Russia - La crisi economica provocata dalle politiche neoliberiste degli anni novanta ha colpito soprattutto le donne. Nelle prigioni vivono in condizioni drammatiche
Cristina Carpinelli Lunedi, 28/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011
Con la dissoluzione dell’URSS l’economia era collassata e molte donne che avevano perso il lavoro si ritrovarono da un giorno all’altro a delinquere. Ecco perché metà delle detenute del campo correzionale di prigionia femminile UF 91/9, situato a circa venti miglia di distanza da Novosibirsk, la capitale della Siberia, sta scontando una pena per traffico di stupefacenti. Le prigioniere sono oltre mille e le cause d’internamento vanno dal possesso di droga, alla prostituzione (considerata in Russia un’attività illegale), al furto sino all’omicidio (incluso il delitto passionale). Anche se è trascorso più di un ventennio dalla caduta dell’URSS, persiste un gran divario tra coloro che hanno beneficiato dei frutti del libero mercato e coloro che per varie ragioni sono rimasti esclusi dalla new economy e che vivono, dunque, in povertà. Certamente la crisi economica innescata dalle politiche neoliberiste degli anni novanta ha colpito soprattutto le donne: in quegli anni, nella sola Russia, furono eliminati 7,6 milioni di posti di lavoro occupati da donne. Solo una su cinque non perse il lavoro. In concomitanza con l’aumento della disoccupazione, la quota di donne che commetteva reati era notevolmente aumentata sino a raggiungere il picco delle 376mila unità negli anni immediatamente successivi alla riforma economica del 1992. Nel solo anno 1995, nel campo femminile di detenzione di Mozhajsk (70 miglia ad ovest di Mosca), erano state rinchiuse ben 5.600 donne con l’accusa di omicidio.
I crimini compiuti dalle russe dipendevano da diversi fattori, tra cui vi era anche l’abuso d’alcool e droga ampiamente diffuso nel paese. Certamente l’alcolismo detiene una lunga tradizione in Russia, dove una persona consuma mediamente oltre 17 litri d’alcool puro l’anno. Ma il traffico di droga era un fenomeno relativamente nuovo. Alimentato da frontiere più libere e maggiori capitali disponibili, il business della droga era diventato un’impresa che rendeva al paese 15 miliardi di dollari l’anno. Il numero ufficiale dei tossicodipendenti era aumentato in modo esponenziale sino a toccare una cifra compresa tra i 3,5 e i 4 milioni di persone. L’incremento delle droghe aveva provocato la crescita dei reati connessi ad esse.
Ma quali sono le condizioni di vita delle donne russe che vivono in prigione? In Russia esistono attualmente 46 prigioni femminili (in grado di accogliere non più di 38.500 persone) e solo tre per ragazze. Il tasso d’incarcerazione femminile è quasi cinque volte superiore a quello registrato nei paesi occidentali dell’UE. Ci sono, in tutto, 862mila detenuti rinchiusi nelle prigioni (n. 7), negli istituti penitenziari per adulti (n. 657), nelle colonie penali (n. 160) e negli istituti penitenziari per ragazzi (n. 62). Tra tutti questi detenuti, le donne, dislocate nelle varie prigioni femminili, sono 49mila, mentre 846 sono i bambini piccoli (compresi i neonati), che vivono in sezioni speciali situate all’interno delle colonie detentive per sole donne. Le colonie femminili sono sparse nel paese un po’ ovunque; molte prigioniere si trovano a scontare la pena a migliaia di km. dal loro luogo di residenza, con una perdita dei legami familiari e sociali. La Russia ha proceduto in anni recenti a riformare i propri codici di giustizia penale, ma l’uguaglianza e la tutela dei diritti delle donne, in conflitto con la legge, non sono stati considerati punti prioritari della riforma. Le donne che vivono nelle prigioni russe devono affrontare le stesse sfide delle detenute di tutto il mondo: il sistema carcerario è stato concepito e costruito in un’ottica maschile, dalle infrastrutture all’accesso ai servizi. Inoltre, nella Federazione russa non esistono interventi mirati a ridurre il rischio di recidiva da parte delle detenute che escono dal carcere, programmi di reinserimento per facilitare il loro ingresso nella società dopo aver scontato la pena, infine, non vi sono programmi d’addestramento per il personale carcerario che lavora a stretto contatto con le rinchiuse.
