E’ una delle attrici teatrali più quotate ed eclettiche nel panorama italiano. Da trent’anni collabora con lo storico teatro Belli di Roma, interpretando ruoli da protagonista. Predilige il teatro contemporaneo, e nel suo repertorio spiccano figure femminili di rilievo storico e mitologico, ma anche eroine contemporanee, come quelle descritte da Dario Fo, Woody Allen, Alan Ayckbourn, James Cain, Roberto Lerici. Si tratta di Francesca Bianco, che incontriamo reduce dal successo personale per l’interpretazione di una struggente Edith Piaf ne “L’anima e la voce” di Alma Daddario, e in procinto di partire in tournèe con un testo del britannico Simons Stephens: “Heisenberg”, con Antonio Salines e la regia di Carlo Emilio Lerici, che ha debuttato al Belli a inizio stagione.
Quando hai capito che volevi fare l’attrice?
Tutto mi è capitato un po' per caso. Le mia amiche dicono che da bambina rompevo le scatole a tutti quanti per obbligarli ad assistere ai miei spettacolini. Francamente ho rimosso questo ricordo. Però all'età di 14 anni, quando mia madre mi regalò l'abbonamento al Teatro Stabile di Torino, vidi il Peer Gynt con la regia di Aldo Trionfo, allora pensai che avrei voluto stare su un palcoscenico per il resto della mia vita.
Avevi miti di riferimento da piccola?
Le grandi attrici che vedevo da bambina in tv mi incuriosivano. Le trovavo bellissime. Ma pur non avendola mai vista, perché nonostante tutto non sono così vecchia, Eleonora Duse ha sempre esercitato un grande fascino su di me. Tanto che una volta sono andata in pellegrinaggio sulla sua tomba ad Asolo, sperando che mi facesse qualche grazia!
Alcune attrici lamentano il fatto che soprattutto al cinema, alle donne si offrano ruoli stereotipati e poco interessanti rispetto ai colleghi maschi, con un occhio più attento all’età anagrafica. Che ne pensi?
Non credo sia questo il problema. Piuttosto penso ci sia un’ incapacità da parte di chi produce di pensare a un attore in un ruolo diverso da quello in cui siamo abituati a vederlo. Non sono quindi i ruoli ad essere stereotipati, ma gli attori ad essere usati in modo stereotipato. E questo vale sia per le donne che per gli uomini. Questo difetto, o se preferite mancanza di coraggio, fa si che alla fine lo stesso attore si trova a fare film diversi nei quali interpreta sempre lo stesso“carattere”.
Per quello che riguarda il teatro c’è lo stesso problema, o si offrono più possibilità?
In teatro si vivono situazioni analoghe, ma per motivi diversi. Il teatro è in balìa dei produttori e degli esercenti che pensano sia indispensabile avere dei “nomi” da mettere in cartellone. E i cosiddetti “nomi” alla fine sono sempre gli stessi.
Ma sono convinta che il pubblico preferirebbe ogni tanto scoprire qualcosa di nuovo.
Hai un criterio specifico nella scelta dei copioni?
Io parto dall'idea che a teatro devi suscitare emozioni. Non si può pensare di lasciare che uno spettatore assista passivamente a uno spettacolo. Questo è il criterio che mi fa scegliere un copione piuttosto che un altro.
La tua carriera artistica è caratterizzata da ruoli importanti e interpretazioni di personaggi molto significativi. Oltre ai classici, ricordiamo Ipazia, in uno spettacolo che continui a riproporre con successo tutt’ora, o Gertrude Bell, l’archeologa e scrittrice di “La regina senza corona”, o mostri sacri come Edith Piaf ne “L’anima e la voce”. Ma ti sei anche cimentata in ruoli più scanzonati e ironici come in “Coppia aperta, quasi spalancata” di Dario Fo, dove non fai rimpiangere l’interpretazione di Franca Rame. Cosa ti attrae di questi personaggi?
A me piace raccontare storie nelle quali ciascuno possa riconoscersi attraverso le emozioni. Che siano le lacrime per Ipazia, bruciata viva per la sua difesa della libertà di pensiero, o le risate che suscita la moglie “cornuta”e nevrotica di “Coppia aperta”. Sono personaggi che sento miei perchè raccontano qualcosa che fa parte indirettamente della mia vita, come della vita di tutti.
