“L’endometriosi è una malattia che agisce nel silenzio” ha dichiarato il Prof. Pietro Giulio Signorile (Presidente della Fondazione Italiana Endometriosi e autore della scoperta, nella foto con Simonetta Matone, capo gabinetto Pari Opportunità), “per questo motivo dobbiamo affrontare il problema su più fronti. Quello normativo innanzitutto, e mi auguro che la proposta di legge per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia sociale veda la luce al più presto”.
“La prima ricerca condotta in Italia” - aggiunge il professore - “su un campione rappresentativo di donne malate, mette in luce alcuni dati allarmanti sulla malattia, evidenziando quanto siano determinanti gli effetti sull’attività professionale e sulle pari opportunità. Infatti, il 67% delle donne intervistate dichiara di sentirsi discriminata sul lavoro rispetto agli altri e di non avere la solidarietà né delle colleghe (53% dei casi) né dei colleghi (69%). Quasi la metà delle donne intervistate (45%) sente la necessità di dover nascondere il problema sul posto di lavoro, mentre solo il 9% di esse lo nasconde all’interno delle mura domestiche. Questo è dovuto soprattutto alla mancanza di collaborazione da parte dei propri capi: il 57% delle donne che lavorano non viene giustificata quando sta male e il 52% non può comunicare che si ammala”.
L’endometriosi, dunque, incide fortemente sulla vita sociale e relazionale delle donne: il 72% di loro conferma il dato. Alla domanda se la malattia le deprime sul lavoro, oltre la metà (57%) ha risposto di sì, mentre il 52% ritiene che il proprio rendimento al lavoro sia inferiore rispetto ai colleghi, con forti limitazioni alle proprie possibilità di carriera (45%). I giorni di assenza dal lavoro si attestano su una media ponderata di 1,8 giorni al mese (il 44% da tre a più di cinque giorni mensili), con una media annua di 21,6 giorni. Il campione analizzato è composto da donne da tempo affette da endometriosi, dalle diplomate nel 54% dei casi, fra i 25 e i 34 anni e coniugate (49%), intervistate in modo omogeneo sul territorio nazionale in relazione alla densità abitativa delle singole regioni.
I NUMERI DELL’ENDOMETRIOSI:
- 150 milioni le donne affette da Endometriosi nel mondo (Fonte: ONU);
- 14 milioni le donne affette da Endometriosi in Europa (Fonte: ONU);
- 3 milioni le donne affette da Endometriosi in Italia (Fonte: ONU);
- 30 miliardi di Euro la spesa sociale annua in Europa (Fonte: Comunità Europea);
- 22,5 miliardi di Euro di oneri annuali per congedi malattia in Europa (Fonte: Comunità Europea);
- 6 miliardi di Euro la spesa sociale in Italia (Fonte: Comunità Europea);
- 33 milioni le giornate di lavoro annue perse in Italia (Fonte: FIE);
- 126 milioni di Euro la spesa annua per farmaci a carico dell’SSN (Fonte: dati Agenzia Italiana del Farmaco);
- 54 milioni di Euro la spesa annua in Italia per il trattamento chirurgico (Fonte: dati Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali);
- 20 mila le procedure chirurgiche annue a carico dell’SSN (Fonte: dati Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali);
- 2,2 miliardi di Dollari il Global Market dei farmaci previsto per il 2014 (Fonte: Data monitor);
- 90 cent di dollaro per paziente pro anno, in USA, i fondi stanziati per la ricerca (Fonte: NIH 2006)
TRA I FATTORI SCATENANTI, SCOPERTO IL BISFENOLO A, PRESENTE NELLA PLASTICA DI USO QUOTIDIANO
“Il Bisfenolo A ed interferenti endocrini simili, se somministrati nel primo periodo di gravidanza, provocano l’endometriosi”. Lo annuncia il Prof. Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi Onlus (FIE), che questa mattina ha presentato i dati della scoperta nel corso del Congresso Internazionale “Interferenti Endocrini: Endometriosi ed Infertilità. Al Congresso, che si è svolto presso la Sala Conferenze di Piazza Montecitorio a Roma, hanno partecipato i rappresentanti di alcune tra le più importanti Istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali, quali il CNR, l’Harvard Medical School di Boston e l’Institutes of Enviromental Health Sciences del North Carolina.