Le condizioni carcerarie sono pessime. Le colonie femminili sono sovraffollate: 60 donne per ogni stanza dormitorio. Ogni donna possiede un letto (i letti sono a castello), una sedia e un mezzo tavolino. Può accedere al lavello e ai servizi igienici in qualsiasi momento, ma le è consentito fare la doccia solo una volta la settimana (anche d’estate). Questo limite dell’igiene personale è una delle maggiori lamentele delle detenute, insieme con quella legata all’impossibilità di trascorrere un po’ del proprio tempo da sole. Le prigioniere sono, inoltre, obbligate ad indossare l’uniforme carceraria.
Vi è un’enorme disparità di trattamento per quanto riguarda l’accesso alla salute tra donne e uomini carcerati. Questi ultimi accedono con più facilità ai programmi di recupero per abuso di sostanze e ai trattamenti per TBC. Ci sono ben 59 colonie maschili (a fronte di una sola colonia femminile), che offrono trattamenti per tubercolosi. Circa il 3-5% di detenute soffre di forme attive di TBC. Più di un terzo di donne rinchiuse in carcere sono affette da malattie veneree (in particolare da sifilide). Più del 5% sono positive all’Hiv (patologia spesso associata all’epatite). Altre patologie diffuse sono la dipendenza da alcool e droga, oppure malattie somatiche come quelle cardiovascolari e ginecologiche.
Le prigioniere non ricevono la stessa cura e assistenza per maternità goduta, invece, dalle donne che vivono fuori della prigione. Le madri rinchiuse, in genere, non sono coinvolte nella cura costante dei figli piccoli (nella Federazione russa l’80% delle detenute sono madri). È prassi comune che i piccoli vivano separati dalle madri in particolari case-alloggio (esistono, in tutta la Federazione russa, 11 case-alloggio per minori di detenute madri collocate all’interno dei penitenziari), con la sola eccezione di due prigioni femminili dove è, invece, previsto l’alloggio congiunto madre-figlio. L’assenza di un contatto stabile con la madre incide negativamente sullo sviluppo mentale e fisico dei piccoli minori; impedisce, per di più, alle madri di creare un forte legame affettivo con il proprio bambino e di potenziare quella capacità di cura e assistenza, che sarà necessaria una volta che usciranno di prigione. Non ricevono nemmeno un supporto qualificato dal personale femminile adibito alla sorveglianza, non essendo stato questo formato specificatamente a “trattare” con le prigioniere-madri.
Le detenute in stato interessante possono partorire solo negli ospedali delle prigioni. Questo comporta per alcune di loro affrontare viaggi lunghi per andare a partorire. Ad esempio, nella repubblica autonoma di Mordovia esiste un solo ospedale, la colonia n. 21, dove ogni giorno sono trasferite detenute in procinto di partorire, che sono rinchiuse nei vari penitenziari dislocati nella parte orientale della Russia europea. Non si capisce perché in casi come questi non si faccia ricorso all’art. 82 del codice penale della Federazione russa, in base al quale l’esecuzione di una sentenza per donne in stato interessante (o con minori d’età inferiore ai 14 anni) può essere posposta o ridotta, ad eccezione di quelle sentenze che prevedono un internamento superiore ai cinque anni per crimini particolarmente gravi.
Recentemente, al centro del dibattito parlamentare per la riforma carceraria, sono stati evidenziati i seguenti punti: potenziamento dei servizi educativi e riabilitativi per detenuti minorenni (nella Russia pre-rivoluzionaria, con una popolazione di 170 milioni di persone, erano internati circa 15mila minori. Nella Russia sovietica, con una popolazione di 220 milioni di persone, erano rinchiusi, alla fine degli anni venti, 18mila bambini. Nella Russia d’oggi, con 140 milioni di persone, il numero dei detenuti minorenni è superiore ai 15mila); incremento degli alloggi congiunti madre-figlio all’interno delle sezioni femminili carcerarie (tenuto conto che il numero dei minori che vivono dietro il “filo spinato” è, dai dati forniti dall’agenzia russa di statistica, destinato a crescere); miglioramento delle condizioni di vita per le prigioniere e i bambini che vivono nelle prigioni; infine, rivalutazione del lavoro produttivo (considerato un fattore correttivo importante) all’interno delle carceri, e di conseguenza predisposizione di un piano di ristrutturazione delle imprese che fanno parte del sistema esecutivo penale. Queste imprese sono per l’80% obsolete.
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