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Fabrizio c’è, oltre il ricordo

Fabrizio c’è, oltre il ricordo

Cantando e non solo - È Presidente della giuria del Premio De Andrè e della Fondazione: Dori Ghezzi ha la responsabilità di una importante eredità culturale

Colla Elisabetta Lunedi, 22/11/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2010

Fascino, eleganza e riservatezza hanno sempre contraddistinto Dori Ghezzi, la bionda cantante dal bel sorriso che tutti ricordano nel celebre duo con Wess e che, dopo aver raggiunto una discreta notorietà nei primi anni Settanta, si lasciò trasformare completamente dall’incontro con Fabrizio de Andrè, divenendone inseparabile compagna e sposa, ed orientando in altro modo le sue prospettive esistenziali e professionali. Diradando fin quasi all’abbandonando le sue esibizioni pubbliche, Dori ha preferito prestare la sua voce ai cori delle canzoni del marito, dedicarsi alla figlia Luvi e seguire la carriera artistica dell’uomo e musicista straordinario con il quale ha avuto la fortuna di condividere, nel bene e nel male (ricordiamo il rapimento in Sardegna), circa un quarto di secolo, fino alla prematura morte di Fabrizio nel 1999, a soli 58 anni. Lei, Dori Ghezzi, oggi Presidente della Fondazione che porta il nome di Fabrizio, ha promosso e presieduto moltissime manifestazioni, eventi culturali e attività collegate alla vita ed all’opera del marito. L’abbiamo incontrata in occasione del Premio De Andrè 2010 “Parlare Musica”, (organizzato dalla società Monna Lisa, con la direzione artistica di Massimo Cotto e Luisa Melis ed il patrocinio della Fondazione De Andrè Onlus), la cui XI edizione, svoltasi a Roma nel quartiere Magliana, è stata vinta (per la sezione Canzone d’autore), dalla talentuosa cantautrice catanese Costanza Paternò con la canzone Rude. Dori era Presidente della Giuria.



Dori, conosci la nostra rivista?

Sì certo, a casa mia arrivavano due riviste Noidonne e Vie Nuove……



Qual è il significato che, secondo te, hanno avuto in questi undici anni le tante manifestazioni in ricordo ed in onore di Fabrizio De Andrè, alle quali sei stata sempre presente o che hai tu stessa promosso?

Per una volta bisognerebbe chiedere agli altri, a tutti voi, qual è stato il significato di queste manifestazioni e perché si sono realizzate, che cosa vi state chiedendo e come le interpretate. È interessante anche per me capire quello che sta accadendo ed a chi è dovuto tutto questo: certo non avviene solo per mia volontà, io non sono la fatina con la bacchetta magica, se accadono determinate cose è perché la gente desidera che accadano ed io sto cercando di seguire un percorso che evidentemente è già tracciato, dagli altri, da tutti, dalla volontà del popolo che amava ed ama Fabrizio. Non è una psicosi collettiva del momento, c’è questa effettiva presenza sua, forse perché lui già da vivo non aveva abituato il pubblico alla sua presenza fisica, televisiva, perciò non fa grande differenza: per la gente esiste ancora Fabrizio come esisteva quando era in vita, allo stesso modo.



C’è stata una grande intelligenza ed apertura nel modo in cui tu e la Fondazione De Andrè avete saputo concedere l’arte di Fabrizio al pubblico dopo la sua morte...

Non avremmo voluto né potuto fare diversamente: lui era un personaggio pubblico, non si poteva dire: “mi appartiene”, assolutamente!



Cosa è cambiato per te negli anni come donna di spettacolo dopo l’incontro con Fabrizio, qual è l’impronta che lui ha lasciato in te come artista?

È la vita insieme che ti cambia, al di là dell’arte e del lavoro che stai facendo, sono alchimie che si creano senza quasi una volontà precisa, senza che tu lo voglia tutto si modifica e si matura nel modo più spontaneo e naturale… per quanto riguarda l’aspetto artistico diciamo che io sono sempre stata molto meno lontana dal suo mondo rispetto a quello che è potuto apparire perché io, ancor prima di conoscerlo, non mi sono mai identificata e ritrovata nel repertorio che cantavo né in quello che stavo facendo e forse si capiva… ero un pesce fuor d’acqua… Alla fine sono “scappata” del tutto, perché non si possono fare delle trasformazioni drastiche così, non sarebbero concepibili e sarebbe stato traumatico, non tanto per me, quanto per il pubblico. Quindi ho preferito lasciar perdere.



Ti è venuto naturale o ti è costato un po’ lasciare quella dimensione?

Mi è venuto piuttosto facile anche perché credo di non essere tagliata per fare questo lavoro, io amo tantissimo la musica e amo tanto cantare ma non amo esibirmi, è sempre stata una sofferenza salire sul palco, quindi per me è stato molto facile continuare a vivere nell’ambiente della musica come a me piaceva, seguendo la musica ad un livello che più non si poteva e, nello stesso tempo, non essere in prima linea…



Secondo te come si sta evolvendo l’eredità culturale di Fabrizio?

Quello che è chiaro è che tiene sempre il passo, nel senso che i giovanissimi ancora adesso lo seguono e questo vuol dire che è sempre attuale, che ha usato un linguaggio veramente universale e che ha unito le varie generazioni: il fatto stesso che mi si dice che in famiglia ogni giovane ha imparato ad ascoltare Fabrizio attraverso i genitori e addirittura i nonni, è abbastanza significativo, è una cosa che difficilmente accade. Fabrizio è uno che non ha mai seguito le mode, non è mai stato “di moda”, è al di fuori del tempo.



Com’è il tuo rapporto con i tuoi figli, in particolare con tua figlia Luvi?

Come può essere un tipico rapporto madre-figlia, di grande tenerezza e grande amore e di grandi conflitti; non so esattamente se le cose siano diverse per una madre con un figlio maschio, pure se mi rapporto spesso con Cristiano (De Andrè, ndr) come se fosse figlio mio anche se non lo è. A volte è più facile per me il rapporto con lui, che non con mia figlia Luvi, con tutto che Cristiano ha una complessità caratteriale notevole.



Quali sono le conquiste che ancora le donne dovrebbero fare, fra passato e presente?

Le donne di conquiste ne avevano fatte ma purtroppo, ultimamente, abbiamo fatto notevoli passi indietro e bisogna recuperare già il terreno perduto: speriamo di non regredire ancora… è un discorso anche individuale, al di là dei movimenti, ogni donna non deve cercare di prendere scorciatoie.



Quali sono i tuoi progetti futuri con la Fondazione De André?

Cerchiamo sempre di frenare l’esuberanza di progetti perché abbiamo paura di questa sovrapposizione continua; ora c’è questa mostra su Fabrizio che ci viene richiesta in molte città, ora è a Palermo poi sarà a Milano per cinque mesi e sta avendo un grandissimo successo; poi c’è un altro progetto che riguarda il Corriere della Sera.. c’è sempre qualcosa ed ogni volta cerchiamo di metterci la nostra creatività, ovviamente unita a quella di Fabrizio, o di riproporre le sue opere in una chiave diversa, o cercando di svelare aspetti rimasti ancora nascosti e che la gente ha piacere di sapere per conoscere meglio Fabrizio, questo è un po’ l’intento.



(22 novembre 2010)

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