FALLACI – ZEFFIRELLI – PASOLINI di Maria Cristina Nascosi Sandri
Alla fine di questo mese compirebbe 90 anni, ma è mancata, grazie all’alieno, il cancro, come lei lo chiamava, che l’ha tormentata ma forse anche maturata – ancor più – per molto tempo, 13 anni fa.
Si parla di Oriana Fallaci...
Domenica, 16/06/2019 - Alla fine di questo mese compirebbe 90 anni, ma è mancata, grazie all’alieno, il cancro, come lei lo chiamava, che l’ha tormentata ma forse anche maturata – ancor più – per molto tempo, 13 anni fa.
Si parla di Oriana Fallaci, scrittrice, saggista, grande giornalista d’assalto, unica nel suo genere, molto probabilmente, molto amata ed altrettanto odiata, grande intellettuale, volitiva e di carattere, e come tutti quelli della ‘sua specie’, in grado di prevedere quanto sta succedendo decenni dopo e, forse, succederà.
Così, non a caso, la si accomuna stasera a PPP, suo grande amico, altro gran intellettuale ed antesignano, oltre ai suoi ruoli ben noti; e fa sempre bene ricordarlo ad un’Italia che non rammenta mai i suoi figli migliori, anzi non rammemora mai ‘nulla’, facendo un chiaro riferimento a Franco Zeffirelli che di lei si ricordò bene, portando sulla sua tomba quel Fiorino d’Oro che la loro amatissima Firenze, patria di entrambi, aveva pensato bene di non attribuirle.
Una sorta di giustizia et riconoscimento post mortem che solo un animo sensibile e, a sua volta, intelligente ed intellettuale come quello di Franco Zeffirelli, morto ieri mattina all’età di 96 anni, aveva potuto aver in cuore di rendere.
Ma lui, figlio naturale di Ottorino Corsi e di Alaide Garosi Cipriani, aveva avuto maestri e mèntori di immenso spessore umano e culturale: il primo era stato Giorgio La Pira, il ‘sindaco santo’ di Firenze, che fu suo istitutore ai tempi del collegio nel Convento di San Marco, che lo seguì nei suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti, il secondo fu Luchino Visconti, con il quale ebbe inizio la sua vera carriera di scenografo e costumista, lavorando per lui per una mise-en-scène teatrale di Troilo e Cressida.
Ed il teatro rimarrà sempre il suo primo e grande amore, lo translò, spesso e volentieri nel cinema – come lui stesso ammetteva spesso – tra adattamenti da Shakespeare – un'altra delle sue passioni di una vita, da anglofilo di rango, sempre tra teatro prima e cinema poi, ma anche dalle sorelle Bronte, dagli angry young men, amati da Antonioni, e da molti altri, privilegiando, come il suo maestro Visconti di Modrone, il mèlo.
E ieri sera, per omaggiarlo, la Rai ha trasmesso un suo capolavoro cinematografico, La Traviata, del 1983, e, in contemporanea, Carmen, del 2003, un musical-teatrale, un modo per ricordare, seppur minimalmente, l’arte ed il talento di un grande che amava le sue attrici, come Anna Magnani o Maria Callas o Elizabeth Taylor, come Maggie Smith e Judi Dench, come Olivia Hussey, la prima ‘vera’ Giulietta della storia del Cinema e le valorizzava con la signorilità, l’eleganza e l’estetica di uno degli ultimi cineasti a tutto tondo della scena italiana ed internazionale.
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