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Essere e non essere?

Essere e non essere?

IDEE - In ogni mia giornata - scriveva Virginia Woolf - il non essere è molto di più che l'essere.

Iori Catia Domenica, 03/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013

In ogni mia giornata - scriveva Virginia Woolf - il non essere è molto di più che l'essere. È sempre cosi: gran parte di ogni nostra giornata non la si vive consciamente. Si cammina, si mangia, si vedono delle cose, si incontrano delle persone, si provvede alle nostre incombenze. E il tempo per noi stesse? … non c'è dubbio che gran parte della nostra vita è fatta da un susseguirsi di non essere: ci barcameniamo tra eventi che si susseguono, dobbiamo far fronte ai doveri, rivendichiamo diritti, ci culliamo nella routine, ci sdraiamo o ci rendiamo attive. Eppure questo toglie sapore alle nostre giornate. Non ci sono pause, non ci sono tregue. Quando si esce per piacere sembra quasi di dover contabilizzare le ore come se fosse tempo sottratto ai nostri cari o ai figli o alla casa. La memoria è ricoperta da frantumi di immagini come un deposito di spazzatura, dove è sempre più difficile che una figura fra le tante riesca ad acquisire rilievo. Da quest'anno mi sono ripromessa di non dare per scontato di essere sempre aperta alla comunicazione, disponibile alla risposta. È curioso come il valore della pazienza, dell'attesa e della lentezza sia diventato il più grande bene perduto. Sta qui il senso della nostra interiorità e della capacità di dare senso agli eventi. Le persone di spessore lo sanno. Sono quelle che si danno il tempo di ripensare alla propria autobiografia, dando pienezza individuativa alle esperienze, dolci o dolorose che siano. Il sistema non premia le persone di spessore perché questo tempo è sottratto all'utile sociale, al produttivo diretto. E non è governabile. È libertà pura che costruisce le voci del dissenso, la capacità di pensiero autonomo. Nella Grecia antica, possedere questo tempo, come scrive Foucault, era il segno più forte di uno status di cittadino a pieno titolo e in quanto tale escludeva donne e schiavi. Oggi vorrebbe dire poter far riemergere un grande senso etico dell'esistenza, prodotto da una ritrovata dignità, dalla capacità consapevole di valere per se stessi, ma anche di cura del corpo, di attenzione alle relazioni, di ginnastica, di attenzione all'alimentazione. Io sono molto grata al mio tempo di avermi regalato questa certezza: oggi noi donne viviamo un momento di transizione in cui tutto si mescola, pubblico e privato, lavoro fuori casa e lavoro di cura domestico e familiare con la necessità di tenere insieme tanti pezzi, di muoverci su più piani facendo i conti con ciò che in questa giostra andava negato, stritolato e non ammesso: il tempo per noi. Per vivere noi stesse. Vi pare poco?



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