Secondo te esiste una scrittura di genere, in teatro come in letteratura?
Non credo. Ipazia, Gertrude Bell, Eleonora d'Arborea, Irene Nemirowsky, le due madri de “Gli occhi al cielo”, e altri ancora, sono frutto di una penna maschile. Walerka e Edith Piaf sono di penna femminile. “Coppia aperta”, così come altri testi interpretati negli ultimi anni, sono frutto di una scrittura a quattro mani maschile/femminile, e dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante, che ha scritto il personaggio de “L'amica geniale” che ho interpretato recentemente, non si sa se ci sia una donna, un uomo o addirittura una squadra di autori diversi. Alla base di una buona scrittura c’è la sensibilità oltre al talento, che non hanno sesso.
Un regista con cui ti piacerebbe lavorare (a teatro o al cinema)?
E' buffo, ma a vengono in mente solo registi di cinema. Eppure nella mia vita ho fatto quasi esclusivamente teatro. Se però Ken Loach mi chiedesse di andare a dire una battuta in un suo film andrei di corsa! I registi italiani con cui vorrei lavorare sono tanti, tutti. Ma in realtà io mi innamoro dei testi. Il regista è un tramite che permette all'attore di entrare in sintonia con un testo. Ecco: a me interessano soprattutto i testi.
Hai altri personaggi (storici o immaginari) di donne importanti, che vorresti portare in scena?
Mi piacerebbe tornare a parlare delle donne arabe. E' un discorso iniziato in parte con Gertrude Bell, ma che vorrei portare avanti. Credo che dietro ogni velo che nasconde il volto di una donna araba ci sia un mondo da raccontare. Dietro quegli occhi ci sia un carico di sapere, di dolore, di speranze che non aspettano altro che di essere condivise con noi donne occidentali, più libere, almeno in apparenza .
Oltre alla tua attività artistica, nella tua vita c’è spazio per altro?
Non ho degli hobby, o lavoro o mi deprimo... Scherzo! Mi piace lo sport.Quando posso vado in palestra. Poi leggo e vado al cinema. Ma soprattutto corro. Come il criceto sulla ruota!
Nota biografica
Francesca Bianco collabora da oltre 30 anni con la Compagnia del Teatro Belli, diretta da Antonio Salines, tra i numerosi spettacoli prodotti, in cui ha sempre ricoperto il ruolo di protagonista, citiamo "Il supermaschio" di A. Jarry, "Inferno" di Strindberg, "Chi ruba un piede è fortunato in amore" di D. Fo, "Provaci ancora Sam" di W. Allen, "Il bugiardo" di C. Goldoni e "La confusione" di Turi Vasile, “La voce nella tempesta” di B. Fenoglio, “Salon Fusco di Nicola Fano ed Enrico Vaime”, tutti per la regia di Antonio Salines, "Coltelli" di J. Cassavetes, per la regia di Dino Lombardo, "Bella di giorno" di Kessel, "Il postino suona sempre due volte" di James Cain, "Nemmeno per sogno" di Roberto Lerici, “Sto un po' nervosa” di Rosa Menduni e Roberto de Giorgi, “A Julia” di Margareta Garpe, “Gli occhi al cielo” di Massimo Vincenzi, ,. tutti per la regia di Carlo Emilio Lerici, “Assassinio nella cattedrale” di T.S. Eliot, con Roberto Herlitzka per la regia di A. Buscemi.
Ha lavorato inoltre per il Teatro Stabile dell'Aquila in "Servi e padroni" - regia di M. Di Jorio e ne "La coppia" regia di A. Gozzi, per la compagnia di Carlo Croccolo nel "Miles Gloriosius" di Plauto e per il Teatro Stabile di Bolzano è stata co-protagonista ne "La donna delle candele" di V. Cavini.
Con Ente Teatro Cronaca, di Mico Galdieri, è stata protagonista, nel ruolo di Susanna, ne “Il matrimonio di Figaro” di Beaumarchais, con Aldo Reggiani e Gigi Savoia, regia di N. Ladogana, e ne “Le improvvisazioni di Versailles” di Molière, con Glauco Onorato, regia di Guglielmo Guidi. Sempre con G. Onorato è stata protagonista ne “Lo sguardo dal ponte” di Miller, regia di N. Sessa e ne “In hoc signo vinces” scritto e diretto da D. Eritrei. Sempre per la regia di G. Guidi è stata protagonista in “Camere da letto” di Ayckbourn e “Rumori fuori scena” di Frayne. Mentre con la regia di N. Ladogana è stata protagonista nel “Galileo” di Nicola Saponaro con Antonio Salines.
