribunale di Latina che, come possiamo immaginare, rigetta la richiesta con motivazioni anche insopportabili. Ma la città di Latina è più avanti di quanto si possa immaginare, sfatando anche una serie di luoghi comuni usati ed abusati da chi esercita potere.

Vanno avanti nella loro battaglia, Mario ed Antonio, ed il 15 marzo scorso la Corte di Cassazione riconosce finalmente il loro diritto di chiamarsi famiglia e di averne i diritti.

Antonio e Mario erano già una famiglia ma …

Ora non sono più invisibili come coppia. Non più solo identità individuali ma famiglia che rivendica il diritto ad avere un trattamento uguale a quello che la legge assicura alla coppia coniugata, per legge quindi e non per scrittura privata.

Sorprende positivamente in questo caso la modernità della Corte di Cassazione (nei giorni precedenti ci aveva invece molto indignato con le sentenze sugli stupratori di gruppo in libertà!) che ha dimostrato che si può essere moderni e rivoluzionari anche sotto una stola di ermellino e molto di più di tanti politici che giocano (sulla nostra pelle) a fare i modernizzatori del Paese.

Anche per noi è il momento dell’impegno: dobbiamo far capire loro che ormai sono scoperti, che le cittadine e i cittadini non ne possono più di veder regolati i loro rapporti (anche d’amore) da soggetti obsoleti, ipocriti ed inadeguati a rappresentare degnamente un Paese che è certamente più avanti di loro e dei loro inconfessabili interessi.

Grazie alla tenacia di Antonio e Mario abbiamo vissuto, tutte e tutti, un gran bel giorno che ha rappresentato una vittoria non solo del mondo omosessuale ma anche di tante donne e tanti uomini che ogni giorno si battono affinché l’Italia, culla della civiltà giuridica, sia inserita a pieno titolo nella civile Europa.





Roma, 21 marzo 2012

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