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Essere con la gente del terremoto

Essere con la gente del terremoto

Lavorare per non dimenticare e seguire la sofferenza oggi ma poi la ripresa delle zone del terremoto in Emilia e nel Mantovano

Domenica, 03/06/2012 - Essere con la gente del terremoto

E’ il pudore il sentimento più forte che rende difficile “scrivere “ del terremoto e di chi lo ha subito. Eppure bisogna farlo e parlare non solo di chi è dentro questa tempesta della propria vita presente e futura, ma anche del nostro possibile modo di non smettere di sapere e occuparci di quanto accade e degli sviluppi futuri.

Il disagio talvolta è quello di sentirsi dei guardoni che senza poter far altro che informarsi, mandare un po’ di soldi sulla base delle proprie possibilità o magari cercare di acquistare nello specifico del parmigiano o del grana, non riescono ad immaginare altre forme di partecipazione reale.

Eppure mai come in questa vicenda del terremoto che ha stravolto tanta parte dell’Emilia e Mantova per la Lombardia vale la pena d’interrogarsi e pensare cosa fare. La mia esperienza ha radici nell’agricoltura e partendo da lì penso si possano dire e fare considerazioni in massima parte generalizzabili. Nello specifico, poi, il settore agroalimentare rappresenta uno dei comparti più colpiti. Si parte dalla terra che, spaccata in più punti, mostra questo nuovo o comunque raro fenomeno delle sabbie venute in superficie e poi le tante case e poderi di campagna sbriciolatesi a fianco di stalle e fienili, mostrando vita e lavoro interrotti con violenza, per arrivare alle devastanti immagini delle forme di parmigiano e grana cadute in decine di migliaia e per centinaia di milioni di euro di danni. Le forme accatastate l’una sull’altra già a occhio nudo mostrano la difficoltà persino di spostarle non provocando nuovi crolli. Non dimentichiamo poi gli animali perduti e fra le eccellenze l’aceto balsamico di Modena e la frutta che sta maturando in ettari ed ettari di superficie a fronte di strutture cooperative di raccolta rese inagibili ed altro che ognuno può avere visto. Ma quello che è davvero difficile da elaborare è il sentire della gente, seguendolo nelle diverse emozioni che dalla paura, passano alla voglia di riiniziare, al coraggio di mettersi in moto, fino all’ottimismo della volontà di riuscire a farcela. Questo è quanto ho sentito e colto, riuscendo a commuovermi davvero nelle voci delle donne che ho chiamato avendole conosciute e frequentate in momenti ben più felici della loro storia di imprenditrici.

Sentendo il coraggio di questa gente, di queste donne mi sono interrogata e mi interrogo su cosa possiamo fare. La prima ricetta da costruire penso sia quella di impegnarci perchè non ci si dimentichi di loro e si trovi la via di stare al loro fianco, informandoci dell’evoluzione degli avvenimenti. Per farlo dobbiamo studiare modi anche semplici, attuabili con facilmente con i moderni mezzi della tecnologia, come per esempio un “osservatorio" tanto empirico quanto aggiornato su alcuni aspetti della loro vita e del lavoro. Pensando a 'noidonne' ci si potrebbe attivare chiamando le lettrici di questo giornale ad essere occhi e orecchie del territorio colpito. In tante siamo pronte anche a piccole cose che col tempo possono divenire utili. Una rete di solidarietà passa innanzitutto sulla conoscenza dei problemi e anche sulle emozioni che riusciremo a non cancellare. Ed è proprio pensando all’importanza delle emozioni, da affiancare alla volontà e capacità e di fare che ho chiesto a Rossana Zambelli, direttore nazionale della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) - che pochi giorni fa ha fatto un giro nelle zone del terremoto insieme al Presidente Politi - quali siano state le sue impressioni come persona e poi come dirigente di un'organizzazione  agricola. Mi ha raccontato come umanamente quello che più l’ha colpita e toccata è stato vedere le case abbandonate e ricostituite sui prati di fronte ai fabbricati resi inagibili, avvertire la tristezza e la sofferenza della perdita di quel punto di certezza, di rifugio che la casa rappresenta per tutti noi. Eppure quei tavoli, quelle sedie ecucine a gas poggiate a ponte tra le case e magari tra le stalle e i fienili le hanno fatto avvertire più che mai l’urgenza e la responsabilità di lavorare al massimo per chiedere ed ottenere provvedimenti utili e indispensabili alla ripresa del settore agricolo .

“Grazie al terremoto” chissà quanti, che non sapevano, hanno imparato quale miniera umana, economica e culturale di qualità rappresentassero, per l’Italia e la sua immagine e stima nel mondo, i territori colpiti. Questa scoperta avvenuta con tanta tragedia non va fatta cadere nel dimenticatoio e per farlo è indispensabile seguire e accompagnare la ripresa almeno in termini d’informazione e non lasciando che queste terre e i loro abitanti a fianco dell’Abruzzo, che ha subito la stessa drammatica esperienza, siano e si sentano sole.

Personalmente vorrei prendermi un impegno ringraziando Paola, Morena, Elisabetta, Sofia, Marina, Anna, Rossana per le emozioni che mi hanno trasmesso, raccontandomi ognuna la propria storia di questo terremoto seppur nella diversità delle esperienze e delle funzioni. L’impegno è di scrivere periodicamente, mantenendo un filo sempre aperto, sulle terre, su queste cittadine e cittadini, impegnate/i a riprendersi in mano il futuro. Un impegno che mi permetto di sollecitare di nuovo a tante lettrici di ìnpodpmme' che vivono in quei luoghi, li conoscono e li sanno raccontare e il cui apporto di notizie ed anche di suggestioni sarà prezioso per sentirci utili e vicini e costruire o rafforzare i nodi di una rete solidale importante che può fare una, seppur piccola, differenza.

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