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Eva, sogno tradito?

Eva, sogno tradito?

La Presidentessa - Una dimensione surreale per una rappresentazione della Peròn fuori dai soliti schemi

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008

La figura di Eva Perón esce malconcia, se non stritolata, dal trattamento che le riserva Copi nella sua pièce più acclamata, scritta nel 1987 e intitolata a suo nome. La bionda “presidentessa”, idolatrata dal popolo argentino, nella “finta cronaca di una finta morte” ideata con allegria maligna dal commediografo argentino, quando sbucata in scena da una armadio capitonnée colmo di pellicce e abiti di lusso, ha già un piede nella fossa, ma piena di morfina, “tiene duro”. Che la sua malattia è “una delle sue manovre politiche”: lo ha capito il marito Juan Doming, un fantoccio con un davantino militare che troppo stanco per restare al potere, si trastulla con le bolle di sapone insieme a un travestito, vive imbalsamato dentro la sua emicrania e non muove un dito davanti al cancro della consorte. Forse lo intuisce anche la madre che chiama la figlia “vera troia”, perché non le ha rivelato i segreti delle sue inesistenti cassette di sicurezza in Svizzera. Senza un brandello di umanità, tutta superbia, delirio e capricci, l’oggetto della venerazione popolare insieme al dittatore che proclama “meno tasse per tutti e una giustizia giusta” si accinge ad essere per sempre l’immagine della santità e a organizzare, da sola, la messa in scena della sua morte: lampioni a lutto, corteo di giornalisti, ambasciatori, imbalsamatori, teneri cori dei piccoli cantori della Patagonia, l’esposizione di se stessa alla Confederazione generale del Lavoro con i vestiti, gli abiti, i gioielli… Epilogo assurdo, in coerenza con il clima paradossale e beffardo di Copi, che con gioia maligna si diverte a stravolgere tutto quel che tratta.
Prodotta dal Mercadante Stabile di Napoli con la regia sanguigna di Pappi Corsicato e inserita nella stagione della Fondazione Torino Piemonte Europa organizzata da Beppe Navello, questa spietata commedia, è interpretata da tre belle e brave attrici: Iaia Forte, Cristina Donadio e Caterina Silva, affiancate da due stralunati maschi: Vladimir Aleksic e Alessandro Baldinotti, un Perón mummificato e muto.
La storia trapela appena da un interno privato che suggerisce un’eleganza ostentata e pacchiana. Qualcuno non riconoscerà il segno dell’autore, qualcun altro non troverà nella rilettura irrorata di vetriolo la moglie del dittatore, o sarà disorientato dall’immagine della protagonista (Iaia è piuttosto florida per corrispondere fisicamente al personaggio). Ma questo spettacolo, dove la dimensione surreale sembra dissolversi in un’assurda fisicità, si segue con gusto perché è inscritto fuori dai soliti schemi e porta il segno dell’originalità. L’anno prossimo sarà ripreso.

(29 luglio 2008)

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