Domenica, 19/05/2013 - Un’audizione illuminante quella della Consigliera di Parità regionale e delle Consigliere di Parità provinciali svolta qualche tempo fa dalla Commissione che presiedo, non solo in quanto ha denunciato i tagli drastici che subiscono dal loro Ministero, ma per aver ben evidenziato l'importanza strategica di un sistema di garanzia dei diritti. Le Consigliere ci hanno illustrato le modalità di collaborazione e confronto con le quali tutelano interessi collettivi ed individuali che non trovano espressione sufficiente nei normali processi decisionali, a causa di fenomeni radicati di discriminazione e sottorappresentazione delle donne.
In un mondo perfetto non dovrebbe esserci alcun bisogno di garanti, authority e, appunto, Consigliere di Parità, per promuovere e controllare l’attuazione dei principi di uguaglianza e pari opportunità. Nel nostro mondo, invece, il sistema è impreparato culturalmente e strutturalmente a vigilare contro le discriminazioni e deve perciò essere rafforzato, in particolare nell’ambito del lavoro, dove troppo spesso si consumano abusi nei confronti di donne - non dimentichiamo le famigerate dimissioni in bianco! – rese dalla crisi ancora più fragili ed esposte.
In Commissione, le Consigliere di Parità hanno ribadito l'importanza e la forza del proprio ruolo di pubblico ufficiale, che le porta ad affiancare in giudizio o più di frequente in sede extragiudiziale, quelle lavoratrici che trovano la forza di segnalare discriminazioni. Tra gli oggetti del loro intervento di mediazione e tutela vi sono orari, rigidità organizzative, mobbing, molestie sessuali, maternità e paternità, allattamento, cura dei disabili e degli anziani; inoltre la legge 215/2012 ha introdotto l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di inviare alla Consigliera di Parità regionale gli atti di nomina delle commissioni concorsuali, per un’azione di verifica che può portare all’annullamento dei concorsi. Ecco perché lanciano l’allarme: a fronte di una crescita delle domande e dei compiti, fra il 2010 e il 2012 lo stanziamento ministeriale per lo svolgimento delle loro attività si è ridotto del 75%, tanto da profilare una vera e propria “interruzione di pubblico servizio” ove gli uffici non siano in grado di rispondere a richieste motivate. Insomma, i tagli lineari di una spending review miope e settaria hanno reso meramente volontario lo svolgimento di questa funzione di garanzia attiva, indebolendo di conseguenza la reale possibilità di assumere iniziative, promuovere strumenti di tutela più efficaci e consolidare il lavoro in rete tra organismi di parità.
Da questi dati e riflessioni scaturisce a mio parere un'urgenza non più rinviabile, che abbiamo sottoposto come Conferenza nazionale degli Organismi di Parità alla Ministra Josefa Idem, ovvero, la necessità di far seguire alle parole i fatti. La complessa interazione dei presìdi paritari richiede ordine ed efficacia, perché l'uguaglianza è una cosa seria e perché le donne ne hanno diritto. Alla mappa delle funzioni e degli obiettivi per realizzare l'equità sociale tanto agognata, deve corrispondere un'organizzazione adeguata a tutti i livelli istituzionali, che non mortifichi professionalità e competenze, bensì le valorizzi a vantaggio di una soggettività femminile ancora emarginata. Siamo certe che la Ministra Idem si impegnerà con costrutto su questi temi, come ha già dato prova sul tema della violenza contro le donne costituendo una task force interministeriale. La politica ricomincerà ad essere credibile quando tornerà ad essere utile per la soluzione dei problemi. Le donne stanno cogliendo la sfida.
* presidente Commissione per la Parità Regione E-R e coordinatrice delle presidenti Organismi di Pari Opportunità regionali
Lascia un Commento