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Esperimenti di coppia

Esperimenti di coppia

Torino a teatro - Delusa dall'ennesima sconfitta amorosa, Petra vive nell'esperienza omosessuale un nuovo tentativo di dominio, fallendo

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007

Si dipana da un nodo di rapporti ambigui la vicenda tratta dalla sceneggiatura del film di Reiner Fassbinder Le Lacrime amare di Petra Von Kant, a dicembre all’Astra di Torino in un’ammirevole resa teatrale prodotta dagli Stabili dell’Umbria e di Torino, con la regia da Antonio Latella, e l’interpretazione di Laura Marinoni. Lo sfondo è un interno borghese, dominato dall’eleganza lievemente oscena di un immenso manichino di donna che campeggia con la sua nudità integrale. Impeccabile e raffinato in superficie per il suo candore di ghiaccio, l’ambiente lascia scorgere nel profondo le trasgressive inquietudine esistenziali, le ossessioni e le ottusità denunciate dall’autore nella società tedesca del suo tempo. Petra, la protagonista, è una stilista di successo avvezza al dominio sugli altri, delusa da una serie di insuccessi sentimentali e incapace di tenerezze. Scottata dall’ennesima sconfitta di coppia, chiusa nelle quattro pareti della sua bella casa-ufficio insieme ad una segretaria silenziosa e devota, ha deciso di rimettere in moto i sentimenti e di concentrare le sue emozioni su un’aspirante modella appena incontrata, fresca e spontanea ma cinica e opportunista. La relazione omosessuale subito stretta le fa scoprire turbamenti mai sperimentati ed emozioni esaltate dall’ansia di riscatto, ma rivela fra ombre di gelosia e conflitti l’impraticabilità di un’avventura contrassegnata dalle leggi del dominio. Il distacco si produce presto. Per Petra l’abbandono significa un abisso di infelicità, la fuga nell’alcol, una disgregazione fisica e psicologica molto simile a quella della società borghese a cui la stilista appartiene: ambiziosa ed egocentrica, fulgida in apparenza, in realtà vuota e destinata a sbriciolarsi. L’epilogo è una sorpresa. Poiché la verità è artificio, come asseriva Fassbinder, anche il regista, artista di gran talento nel panorama italiano, ha avvolto la sua lettura di ambiguità inafferrabili, di simboli impercettibili, di sottili ed efficaci accorgimenti scenici che hanno offerto una visione rivestita a meraviglia delle ombre create da Massimo Albarello e Sebastiano di Bella, straordinariamente suggestive, e a tratti segnate di infantile, maliziosa ingenuità.
(4 gennaio 2007)

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