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Esportando competenze

Esportando competenze

Dall’Emilia Romagna alla Grecia - “E’ arrivato il momento di lavorare assieme per l’allargamento in Europa ed è anche il momento di migliorare la situazione economica della donna”

Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2005

“Sembra incredibile pensare che in pieno ventunesimo secolo, quando il progresso tecnologico avanza, quando il mondo va verso un pensiero sempre più globalizzato rispetto al passato, in molti paesi dell’Europa e nel mondo intero l’equità di genere nei differenti scenari della vita è ancora una utopia.
La Commissione Europea ha tra i suoi obiettivi principali quello di promuovere le pari opportunità nei 25 Paesi. Però la realtà è che questo è un tema secondario nei 10 Stati recentemente entrati e nei due Stati candidati. Godere dei diritti fondamentali nella stessa misura, è uno dei pilastri di tutte le società democratiche.
Oggi come oggi, secondo il Centro di Informazione di impiego per le donne a Kaunas, Lituania, lo stipendio delle donne nei nuovi Paesi membri della Unione Europea rappresenta il 70,5% rispetto a quello degli uomini per realizzare lo stesso lavoro. Inoltre sono più le donne disoccupate con un maggior livello culturale e universitario rispetto agli uomini, un 36% di donne di fronte a un 27% di uomini disoccupati.
Secondo la relazione della Commissione Europea sulla equità di genere tra uomini e donne del 2005, il numero delle donne nell’educazione è maggiore che in quella degli uomini soprattutto nei nuovi Stati membri.
Ma nonostante questo dato, la proporzione media di impiego a tempo parziale è del 30,4% nel caso delle donne e solo il 6,6% nel caso degli uomini. Questo è uno dei tanti fattori responsabili delle differenze salariali nei due sessi.
A causa di differenti ragioni sociali, come la limitata offerta di asili infantili e i modelli stereotipati sul ruolo di entrambi i sessi, le donne svolgono la maggior parte dei lavori domestici e, quindi, dispongono di meno tempo per il lavoro remunerato. Sempre secondo la relazione della Commissione Europea, nelle coppie con bambini fino a sei anni, gli uomini realizzano meno del 40% dei doveri domestici e tra un 25% e un 35% dei lavori di attenzione ai bambini.
Da ciò si deduce la ridotta partecipazione della donna nel mercato del lavoro e i suoi diritti sono inferiori a quelli degli uomini in maniera significativa.
Nel Consiglio Europeo della primavera 2004, secondo la relazione della Commissione Europea, si è riconosciuto che “le politiche di pari opportunità sono strumento di coesione sociale e di crescita economica” per questo motivo si incoraggiano gli Stati membri a mantenere lo sforzo dell’integrazione della dimensione di genere in tutti gli ambiti politici per ottenere la equità tra uomini e donne nell’ambito professionale.
Tutto questo è motivo più che sufficiente per portare alla necessità di cooperazione tra organizzazioni di donne dei Paesi di recente integrazione, i candidati e gli Stati Europei del Mediterraneo, così come tra imprenditrici e impiegate.
E’ arrivato il momento di lavorare assieme per l’allargamento in Europa ed è anche il momento di migliorare la situazione economica della donna.
Per questo in AFAEMME, la unica Associazione di Donne Imprenditrici del Mediterraneo stanno lavorando ad un progetto che vuole sviluppare la capacità delle organizzazioni di equità di genere e donne imprenditrici, per promuovere le pari opportunità nell’ambito economico e promuovere la sua influenza nella politica economica.
Il progetto, finanziato dal Dipartimento di Occupazione e Affari Sociali della Commissione Europea e che vede la partecipazione di AFAEMME, KARAT, WAD e SEGE, è iniziato nel dicembre 2004 e avrà una durata di circa 15 mesi. Presta particolare attenzione alla necessità delle principali organizzazioni di equità di genere e delle donne imprenditrici di Cipro, Malta, Polonia, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Bulgaria e Romania. Tra i principali obiettivi del progetto vi è quello di migliorare la comprensione delle attività relazionate con la equità di genere e pari opportunità nell’ambito imprenditoriale e professionale, promuovendo una serie di cambi nei ruoli di genere ed eliminando stereotipi nei dieci appena entrati nella UE e nei due stati candidati; promuovere l’azione partecipativa tra le organizzazioni delle donne imprenditrici e sviluppare la loro capacità di intervento nelle decisioni; rendere consapevoli le autorità e i mezzi di comunicazione dell’esistenza di stereotipi di genere nell’economia e dall’altra parte, migliorare lo status economico delle donne, dal punto di vista dell’imprenditrice e anche della semplice impiegata. La metodologia utilizzata per arrivare a tali obiettivi è basata sull’esperienza di progetti a livello trasnazionale delle organizzazioni e in studi e ricerche a scala regionale che comporta ricerca sul campo”.

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