Spiega il Prof. Signorile: “la scoperta consiste nell’aver riprodotto l’endometriosi nel modello animale, somministrando ad un gruppo di topi femmine (BALB C) un interferente endocrino (Bisfenolo A). Nella prole nata da queste madri si è riscontrato, nel 30% dei casi, la presenza di endometriosi nel tessuto adiposo periuterino (ovvero al di fuori dell’utero), mentre nel gruppo di controllo non trattato con Bisfenolo A è stato riscontrato un solo caso di endometriosi nella prole femminile (5%). Questo studio ha dimostrato per la prima volta al mondo la presenza dell’endometriosi nei topi e che gli interferenti endocrini agiscono come fattore epigenetico”.
La scoperta, tutta italiana, è frutto dell’intuizione del Prof. Signorile che ha guidato il gruppo di scienziati formato dai ricercatori delle maggiori Università italiane. Già nel marzo 2009, la FIE aveva fornito, dopo 3 secoli di teorie e pratiche terapeutiche mai scientificamente provate, la prima dimostrazione concreta dell’origine embriogenetica dell’endometriosi, rilevando cellule di endometrio al di fuori dell’utero nei feti femminili già dalla 16.ma settimana di vita intrauterina.
Nel luglio 2009, la Fondazione Italiana Endometriosi Onlus sigla con il Ministero per le Pari Opportunità, l’INAIL, l’INPS e lo IAS, il Protocollo sull’Endometriosi e compie un ulteriore passo in avanti verso il riconoscimento dell’endometriosi come malattia sociale.
Nel suo messaggio al Prof. Signorile il Ministro Mara Carfagna sottolinea: “Il Ministero per le Pari Opportunità, insieme alla Fondazione, all’Inps e all’Inail, è in prima linea nella lotta all’endometriosi che in Italia colpisce un numero veramente elevato di donne, il 30 per cento di quelle in età fertile. L’obiettivo è quello di non abbassare mai la guardia su una patologia che è ancora sottovalutata, è causa di infertilità per le donne che ne soffrono ed è anche parzialmente invalidante con conseguenti riflessi negativi nella vita privata, sociale e lavorativa. Una malattia di genere che può dare origini a discriminazioni per le donne. Discriminazioni che dobbiamo abbattere, a tutti i costi”.
Anche Giorgia Meloni, Ministro della Gioventù, si è mostrata sensibile ai contenuti congressuali: “Da donna posso testimoniare la mia soddisfazione per l’ottima iniziativa assunta dalla mia collega di Governo ed esprimere gratitudine per l’attività di informazione, sensibilizzazione e assistenza che la Fondazione Italiana Endometriosi svolge da tempo”.
Il Congresso si inserisce in un quadro più ampio di iniziative su questa complessa patologia, che agisce nel silenzio e colpisce oltre 3 milioni di donne in Italia, 14 in Europa e 150 nel mondo.
Tra le iniziative di maggior rilievo, è attualmente in corso la Campagna Nazionale della Fondazione Italiana Endometriosi Onlus per la Raccolta Fondi a favore della Ricerca sulla malattia, promossa in collaborazione con il Segretariato Sociale RAI diretto da Carlo Romeo sulle principali trasmissioni televisive.
Per consulti medici gratuiti, la Fondazione mette a disposizione il Numero Verde 800984450. Per maggiori informazioni: www.endometriosi.it
L’Endometriosi può provocare infertilità, forte dolore pelvico, cicli mestruali molto dolorosi, difficoltà nei rapporti di coppia e persistente stanchezza fisica. E’ di difficile diagnosi poiché si manifesta con quegli stessi sintomi che insorgono generalmente nel periodo mestruale. Disagi gravi che si traducono in un costo sociale di circa 6 miliardi di Euro all’anno in Italia e 30 miliardi in Europa, anche per congedi lavorativi legati alla patologia. Nel nostro Paese, in particolare, la degenza media di ricovero è pari a 4,6 giorni e il costo rimborsato alle Regioni dal Servizio Sanitario Nazionale è di soli 2.773,80 euro per paziente. Tra le conseguenze del ritardo diagnostico, che in Europa si attesta in media sui 9 anni, c’è l’infertilità e, negli ultimi stadi, l’asportazione di parte dell’intestino o danni all’apparato urinario. Una malattia che incide negativamente anche sulla nostra economia e che, con oltre 33 milioni di giornate lavorative perse e 128 milioni di Euro per l’acquisto di farmaci, costa al nostro Sistema Sanitario Nazionale 182 milioni di euro all’anno, 54 dei quali per il solo trattamento chirurgico (Fonti: Onu e Agenzia del Farmaco).
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