Turchia - Le donne sono sempre più condizionate dalla misoginia degli islamo-conservatori dell’AKP
Emanuela Irace Sabato, 28/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015
C’era da aspettarselo. Dopo aver ritoccato la Costituzione in senso presidenziale e dopo aver vinto la prima carica dello Stato il neo-Presidente Erdogan, a meno di un anno dall’insediamento, mostra la faccia oscura del regime: appoggio ai terroristi del Daesh e stretta sulle donne. Due evoluzioni dell’Erdogan pensiero che oltre a fomentare il conflitto in Medio Oriente aprono la porta a una vera e propria caccia alle infedeli. Altro che islamismo moderato. Il settimo partner commerciale dell’Ue - primo tra i paesi esportatori in Europa - procede senza ostacoli in una campagna per la moralizzazione della Turchia che piace tanto ai combattenti dello Stato Islamico. I terroristi del Daesh sembrano rappresentare la posta di una partita che in Medio Oriente si gioca a forza di lotta alle minoranze e stabilizzazione di entità geografiche a base etnica. Una manciata di piccole nazioni accanto alla bandiera nera del Califfato. Kurdi, yazidi, shiiti, sunniti a fianco di ebrei e palestinesi. Ciascuno con il proprio Stato, magari segregazionista e rigidamente a base etnica. Uno scenario geopolitico che annulla il concetto stesso di Stato plurinazionale, che diminuisce la forza dello scacchiere medio orientale e che piace tanto all’Occidente capitalista, interessato a fare affari smembrando Stati di cui un tempo era potenza mandataria. La rielaborazione del neo-colonialismo a matrice liberista utilizza tutti i mezzi a disposizione, nel silenzio generale e sulla pelle dei popoli. La guerra che si combatte in Siria è la chiave di volta, già testata in Iraq, Libia, Egitto ecc. per azzerare Governi scomodi ma legittimi. E intanto, mentre il Presidente Erdogan studia da “capo dei sunniti”, in Turchia la posizione delle donne è in bilico e sempre più condizionata dalla misoginia degli islamo-conservatori dell’AKP. Solo il 29% lavora. Mancano le infrastrutture per l’infanzia, accedere a posti di responsabilità è un miraggio e chi critica il sessismo di società e governo viene screditato e aggredito sui social network. Violenze e intimidazioni sono la norma per chi, come le giornaliste, denunciano lo statu quo. Una vera e propria caccia alle streghe. Esplosa con l’attacco nel luglio scorso del richiamo alla probità dei costumi: “Le donne non possono ridere in pubblico” perché è indecente e disdicevole. Sembra una barzelletta, ma se a dirlo è Bulent Arinc, vice Primo ministro del partito di Governo, le cose si complicano e le affermazioni deliranti della politica trovano terreno permeabile nella società. Con una serie di pratiche e suggerimenti che vanno dall’incoraggiamento ad indossare il velo, al biasimo per scollature e rossetti considerati troppo audaci, fino al divieto di vendere alcool vicino alle moschee o nei negozi dopo le 21. Fiore all’occhiello della propaganda politica l’apartheid dei sessi, tentato a più riprese contro la cosiddetta promiscuità tra ragazzi e ragazzi nei bar, o per strada dove si vorrebbe impedire anche soltanto il prendersi per mano. “La donna deve essere moglie e madre e il suo ruolo è all’interno della famiglia”, dichiarazioni che hanno fatto scoppiare la protesta delle donne laiche abituate a studiare e a vivere la religione come fatto privato. Una sola Ministra (della Famiglia) e 77 deputate su 535. Chiusura di molti centri anti violenza e marcia verso una società patriarcale, religiosa, pia e moralmente orientata. Negli ultimi due anni il neo Presidente Erdogan ha più volte sottolineato che la natura delicata delle donne impedisce loro di ricoprire incarichi di vertice o lavori troppo rudi. Su questo fronte molto della propaganda fatta è opera di Ermine Erdogan, moglie del Presidente tra le prime ad indossare il velo e ad occuparsi di programmi specifici per “educare” le giovinette.
Secondo i dati del ministero della Giustizia dall’insediamento dell’AKP nel 2002 ad oggi le violenze contro le donne sono cresciute in maniera esponenziale. Si stima che siano tre le donne uccise ogni giorno per il solo fatto di essere donne. Un paradosso per la Turchia che nel 2011 è stata la prima a firmare e a ratificare la “Convenzione di Istanbul”, per la prevenzione e la lotta contro la violenza alle donne.
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