Nel 2006 ha debuttato al Festival di Peccioli Teatro ne “Gli innamorati” di Goldoni e l’anno successivo ne “Le intellettuali” di Molière, tutti per la regia di Andrea Buscemi. Sempre nel 2006 è protagonista in “Bird è vivo” di Massimo Vincenzi, diretto da Carlo Emilio Lerici. Nel 2007 è protagonista al fianco di Gianluca Guidi e Antonio Salines ne “Il gatto in tasca” di Feydeau, regia di Francesco Macedonio, prodotto da La Contrada di Trieste, in “Varietà” di Roberto Lerici, per la regia di Antonio Salines, e in “Storie d’amore e d’abbandono: Didone e Margherita Gautier” di Roberto Lerici e “Buon compleanno” di Adolfo Marsillach, per la regia di Carlo Emilio Lerici, presentati rispettivamente a Opere Festival al Castello di Bracciano e all’interno della rassegna TREND nuove frontiere della scena europea.
Sempre per il festival di Bracciano e per la rassegna TREND, nel 2008 è protagonista in “Vincent River” di Philip Ridley, per la regia di Carlo Emilio Lerici. Nel 2009 è protagonista ne “Il sogno di Ipazia” di Massimo Vincenzi, presentato al Festival di Bracciano e ripreso nelle stagioni seguenti raggiungendo oltre 130 repliche in tutta Italia. Sempre del 2009 è “Il viaggio a Buenos Aires” di Amanita Muskaria, per la regia di Carlo Emilio Lerici presentato all'interno della rassegna TREND nuove frontiere della scena polacca. Nel 2010 a Bracciano presenta “Ferro e cuore – Eleonora d'Arborea” di Alberto Bassetti e “La regina senza corona – Gertrude Bell e la battaglia di Baghdad” di Massimo Vincenzi, entrambi per la regia di Carlo Emilio Lerici. Del 2012 sono “Fammi ridere Lilì” di Roberto Lerici per la regia di Carlo Emilio Lerici, presentato in occasione del ventennale della scomparsa del grande drammaturgo, “Irene Nemirovsky” di Massimo Vincenzi e Alberto Bassetti, presentato al Festival Quartieri dlel'Arte di Viterbo, “Casalinghe Social Club” di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi, e recentemente “Coppia aperta quasi spalancata” di Dario Fo e Franca Rame e “L'amica geniale” di Massimo Vincenzi dal romanzo di Elena Ferrante, tutti per la regia di Carlo Emilio Lerici.
Nell'estate 2015 è protagonista de “L’anima e la voce” di Alma Daddario nell’ambito del Festival del Teatro Romano di Volterra, con Simone Migliorini.
Per la televisione ha condotto il programma "Estate insieme" regia di S. Ariotti. E' stata coprotagonista in due telefilm, "Ti aiuto io" e "Una notte d'amore" regia di L. Perelli. Ha partecipato inoltre alla serie "Quelli della speciale" regia di Corbucci e per Rai2 ha intepretato il ruolo dell’Ispettrice Rosetta nel film in due puntate "La donna del treno", regia di Carlo Lizzani. Sempre per la TV ha partecipato nei film “Ciao professore”, regia di Josè Sanchez, e “Processo”, regia di L. Mannuzzi, e nella serie “Carabinieri”.
Per il cinema ha interpretato il personaggio di Sonia nello "Zio Vania" diretto da Antonio Salines, premiato al Festival Cinematografico di Montecatini, ed è stata coprotagonista nel film "Venerdì sera lunedì mattina" di Chiantaretto e Pianciola premiato al Festival di Locarno. Ha partecipato inoltre al film di Roger Deutsch “Sister Smile”. Nel 2007 partecipa al film di Silvio Muccino “Parlami d’amore”. Nel 2009 partecipa al film “Tutto l'amore del mondo” di Riccardo Grandi ed è co-protagonsita nel film “So che c'è un uomo” di Gianclaudio Cappai, in concorso al Festival di Venezia e vincitore di numerosi premi in altri festival.
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