Venerdi, 21/02/2014 - “It happened again”. E’ successo di nuovo. Inizia così la petizione promossa dalla chimica Laura Gagliardi, docente all'Università del Minnesota, insieme a Emily Carter, docente all'Università di Princeton, e ad Anna Krylov, docente all'Università Southern California, dopo l'ennesimo caso di discriminazione ai danni di scienziate e ricercatrici. La protesta è nata nel constatare che il programma del 15esimo congresso internazionale di chimica quantistica, svoltosi lo scorso 15 febbraio a Pechino, prevedeva 24 relatori e cinque fra presidenti e presidenti onorari: nessuno di loro era donna. Eppure, fanno presente le tre scienziate, sono oltre 300 le ricercatrici di chimica teoretica, sia nel settore accademico sia in quello industriale, di livello internazionale, alcune delle quali “molto di più riconosciute di tanti uomini invitati a parlare a queste conferenze”. Le tre scienziate che hanno lanciato la protesta planetaria si dicono ‘frustrate’ per questa “pratica da biasimare, che speravamo fosse diventata obsoleta tanto tempo fa. Una di noi iniziò a boicottare queste conferenze 14 anni fa ed è incredibile che ancora oggi vediamo ancora queste discriminazioni”. E c'è anche un po’ di Alma Mater nel motore di questa protesta. Una delle tre promotrici della petizione, Laura Gagliardi, è 'figlia’ dell'Ateneo di Bologna, dove si è laureata ed è diventata dottore di ricerca nel 1997. Tra i firmatari della petizione, lanciata sul sito web Change.org e che conta finora oltre 1.000 sottoscrizioni, figura anche il prorettore alla Ricerca dell'Università di Bologna, Dario Braga. “La mia è un'adesione personale, come scienziato, non in qualità di prorettore- spiega Braga - ma è comunque un modo per dare un segnale. L'argomento della parità di genere nelle scienze è una politica che facciamo anche qui in Ateneo ed è un mio punto di riferimento da molto tempo”. A Bologna, sottolinea il prorettore, “il 50% dei dottorandi e dei ricercatori sono donne, che sono più attive dei colleghi uomini nella partecipazione ai bandi per i progetti di ricerca”. La forbice invece si allarga col progredire della carriera accademica. “Le donne calano al 37% tra i professori associati e al 20% tra gli ordinari- afferma Braga- e siamo a Bologna. Si tratta di un problema comune a tutto il sistema universitario, che ha molte facce ed è molto complesso”. Una questione che fa discutere anche a livello internazionale. “Certo, se a un convegno scientifico gli speaker sono al 100% uomini, c'è qualcosa che non va- ammette Braga- a volte può essere solo una mancanza di sensibilità, ma nel 2014 anche questo è comunque un fatto grave”.
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