Fiorenzo Bresciani ha deciso di fare il "casalingo". La moglie è dottoressa. Ruoli invertiti, anzi, nessun ruolo, ma la libertà di scegliere. Bresciani è anche Presidente dell’ASSOCIAZIONE UOMINI CASALINGHI, che ha raggiunto in soli due anni migliaia di aderenti in tutta Italia: uomini che lavano, stirano, fanno la spesa, si occupano della prole, sistemano casa.
È vero che non volevano scrivere ‘casalingo’ nella sua carta d’identità?
È la verità. Il computer non aveva la dicitura al maschile. Dopo ore di discussione sono riuscito a convincere i funzionari. Io voglio dichiarare quello che sono, non posso dire che sono un’altra cosa…
Poi, tantissimi soci in tutta Italia e molti altri comuni hanno seguito l’esempio.
Se lei potesse ottenere uno stipendio per il lavoro da ‘casalingo’, a quanto ammonterebbe?
Penso che uno stipendio da casalingo potrebbe ammontare almeno a 1000 euro al mese, come quello di tantissimi altri lavori. Oggi è un lavoro poco gratificato, ma è un lavoro bellissimo, dignitoso, impegnativo: quello di manager della propria casa e dell’economia domestica.
Siete casalinghi innovativi e attenti all’ambiente…
Sì, l’ecologia domestica è uno dei nostri obiettivi. Ci sono troppi prodotti chimici, pericolosi per la nostra salute, per la salute della terra e delle generazioni future. Per tenere pulita la casa bastano acqua calda, aceto e bicarbonato: si risparmia e non si inquina!
Com’è il rapporto con le vostre… concorrenti?
Non c’è concorrenza, vogliamo collaborare e scambiarci informazioni per dare importanza, insieme, a questo lavoro erroneamente considerato ‘invisibile’, ma che viene fatto tutti i giorni! (E.R.)
Sin dalla sua nascita nell’82 a Brescia, il Movimento Italiano Casalinghe si prefigge un'attenzione alle casalinghe e il riconoscimento del lavoro familiare nel quadro di adeguate politiche. Le casalinghe d’Italia aderenti al movimento si incontrano periodicamente per organizzare convegni e attività. Molte le battaglie importanti condotte dall’associazione: la sentenza della Corte Costituzionale n°28 del 1995 ha definito fare la casalinga come un lavoro da cui l'intera comunità trae vantaggi e ha riconosciuto l'attività familiare come attività lavorativa da tutelare a tutti gli effetti (art. 35 della Costituzione). Mancano ancora misure previdenziali adeguate, la copertura degli incidenti domestici, un adeguato riconoscimento del lavoro domestico a livello culturale e simbolico: questo lavoro è infatti un bene per tutta la comunità, non solo per gli aspetti gestionali, morali, educativi, assistenziali ma anche economici. Studi recenti stimano un contributo annuale di 439 miliardi di euro solo per il nostro Paese, pari al 32,9% del PIL e quindi a 1/3 della ricchezza prodotta. Perseguire un nuovo status della lavoratrice familiare è un impegno che il MOICA persegue per l'intera società. (Silvia Vaccaro)
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