Emilia Romagna - Ristabilire la sovranità dei principi laici e liberali
Gabriella Ercolini Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006
Una nuova stagione di etica pubblica e condivisa
Ormai ne siamo sempre più consapevoli: serve una nuova stagione di etica pubblica condivisa, che ristabilisca la sovranità dei principi laici e liberali, come leva di dialogo e di soluzioni legislative serie e avanzate. Questo è l’obiettivo per il quale noi donne e Democratiche di sinistra vogliamo batterci. Le manifestazioni di gennaio a Milano e Roma, dove decine di migliaia di persone sono scese in piazza per difendere la 194 e per i diritti delle coppie di fatto, hanno rilanciato l’idea che le grandi questioni di principio e di cittadinanza devono tornare al centro dell’impegno quotidiano, per reagire agli attacchi contro la dignità e l’autonomia delle donne, l’eguaglianza dei diritti e la laicità dello Stato. Noi donne dell’Emilia-Romagna, regione in cui il protagonismo femminile non è mai mancato, possiamo dire molto nel campo della battaglia per i diritti. Nella nostra regione l’applicazione della legge 194 si è sempre realizzata a partire dal presupposto che le donne amano la vita e reagiranno ad ogni tentativo di scardinare una legge giusta ed equilibrata, che ha permesso di ridurre gli aborti totali del 45,9 per cento e quelli clandestini del 78,8 per cento. La 194 ha portato ad un evidente miglioramento della condizione delle donne e ad un avanzamento del livello di civiltà delle nostre comunità, ma non dobbiamo nasconderci il rischio che tale avanzamento sociale ed etico sia messo in discussione in maniera violenta e irresponsabile dal governo di centrodestra, che ha lanciato una crociata ideologica per distogliere l’attenzione dai problemi reali del paese, magari pensando così di prendere qualche voto in più. Ma il nostro impegno va oltre il tema della difesa della 194, un tassello pur prezioso di un progetto che deve mirare ad affermare concretamente nuove politiche per il rispetto delle persone, a partire dalle donne, per investire nella medicina, nella ricerca per trovare cure, aiutare quando si nasce e nel momento più drammatico, quello della morte. Ci batteremo per più efficaci politiche pubbliche destinate a consultori, nidi, scuole, sostegno alle persone e alle famiglie; vogliamo, inoltre, batterci per la RU486, per i Pacs, il testamento biologico, il divorzio breve e una nuova discussione sul tema della procreazione assistita. L’obiettivo vero è quello di costruire un sistema di diritti e tutele, che hanno a cuore davvero le persone, soprattutto quelle in condizioni di debolezza, come le giovani donne, costrette a rinviare o addirittura a rinunciare alla maternità per situazioni di solitudine e precarietà indegne di un paese civile, o come le immigrate, che ricorrono oggi all’interruzione di gravidanza perché in condizioni difficili e drammatiche, a volte al limite della sopravvivenza. La mobilitazione deve però anche essere lucida attenzione nei confronti di un pensiero anacronistico che, negando valori e principi fondanti, minaccia il riconoscimento e l’esercizio dei diritti. Un pensiero che, come è accaduto molte altre volte in passato, agisce come spinta al regresso nel campo della dignità dei singoli e colpisce in primo luogo la libertà della donna, seguendo tentazioni confessionali che finiscono per minare alle fondamenta il principio della laicità dello Stato. La politica non può non fare i conti con questa situazione e il centrosinistra che si candida a governare il paese deve misurarsi con le grandi sfide culturali per costruire una legislazione avanzata al servizio di tutti i cittadini, qualunque religione professino. Temi come diritti, laicità, scienza, ricerca, libertà del singolo in rapporto ai principi di convivenza, non possono mancare in un vero confronto programmatico che voglia darsi come punto di riferimento un’etica pubblica condivisa, puntando alla crescita non solo economica, ma anche civile e culturale del nostro paese. Solo con questa consapevolezza è possibile darsi soluzioni legislative avanzate, rispettose della coscienza di ciascun cittadino e dei diritti fondamentali di ogni individuo.
* Consigliera Regionale Uniti nell'Ulivo - DS Emilia Romagna
I CONSULTORI IN EMILIA-ROMAGNA NON SONO ABORTIFICI
In base ai dati del 2004 forniti dall’Assessorato alle Politiche della Salute della Regione, in Emilia-Romagna la rete dei consultori conta 218 sedi, affiancate da 25 spazi giovani e 15 spazi donne immigrate e loro bambini, per un totale di 420 operatrici e operatori.
Dal 1996 al 2004 le attività del Consultorio familiare hanno registrato un aumento del 15 per cento, con un incremento degli utenti pari al 14,1 per cento. Nel totale delle prestazioni, le certificazioni per l’interruzione di gravidanza rappresentano soltanto l’1,6 per cento, precedute dalla diagnosi precoce dei tumori femminili, le prestazioni per specialistica ginecologica, l’assistenza alla gravidanza.
I dati relativi all’IVG mettono in luce, nei 15 anni successivi all’introduzione della legge 194, una forte diminuzione degli interventi, il cui numero è andato stabilizzandosi a partire dagli anni 1994-1995. Nel 2004 le interruzioni di gravidanza eseguite in regione sono state 11.839, 6.511 delle quali su donne residenti con cittadinanza italiana (erano state 8.682 nel 1994). In incremento sono, al contrario, gli interventi eseguiti su pazienti immigrate, passate da 760 nel 1994 a 3.225 nel 2004.
L’attività dei consultori mirata a ridurre il numero di aborti è stata inoltre piuttosto intensa e articolata in diversi interventi: riqualificazione del percorso assistenziale per la IVG con attenzione particolare alla consulenza alla donna e/o coppia attraverso colloqui, alle modalità di integrazione e attivazione di altri servizi o Enti interessati (volontariato, servizi sociali) per il sostegno alle maternità difficili e problematiche; riqualificazione degli interventi di educazione sessuale e informazione contraccettiva rivolti soprattutto alle fasce di popolazione più debole e più a rischio (giovani immigrati, donne immigrate, donne che maggiormente ricorrono a IVG ripetute); organizzazione di corsi nelle Aziende sanitarie per facilitare l’accesso ai servizi; programmazione di un corso sulla consulenza contraccettiva interculturale, rivolto agli operatori dei Consultori familiari, Spazi Giovani, Spazi donne immigrate per migliorare le loro competenze riguardo ad analisi del bisogno contraccettivo e ad aumentare la competenza delle/degli utenti all’utilizzo di metodiche contraccettive adeguate ed efficaci.
Lascia un Commento