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Famiglie e omofobia

Famiglie e omofobia

Laicità - Un tempo il matrimonio era interesse delle famiglie contraenti, oggi gli individui pretendono che si tenga conto dei loro sentimenti.

Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2007

Chi ha partecipato in buona fede al ‘Family day’ era convinto che la famiglia ‘vera’ fosse quella tradizionale. Ora: l’uomo è quell’animale sprovvisto di strumenti di difesa (artigli, corazza, il correre e l’arrampicarsi velocemente) che più degli altri ha bisogno di vivere in società, a cominciare soprattutto dalla famiglia se vuole garantire la sopravvivenza della prole. E infatti gli antropologi ci descrivono i diversi tipi di famiglia, la loro evoluzione, i principi valoriali su cui si fondano. Ma nessun modello di famiglia è riconosciuto antropologicamente come ‘naturale’, cioè a nessun principio particolare viene riconosciuto il primato della ‘relazionalità’, cioè della capacità di creare relazioni familiari. Perché il vincolo parentale si esprime storicamente in varie forme dato che la classificazione dei parenti è sempre arbitraria e varia da luogo e luogo, di tempo in tempo (ad es. la discendenza può essere matrilinare o patrilineare). Elevare dunque una particolare forma di famiglia al ruolo di ‘famiglia naturale’, dunque universale, è scorretto ma certo rappresenta un artificio retorico molto efficace per sottrarla alla precarietà e al cambiamento. Come è avvenuto in Occidente: oggi il cuore della famiglia non è più la riproduzione, ma l’amore, la piena realizzazione della vita affettiva perché, nella società fondata sulla valorizzazione degli individui, il rapporto di coppia è vissuto nella sfera intima e personale del privato. Se un tempo il matrimonio era interesse delle famiglie contraenti oggi gli ‘individui’ difendono il loro spazio privato e pretendono che si tenga conto dei loro sentimenti, anche se questo rende l’istituto più fragile, come si vede dal numero non piccolo di separazioni. Anna Karenina e Madame Bovary, grandi romanzi non a caso col nome di donna (la progressiva parificazione di genere è stata uno dei motori della trasformazione della società occidentale) ci testimoniano quanto difficile e lungo nel tempo sia stato il processo che ha condotto alla privatizzazione del rapporto di coppia. Questo cambiamento sociale ha prodotto nel tempo forme plurime di matrimonio contro cui però sarebbe più efficace dare battaglia sulle commediole spazzatura trasmesse in TV piuttosto che sui Dico. E invece la Chiesa, ormai rassegnata ai matrimoni civili, scende in campo con eccezionale durezza contro una legge pasticciona e moderata che però concede agli omosessuali di uscire dall’ombra e dal senso di colpa in cui dovrebbero rimanere imprigionati. Prevedibile risposta non solo alla devianza dal modello ‘normale’ ma soprattutto ad uno stile di vita libero e trasgressivo che propone forme di convivenza con un impianto solidaristico e paritario che tuttora manca in molte famiglie. Ma l’omofobia in Italia è molto forte, ce lo confermano i sondaggi secondo i quali la maggioranza degli italiani non è contraria ai Dico ma vuole escluderne gli omosessuali, anche perché teme che questa proposta sia il primo passo verso la genitorialità attraverso le adozioni o l’inseminazione artificiale. Infatti il successo del Family day si spiega col fatto che irresponsabilmente il Vaticano ha cavalcato il pregiudizio omofobico mentre avremmo bisogno della sua grande influenza per incivilire il paese liberandolo da un tabù che causa tanto dolore (dagli episodi di bullismo al suicidio del quindicenne). Irresponsabilmente perché non ne ha valutato tutte le conseguenze, come ha fatto invece Luzzatto che, quando il rabbino Di Segni si è pronunciato contro gli omosessuali, lo ha esortato a non dimenticare che gli ebrei erano stati i loro compagni di sventura nei lager. E invece Roma non ha preso ancora alcun provvedimento nei confronti di Radio Maria, la radio polacca che conduce un’aggressiva campagna politica contemporaneamente omofobica ed antisemita! Ma c’è chi dice che la Cei non abbia tanto di mira la caduta dei Dico quanto la caduta del governo Prodi. Chissà. E’ certo comunque che cittadini politicamente impreparati e immaturi hanno visto nella destra il baluardo dei valori cristiani e della famiglia; che un processo di per sé non facile, la nascita del Partito Democratico ora sarà più laborioso; che l’equidistanza dei Democratici di Sinistra fra le due piazze ripercorre la prudenza tattica del PCI negli anni dei referendum sul divorzio e l’aborto, faticosamente poi superata grazie al clima post ‘68 e all’ascolto dei movimenti femministi. Ma oggi il clima è molto diverso e solo l’Europa, che già ci chiama al rispetto di trattati incompatibili con una 'sana’ laicità, può difenderci da quello spirito autoritario che vuol dire per le donne essere risucchiate dalla cultura patriarcale mediterranea.

(17 luglio 2007)

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