Commissione delle Elette - Più donne nella Giunta del Comune di Roma significa anche maggiore efficienza
Lunedi, 26/09/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2011
Le consigliere Monica Cirinnà (Pd) e Maria Gemma Azuni (Sel), rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Commissione delle Elette del Comune Di Roma, lo avevano detto: “Sappia il sindaco che se ritiene di ottemperare all’articolo 5 dello Statuto del Comune di Roma, che lo obbliga nelle nomine della giunta a rappresentare equamente uomini e donne, introducendo una sola donna in giunta noi faremo nuovamente ricorso al Tar, poiché una giunta composta di dodici membri con solo due donne è comunque squilibrata e l’articolo 5 continuerà a essere violato. Alemanno la smetta di andare avanti con approssimazioni e prenda atto che il rispetto della rappresentanza di genere è un elemento fondante della democrazia. Con questo, Alemanno è già al terzo rimpasto, prova evidente della debolezza della sua coalizione, che continuamente lo tiene sotto ricatto. Forse l’ingresso in giunta di un buon numero di donne potrebbe aiutarlo in termini di concretezza, efficacia ed efficienza in tutte quelle scelte amministrative pratiche che servono davvero alla città". E proprio così è accaduto. Il varo della terza giunta Alemanno non ha rimosso i motivi che hanno dato vita al ricorso al Tar per il rispetto della rappresentanza di genere nella Giunta Comunale, così come previsto dallo statuto del Comune di Roma. Il Sindaco, con le sue scelte, ha deciso nuovamente di aggirare una norma che lo vincola a comporre un organo sul principio della equa rappresentanza democratica tra uomini e donne. Per questo l’avvocato Gianluigi Pellegrino è stato incaricato di presentare un nuovo ricorso.
“La seconda delega a una donna non ripara il danno al quale, a inizio consiliatura, chiedemmo espressamente al Sindaco di porre rimedio. Da allora, sentenza del Tar a parte, l’orientamento del primo cittadino anche nella nomina dei dirigenti apicali esterni è stato indirizzato di fatto esclusivamente al maschile. Proseguire nella volontà di raggirare le leggi e i cittadini di Roma è irrispettoso in primo luogo della carica istituzionale che si ricopre, ma anche offensivo per oltre la metà dei cittadini romani che sono donne, comprese le sue elettrici. Alemanno ci accusa di sterile polemica ideologica, ma questo non lo salverà da un giudizio di disonestà intellettuale: dichiara che il suo modello è Pisapia e allora perché non ha nominato lo stesso numero di donne presenti nella giunta di Milano? Nessuno glielo vieta, anzi lo Statuto glielo chiede! - hanno dichiarato Cirinnà e Azuni - “Ma il problema non è il nuovo ricorso al Tar, né la vittoria di quello precedente che ha causato la caduta della giunta. Il problema è la volontà politica del sindaco e della sua maggioranza di voler violare lo Statuto e di discriminare le donne escludendole dal governo della città”.
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I fatti
Gennaio 2011
Monica Cirinnà e Maria Gemma Azuni, insieme alla consigliera regionale di parità Alida Castelli e alla consigliera provinciale di parità Francesca Bagni Cipriani, presentano ricorso al Tar contro il mancato rispetto, nelle nomine della giunta Alemanno, dell’articolo 5 dello Statuto che prevede un rapporto equilibrato fra uomini e donne.
Luglio 2011
Il giorno 15 del mese il Tar del Lazio boccia la giunta Alemanno, il quale successivamente nomina due donne su dodici componenti e si giustifica addebitando la responsabilità al Consiglio, dove le elette sono soltanto tre. A meno di 48 ore dall’ordinanza con cui il Sindaco nominava la sua terza giunta, Cirinnà, Azuni, Castelli e Bagni Cipriani ripresentano un nuovo ricorso.
Settembre 2011
“Il vento è cambiato, e quando l’aula Giulio Cesare sarà chiamata a discutere del nuovo Statuto di Roma, presenteremo la nostra proposta per introdurre su ogni nomina, da quella della giunta fino ai cda delle aziende, una rappresentanza paritaria tra uomini e donne del 50%” hanno dichiarato Cirinnà e Azuni.
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