EMERGENZA CLIMATICA E LE PROFETICHE PAROLE DI VANDANA SHIVA
Emergenza climatica, i ghiacci sciolti e la sterilità delle donne. Riunione del Comitato Intergovernativo ONU per il clima in Svezia. La tossicità dell'ILVA nel tarantino. Le idee di Vandana Shiva.
Giovedi, 03/10/2013 - Nei giorni scorsi, le ultime e più recenti notizie (d'ambito sia europeo, sia nazionale) in fatto di emergenza climatica e di inquinamento ambientale hanno sollecitato e impegnato le nostre riflessioni.
Lo scorso 27 settembre (ad appena dieci giorni dalla settimana europea per la mobilità sostenibile), Il Comitato Intergovernativo - istituito dall'Onu per il monitoraggio esennale dei cambiamenti climatici - ha ribadito a Stoccolma un allarme cui ormai i singoli stati sembrano reagire con una certa sordità.
Non a torto, lo slogan dei manifestanti ambientalisti svedesi recitava: «Il clima non può più aspettare».
Gli esperti dell'IPCC hanno infatti evidenziato dei dati sconcertanti. Al ritmo inerziale corrente di inquinamento e di emissione di gas serra, le temperature - già in ascesa - saliranno inesorabilmente di 3,7 gradi entro il 2016, mentre i mari si innalzeranno di 61 centimetri. Tutto ciò, ovviamente, a scapito del permafrost polare e dei ghiacci perenni, oltre che in controtendenza rispetto ai buoni propositi per il 2020, ratificati nella Direttiva Comunitaria 28 del 2009.
Inoltre, in Italia, negli stessi giorni dell'expertise svedese, l'Unità di Fisiopatologia della Riproduzione Umana del Policlinico di Bari, ha divulgato uno studio embriologico dalle angosciose evidenze.
In tutte le donne tarantine esposte all'inquinamento dell'ILVA sono state diagnosticate «delle alterazioni nella catena di espressione dei recettori per gli estrogeni», gli ormoni che sostengono la crescita follicolare e la maturazione ovocitaria. In parole povere, l'inquinamento industriale di Taranto isterilisce una donna su quattro.
Tale studio embriologico sembra fare l'eco a certe teorie antiriduzioniste di Vandana Shiva, la studiosa indiana di ecologia, autrice di molti saggi sul “malsviluppo” (maldevelopement), vincitrice del Right Livelihood Award oltre che leader dell'International Forum on Globalization.
Già nel 1988, Vandana Shiva commentava il malsviluppo asserendo che esso era legato alla “morte del principio femminile”. La correlazione tra il principio femminile e l'ecosostenibilità, forse non immediatamente leggibile, veniva approfondita e chiarita dalla studiosa nel suo saggio Terra Madre.
«La moderna scienza riduzionista, e così lo sviluppo, risultano essere un progetto patriarcale che, da un lato, ha escluso le donne dal ruolo di esperte e, dall'altro, ha rifiutato di considerare “scienza” le vie di conoscenza ecologiche e olistiche, che comprendono e rispettano i processi e le interconnessioni della natura. Bacone (1561-1626) è stato il padre della scienza moderna, l'ideatore del concetto del moderno istituto di ricerca e della scienza industriale, nonché l'ispiratore della Royal Society. Il suo contributo alla scienza moderna e alla sua organizzazione ha avuto un'importanza fondamentale. Comunque, dal punto di vista delle donne e dei gruppi marginali, il programma di Bacone non era inclusivo di tutti gli esseri umani; era infatti un programma speciale che beneficiava l'imprenditore europeo di sesso maschile, unificando nella scienza il sapere umano e il potere» (pp. 25-26).
Nel metodo sperimentale baconiano, centrale in questo progetto maschile, c'era «una dicotomia tra uomo e donna, pensiero e materia, oggettivo e soggettivo, razionale ed emotivo, mentre, parallelamente, si coniugavano insieme maschile e dominio scientifico sulla natura, sulle donne e sui non occidentali» (p. 27).
Per Bacone, la natura non era più Madre Natura, ma una natura femminile vinta da un aggressivo potere maschile.
Oggi, dati statistici alla mano, abbiamo modo di constatare che questa “vittoria” del paradigma maschile sul femminile ha scarsi trionfi da annunciare, salvo forse qualche apocalisse di cui bearsi.
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