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Escluse o autoescluse?

Escluse o autoescluse?

Note ai margini - Nelle imprese italiane le donne sono generalmente penalizzate nell'accesso ai premi, ma...

Castelli Alida Giovedi, 28/10/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2010

Ogni tanto i media, bene o male, si occupano delle donne reali, talvolta addirittura di lavoratrici, aspiranti tali o disoccupate. Visioni stereotipate non aiutano a capire i termini del problema ed è inutile cercare ‘il colpevole’: tra le donne? nei loro mariti/compagni? nelle imprese? nello stato del welfare italiano?

Quindi è bene parlarne ed approfondire.

In un recente studio il Cnel ha offerto un interessante studio (http://www.portalecnel.it/) che ben fotografa la situazione lavorativa delle italiane, anche nelle sue fasi finali: l’età pensionabile, che più di ogni altro ci dice come va a finire, al di là di ogni convinzione personale. Anche l’Isfol (www.isfol.it) ha analizzato il fattore donne sotto un profilo di grande attualità: la contrattazione integrativa e il divario salariale di genere. Ed il tema è attuale ed interessante poiché proprio alla contrattazione integrativa si tende, in questa fase, a dare grande importanza per la distribuzione dei guadagni di produttività ai lavoratori sotto forma di salari più elevati.

E le donne come stanno in questo processo? Male, come sempre grazie. Dallo studio emerge infatti che “il risultato più rilevante riguarda il fatto che nelle imprese italiane le donne sono generalmente penalizzate nell'accesso ai premi salariali eccedenti i minimi contrattuali”.

Allora è legittimo chiedersi se abbiamo colpe soggettive, se siamo troppo poco competitive o troppo mamme, se ci escludono o ci autoescludiamo.

Se analizziamo qualcuno dei contratti in questione, ci accorgiamo che spesso il premio di produttività viene erogato a chi fa meno assenze, quindi vale la mera presenza, il face time, come dicono negli USA. E chi verrà penalizzato? Da recenti esperienze nel contratto di lavoro di una grande impresa nazionale su 16 lavoratori esclusi dal premio integrativo 12 sono giovani mamme e 2 sono “rei” di essersi ammalati, per pochi giorni alla volta, (un uomo ed una donna per la verità). Ed ancora: la tutela della maternità per le lavoratrici a progetto, diventata finalmente legge presenta non poche difficoltà nella sua applicazione: prima di tutto non tanto la norma in sé ma la sua banale applicazione. Ogni lavoratrice a progetto facendo richiesta all’Inps si sente rigettare, normalmente la pratica, perché il versamento dei contributi effettuato dal datore non è transitato dall’Agenzia delle Entrate che li raccoglie. Un semplice problema tecnico e di semplice soluzione, se non fosse che magari va risolto appena partorito o qualche giorno prima, perché questo è il tempo di risposta dell’Inps.

Saranno le donne che se la vanno a cercare?



(1 novembre 2010)

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