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Eudemonia

Eudemonia

Poesia / Giuseppina Amodei - Versi taglienti e scabri, immagini fatte di prospettive e curve spezzate per scoprire, nella natura e nel suo rapporto con l’umano, il mistero insondabile della vita

Benassi Luca Lunedi, 06/09/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2010

Giuseppina Amodei è poetessa dalle “doppie radici: calabrese di origine e toscana di adozione” per usare le sue parole, con una biografia ricca di pubblicazioni in diversi ambiti, riconoscimenti importanti e l’avvallo di critici affermati. Scrive su di lei Dante Maffìa: “Giuseppina Amodei è personalità eclettica che sa muoversi a suo agio nel campo della poesia, della saggistica pedagogica, in quello della narrativa e in quello del teatro restando fedele a un linguaggio lirico fortemente caratterizzato, in cui deve risultare sommamente importante la valenza semantica. È la sua cifra, quella che la distingue e la rende riconoscibile al primo impatto; è il suo modo di essere poeta senza tradire la narratrice, senza ricusare la pedagogista.”

Pur senza negare mai l’essenza della poesia, la poetessa ama sparigliare i generi, mischiarli, accostando immagini e parole, video, fotografia, arte; ama l’intensità dello stupore creando figurazioni potenti, fortemente evocative. È questo il caso di “Eudemonia”, un libro d’arte pubblicato in edizione speciale in mille copie numerate dalle Edizioni Paideia di Firenze nella Collana Palazzo Spinelli Arte. Si tratta di un testo prezioso che abbina alla poesia di Giuseppina Amodei 44 fotografie di Fabrizio Portalupi in bianco e nero stampate in tritonale, e che si avvale della prefazione di Dante Maffìa e della postfazione di Santo Gioffrè.

Il corpo nudo e sensuale della modella Elisabetta Coraini si insinua, attraverso un gioco di prospettive e curve spezzate, dentro una natura rocciosa, arsa, crudele, fino a far confondere l’elemento umano con quello ferino o vegetale. Il femminile e la sua nudità selvaggia sono riportante dentro al vortice dell’origine, della nascita e della morte. La donna è entrambe, si immerge nell’essenza, nel ‘daimon’ che la abita con furore e passione, alla ricerca della felicità come scopo ultimo dell’esistenza umana secondo il senso etimologico della parola ‘eudemonia’. Non vi è dunque alcuna accezione negativa: la donna-demonio è natura stessa, albero, roccia, sabbia, mare. In questo intreccio la poesia di Giuseppina Amodei, tagliente e scabra anche se capace di scatti lirici e musicali, sembra voler guidare il lettore dentro le immagini, fra le fessure, gli anfratti, quasi vagine oscure e umide – in una nudità mai esposta con lascivia – dentro le quali si nasconde il mistero divino e insondabile della vita.



 







L’accesso

- eccesso?-

è solamente un brufolo indistinto

punta di spillo

fragile ferita

s’insinua dentro il grigio

tra labirinti nodi curve

azzardi della mente









Oppure è un vecchio millenario

tronchi frantumati e ricomposti

- fenditura in forma di vagina -

utero triplo monolite

rifiuta e ricompatta le sue foglie









Non possiedo bagagli

il mio bagaglio

è il corpo crudo

- si offre al mondo senza ipocrisia -

il fuoco e il sudore i miei vestiti







Oscena?

- dici -

Solo la morte è oscena

e chi la porge









Io risorgo ogni volta,

grido risata isterica sberleffo

pianto sorriso ironico spavento

prateria nuvolaglia maremoto

cenere vento roccia

e ancora radice





(6 settembre 2010)

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