Un allarme introduce lo spettatore in uno stato di allerta, di ascolto.
Tutto lo spettacolo, le sue interviste, il contenuto stesso del poemetto, in definitiva la realtà in cui viviamo si trovano in uno stato di allarme che se trascurato porta al
voci narranti Maria Enrica Prignani, Ernesto D’Argenio, Barbara Frascà
riprese video Andrea Gagliardi
sonorizzazioni MinimalRome
video proiezioni Gianluca Faberi
luci Valerio Gagliardi
regia Barbara Frascà
Un allarme introduce lo spettatore in uno stato di allerta, di ascolto.
Tutto lo spettacolo, le sue interviste, il contenuto stesso del poemetto, in definitiva la realtà in cui viviamo si trovano in uno stato di allarme che se trascurato porta al fuoco, alle fiamme. Questo incendio rappresenta, da un lato, la naturale conseguenza di un allarme che, rimasto per troppo tempo inascoltato, ha procurato dei danni visibili agli occhi di tutti e, dall’altro, la volontà dei cittadini di non rimanere inermi e quindi di bruciare metaforicamente una situazione che non va, attraverso la voglia reale di cambiare le cose e da lì, dalle ceneri finalmente rinascere. L’incendio ha quindi un significato ambivalente ed opposto: uno negativo ed uno positivo ma entrambi portano comunque alle ceneri da cui ripartire. Lo spettacolo si conclude con un messaggio ottimistico perché le ceneri provocate dall’incendio sono il simbolo di una ripresa, indicano la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Dalle ceneri risorgiamo. Questo DOCU-READING TEATRALE, così definito dalla regista, oltre ad essere un reading è anche un documentario che include interviste a disoccupati e precari e ricerche su dati emigratori che interessano il nostro Paese.
Durante le interviste non possiamo non accorgerci della presenza di alcuni monumenti tra i più significativi della capitale. Questi fanno parte del nostro patrimonio storico-artistico che va tutelato ma senza un grande presente, forse perdono di valore. L’allarme che accompagna lo zoom sui monumenti indica proprio il fatto che siano minacciati da un presente difficoltoso, che non sostiene i giovani.
La regista afferma: “In una realtà siffatta non potevo non parlare di questo tema che mi sta così a cuore e il poemetto di Marco Onofrio è esemplificativo insieme a tutte le esperienze personali degli intervistati che, purtroppo, rappresentano la stragrande maggioranza di tutti quei giovani e non, che sperano e lottano per un futuro dignitoso e meritocratico”.
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