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Esistenze a precarietà totale

Esistenze a precarietà totale

Politica/ Napoli. Lavoro flessibile - L’incontro “Precarietà del lavoro e della vita delle donne” è stato promosso dal Forum di Rifondazione Comunista

Stefania Cantatore Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005

Precario, da prece, è chi prega per ottenere, per esempio, un lavoro. È così il lavoro precario, chi l’ha ottenuto è sempre in bilico: la grazia, come la ricevi, così ti può essere tolta. Ma se il precariato si estende silenziosamente ad essere condizione di vita, allora parliamo di donne.
Donne e lavoro: un percorso che ha attraversato gli ultimi decenni in modo sempre problematico. Difficile dire se l’aspirazione femminile all’indipendenza economica abbia mai incontrato realmente l’appoggio e la condivisione politica, ma oggi ancor più il rapporto di lavoro rispecchia una sostanziale estraneità alle esigenze di crescita e di progettazione, impedendo di guardare oltre la sopravvivenza. Precarietà non è flessibilità, ed anzi riduce in modo drastico gli spazi di libertà nella vita privata che quest’ultima avrebbe reso possibili. E come molte donne sanno, precarietà non è solo lavoro e non è solo per le giovani generazioni .
Le donne sono continuamente in bilico nella politica e nella vita, anche a causa di leggi disapplicate, negate, peggiorate da parlamenti ancora e sempre maschili. Queste tematiche hanno attraversato l’incontro di S. Maria Nova a Napoli di ottobre. Simona Ricciardelli (forum Prc-Napoli) ha opportunamente articolato la sua introduzione ancorando la discussione, finalmente ad un forte desiderio di concretezza: lo diranno in tante anche negli interventi, nessuna ha voglia di attendere per decenni la riparazione dei danni prodotti, perché le Regioni possono e devono esprimere la prerogativa di opporsi a leggi inique e vessatorie per i cittadini. Infatti esse hanno il potere di impugnarle, e la giunta della Campania non si è mai avvalsa di questa facoltà, anche quando, come per la legge 40 (PMA), le donne lo avevano espressamente chiesto e fatto presente al presidente Bassolino. La testimonianza viva di come si sia prodotta una consuetudine di molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro, per le leggi che hanno concesso una sorta di strapotere ai datori, è ben detta da Elena Coccia (avvocata “di movimento”) citando testualmente denunce e cause in corso. Un momento di forti emozioni, e che genera il sospetto che il “mobbing” più che una deviazione, stia divenendo una forma di controllo aziendale.
Via via che gli interventi si susseguono, è sempre più netta la sensazione che sotto i nostri occhi si sta strutturalizzando, con gravi responsabilità anche della sinistra, un sistema economico che nella freddezza dei calcoli finanziari ignora la sua prima risorsa: la persona. Le donne se ne sono accorte per prime, e lo dice bene Ersilia Salvato (Città libera): mettere al centro della politica le donne, la loro concezione della vita e del lavoro, è apparsa come un’eresia e una disobbedienza imperdonabile durante il suo mandato di sindaco. È forse il caso di ricominciare ad usare parole come sfruttamento e oppressione, perché sia più chiaro ciò che sta succedendo nel nostro paese. Gli esempi come quello del corso di formazione per “veline”, sono indicativi di una rinuncia a marcare una differente qualità nell’essere amministrazione “di sinistra”. Intanto proprio le amministrazioni locali fanno un sempre più diffuso ricorso a contratti, appunto di precariato, che sempre di più propongono lavori senza alcuna garanzia, in cui la formazione viene sprecata per la brevità del contratto. Vengono in questo modo danneggiati anche gli utenti dei servizi: lo provano i sempre più frequenti ed eclatanti casi di malasanità. È la testimonianza di Margareth Cittadino (CGIL-sanità), appassionata e documentata a tutto campo sui risvolti di un’illusione di modernità che ha portato tutti ad essere più poveri ed insicuri.
Opportuna la scelta di evitare il riferimento diretto al clima elettorale: irrimediabilmente avrebbe diluito il senso della presenza degli amministratori locali.
È a loro che tocca ristabilire una relazione con le donne, e dare segnali precisi di un cambiamento: Chiara Guida, giovane donna impegnata nella politica, non si aspetta definizioni dai politici ma fatti concreti: per le analisi, l’esperienza , il sapere, l’intelligenza chele giovani donne profondono, non viene restituito in cambio molto, se non possibilità di esprimersi ed usare occasioni come appunto questa.
Può risolversi tutto in accumulazione teorica? Le donne non perdono occasione per parlare, generosamente indicare e soprattutto fare: se tutto nel bene e nel male continua ad essere vita e relazione lo si deve proprio a loro; restituire è la strada obbligata per essere credibili amministratori.
Nei partiti la coscienza della reale portata di tutto questo non matura ancora in modo chiaro, Dolores Madaro (Comunisti Italiani) testimonia l’indispensabilità dell’essere donne, militanti laiche e disobbedienti, per poter salvaguardare uno spazio al cambiamento verso il buon governo. Gli errori della sinistra possono finire per essere la regola nel sistema attuale, dove lavoratrici e lavoratori sono costretti a cedere gran parte della loro libertà: perché ricattati ed usati come ingranaggi senza valore. Le lavoratrici straniere sono quelle che, nell’omologazione del sistema multinazionale, subiscono la parte peggiore, per ragioni che è inutile ricordare. Latifa Agdour, lavorando nell’Ufficio Immigrazione per i contratti, conosce bene la realtà dove lavoro e servizio, sempre di più assomigliano a forme malcelate di schiavitù.
Gruppi di donne giovani e meno, attraverso un lavoro politico, assai diverso da quello inteso comunemente sul versante istituzionale, d’analisi e di relazioni hanno conseguito una consapevolezza e delle competenze che i governi ed i singoli rappresentanti non possiedono. Mantenendo le donne nella precarietà, in qualche modo, si assicura la quasi totale esclusiva maschile dell’accesso al potere.
Tutto questo le donne nei partiti, negli organismi, nelle professioni hanno imparato a contrastarlo mettendolo continuamente in discussione, e tutte si aspettano di poter costruire nuovi modelli di governo. Ma la novità di oggi è che vogliono fatti da chi gestisce oggi il potere, cambiando da subito il rapporto tra eletti ed elettrici, a cominciare dalla difesa del diritto ad un lavoro dignitoso.
L’incontro ha registrato bene quest’atteggiamento, e l’assessore e le consigliere hanno capito di non poter rispondere ritualmente a domande dirette ad ottenere un rapporto di servizio. Domande fatte da donne interessate a usare da subito lo spazio della contrattazione su quanto è nei poteri regionali.
Ma il vero interesse riguarda la pratica , una volta tanto, di intreccio e collaborazione con l’UDI e le associazioni, rinunciando al protagonismo di partito. Le “militanze libere” con le donne del Forum non al fianco, ma di fronte ai suoi amministratori con le “altre” coinvolgendole nell’elaborazione della formula. Imma Barbarossa, il forum nazionale, si è resa protagonista con Simona di una scelta molto significativa, a Napoli e in Campania.

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