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Un equivoco di massa?

Mercoledi, 17/06/2009 - Facebook è uno spazio virtuale di cui si potrebbe parlare a lungo in termini sociologici, così come di altri luoghi artificiali quali Second Life, giochi online, chat. Si possono demonizzare, amare, oppure interpretare con sfumature variabili.
Una volta registrati sul sito di facebook, è possibile effettuare delle ricerche di altre persone iscritte, inserendo nell’apposita barra nome e cognome di vecchi/e compagni/e di scuola, amici e amiche lontane, parenti, ex-colleghe/i. In un istante si trovano tutte le omonimie possibili, e se si è fortunate a fianco del nome comparirà la foto, a volte riconoscibile a volte no, della persona cercata. Anche qui i gusti sono infiniti: primi piani, figure intere, fotografie in compagnia di figli, fidanzati, amiche, cani; foto in costume, dettagli del viso, foto spiritose, oppure nulla… Il punto però è: essere riconoscibili, altrimenti come fanno a trovarci gli amici? Si potrebbe anche pensare che sia una schedatura di massa, in cui tutti (gli iscritti) possono vedere la foto e gli amici di tutti e tutte nel mondo; qualche garanzia c’è, infatti una volta inviata una richiesta di amicizia alla compagna di banco, posso vedere il suo profilo solo in caso lei accetti la mia amicizia. Inoltre, in ogni momento posso cancellare gli amici, uno a uno, farli scomparire come erano scomparsi in quella finestra (questa volta temporale e reale) di venti, dieci o cinque anni in cui ci eravamo persi di vista. Diversi sentimenti suscita questo sistema: invidia per chi ha fatto più strada di te, emozioni, nostalgia, entusiasmo, curiosità morbosa di vedere figli, mariti, mogli di ex fidanzati/e, orgoglio di vivere all’estero, di essere cresciuti meglio, di avere una foto in cui hai ancora tutti i capelli, non hai rughe, e sembri lo/a stesso/a di tanti anni fa. Si percepiscono sensazioni contrastanti, da un forte svuotamento di senso, alla paura della solitudine, all’idea latente di perdere o di aver perso l’occasione della vita, ansie globali, debolezze, o semplicemente tentativi più o meno originali di lasciare una propria impronta nel mondo. Ed è forse da questa esigenza, da un’ambizione più alta, che oltre ai vari gruppi curiosi cui si può aderire (ad esempio, quello di chi vuole aiutare Willy il coyote a catturare Beep Beep, oppure ‘risparmiamo l’acqua, facciamo la doccia insieme’) ci sono iniziative umanitarie, ecologiche, politiche, sociali… La cosiddetta comunità (community) vi aspetta, per essere livellati dalla democrazia di internet. D’altronde si sa. La rete è uguale per tutti…

Anche se verrebbe da dire, con le parole del ‘paesologo’ Franco Arminio, che si tratta di un equivoco di massa, poiché “ogni individuo è isolato, costantemente non comunicante, costantemente ignoto, di fatto non scoperto” (Donald Winnicot).

Nonostante tutto, però… cercate noidonne su facebook!



Elena Ribet e Nadia Angelucci

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