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Emanuela Grimalda con

Emanuela Grimalda con

“Le difettose”, è un monologo a sette voci, quelle dei personaggi naufragati nell’odissea della fecondazione assistita con Emanuela Grimalda, in scena a Roma

Sabato, 06/05/2017 - All'interno della Rassegna al femminile "Una stanza tutta per lei" al Brancaccino, questa sera è stato bello assistere a “Le difettose”, un monologo a sette voci, quelle dei personaggi naufragati nell’odissea della fecondazione assistita. Nasce dalla lettura da parte di Emanuela Grimalda del romanzo di Eleonora Mazzoni “Le difettose”, la voglia di raccontare in teatro, la vicenda di Carla, la protagonista del romanzo sul desiderio di maternità che sopravvive a ogni scadenza, persino a quella dell’età fertile, in una società dove si sono allungati i tempi vitali ma in cui l’orologio biologico, rallenta le sue lancette, dopo gli ‘anta’. “Volevo raccontare - afferma Emanuela - il desiderio d’ Infinito di cui il desiderio di un figlio è parte, ma che appartiene a tutti. Donne e uomini…”.

E’ un bisogno istintivo quello di maternità, che soltanto un’amica d’infanzia come Katia può comprendere e che da Cecina si trasferisce a Roma per vivere liberamente e condividere il suo amore lesbico. La dottoressa Tini sa capire ma è chiusa nei suoi rigidi calcoli scientifici e appare algida e odiosa. Poi c’è l’infermiera che assiste annoiata a questa comunità di ‘difettose’ che si sentono incomplete senza poter partorire un figlio che le renderebbe finalmente ‘normali’.

Tra ovuli da fecondare, sale d’anestesia, flebo, stress finalizzato all’unico desiderio di avere un figlio, le donne perdono di vista alcune priorità, persino il legame col proprio compagno, in questo caso Marco, che tenta di comprendere invano la donna che ama. Quando si superano i 40 anni è complicata, non impossibile, una gravidanza ma c’è la conquista di se stessi che viene prima di tutto. La vita passa senza rendersene conto e poi si piange per il tempo perduto e ci si lamenta di averne ormai poco per realizzare il sogno di diventare madri, però come ricorda Seneca, “Non è vero che abbiamo poco tempo, la verità è che ne perdiamo molto”.

Le figure familiari, come la mamma o la nonna, affiorano come gli affetti veri e da cui ripartire per conquistare la consapevolezza che essere donna è dignitoso, con o senza un figlio.

Bella la regia di Serena Sinigaglia che fa indossare a una formidabile Emanuela Grimalda i panni dei sette personaggi con tale disinvoltura e credibilità da far credere che sulla scena si siano realmente alternati Carla, l’anziana infermiera, l’amica Katia, Marco, la mamma, la nonna, la dottoressa Tini incapace di spiegare il mistero della vita e Thiago, l’esotico maestro di metodi ‘alternativi’.

Tutti uniti nell’universo interiore della protagonista, nata dalla penna di una donna, una madre che descrive una tematica delicata con l’ironia e consapevolezza.

E’ un monologo straordinario e commovente, nonostante l’argomento difficile ma che sa essere divertente grazie alla straordinaria prova di Emanuela Grimalda. “Le difettose” sarà in scena fino al 7 maggio 2017 al Brancaccino.

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