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'Emilia Pérez': un grande Audiard. Oltre i generi, non solo quelli cinematografici

'Emilia Pérez': un grande Audiard. Oltre i generi, non solo quelli cinematografici

La storia di uno spietato narcotrafficante che vuole diventare donna. Dopo aver conquistato il Festival di Cannes e i Golden Globe, arriva nelle sale italiane un film da non perdere: un inno all’inconsueto e al femminile

Mercoledi, 15/01/2025 - Con “Emilia Pérez”, l’ultimo film del cineasta francese Jacques Audiard, presentato con successo a Cannes 2024 e vincitore di numerosi premi, si entra in un mondo cinematografico e narrativo che sovverte le regole ‘di genere’, mescolando sia quelle cinematografiche - con un’opera che passa dal musical al thriller, dal dramma alla commedia senza inibizioni – sia le identità di genere, considerando che il fulcro del film è la storia di un pericoloso narcotrafficante con disforia di genere, il cui sogno segreto è diventare donna e che decide di lasciare tutto e compiere una transizione.

Audiard, dopo ‘Les Olympiades’ (del 2021) propone il suo decimo lungometraggio, questa volta ambientato in un territorio inesplorato per il regista: l'America Latina, in particolare il Messico. Vincitore della Palma d'oro a Cannes per ‘Dheepan’ nel 2015, il cineasta, con ‘Emilia Pérez’, torna al thriller (già proposto in altra forma con il film ‘Il Profeta’, del 2009), ma questa volta realizzando un esplosivo mix di generi, tra cui musical, dramma, commedia, gangster-story, quasi interamente girato in spagnolo.

Brillante ed originale, il film ha ricevuto al Festival di Cannes 2024 una lunghissima ovazione, seguita dal Premio della Giuria e dal Premio alla Miglior interpretazione femminile vinto da tutte e quattro le protagoniste principali (Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz e Zoe Saldana). Oggi l’opera, candidata per la Francia alla 97ª edizione dei Premi Oscar come miglior film in lingua straniera, è nelle sale italiane distribuita dalla Lucky Red.

Protagonista del film è Rita Moro Castro (interpretata dalla brava attrice statunitense Zoe Saldana), un’avvocatessa di talento che lavora a Città del Messico al servizio di un grande studio, più interessato a scagionare i criminali che a consegnarli alla giustizia. Frustrata e depressa per la misera paga e lo scarso riconoscimento, nonostante il suo impegno e la sua capacità di risolvere i casi più complessi, Rita viene notata da Manitas Del Monte (nel ruolo Karla Sofía Gascón), un potente narcotrafficante, boss di un cartello della droga che la fa ‘rapire’ dai suoi per farle una proposta che difficilmente potrà rifiutare (la premessa è infatti “ascoltare è accettare”).

Manitas vuole ritirarsi e sparire per sempre, per poter finalmente coronare il suo sogno, quello di diventare la donna che ha sempre sognato di essere, poiché la vita glielo ha impedito, essendo cresciuto nelle strade del Messico fra droga e violenza. Avendo già fatto nel tempo la terapia ormonale, il boss chiede a Rita di trovargli il miglior chirurgo del mondo e di aiutarlo nella transizione, oltre che a scomparire senza lasciare traccia, lasciandosi alle spalle moglie, figli e carriera criminale. Insoddisfatta della sua vita ed allettata dalla generosità dell’offerta economica, Rita decide di accettare l’incarico, ignara che questa scelta cambierà per sempre la vita di molti.

Alcuni anni dopo Manitas tornerà come Emilia (magnifica l’interpretazione di Karla Sofia Gascón) e fonderà un’associazione per il ritrovamento dei martiri desaparecidos, uccisi dagli stessi narcotrafficanti, cercando così un riscatto ed un’altra opportunità di correggere la rotta e riparare almeno in parte i danni provocati. Trasformare il corpo, a volte – e i film di Audiard lo evidenziano - è anche trasformarsi come esseri umani. Ma passioni e desideri ancora vivi (il richiamo dei figli, l’amore per una donna) complicheranno nuovamente le cose perché, come dice Audiard e come insegna la storia, la libertà ha comunque un prezzo.

“Mi affascinava il paradosso di una persona che domina un mondo iper-virile mentre nasconde la sua vera natura femminile – ha affermato Audiard – La protagonista era prigioniera di sé stessa, ma anche la libertà ha il suo prezzo. Le protagoniste del mio film sono archetipi e tutta la mia filmografia, compreso questo film, cerca di rispondere alla domanda ‘a quante vite abbiamo diritto?’”.

Audiard ha raccontato che ‘Emilia Pérez’ è ispirato ad un personaggio cui si accenna nel romanzo ‘Écoute’ di Boris Razon, nato come protagonista di un’opera lirica e poi divenuto personaggio del film. Essendo anche un musical, come già detto, il film ha una colonna sonora originale e tutti i protagonisti cantano, raccontando parti della loro storia; anche Manitas canta e le canzoni, mai melense ma coinvolgenti, sono elementi integranti della storia (premiata, fra le altre, la canzone originale “El Mal”).

Viene così decostruita a poco a poco l’immagine machista e ‘virilista’ più deleteria della società (lo sguardo è planetario non solo messicano) o relativa ad alcuni film dello stesso Audiard (si pensi a ‘Tutti i battiti del mio cuore’ o ‘Il Profeta’), in realtà più interessato, in tutte le sue opere al riscatto delle persone ed ai loro reali desideri, alla loro resilienza dopo terribili drammi o mutilazioni (come in ‘Un sapore di ruggine e ossa’), alle ‘seconde’ o terze possibilità ed occasioni della vita che, in ‘Emilia Pérez’, il regista affida al femminile come possibile portatore di speranza di un mondo altro.

‘Emilia Pérez’ è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI, con la seguente motivazione:
"Saturo di sangue e machismo, un boss del narcotraffico messicano decide di cambiare sesso per cambiare tutto. Non sarà facile ma il genio e il coraggio di Jacques Audiard gli cuciono addosso un film che cambia a sua volta genere di continuo. Fondendo azione, mélo e soprattutto musical in un mix folle quanto commovente che riscrive le regole del cinema e della morale. Spericolato anche il cast, con le hollywoodiane Zoe Saldana e Selena Gomez accanto alla rivelazione trans Karla Sofia Gascón”.

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