Nelle elezioni regionali della scorsa settimana si dovevano eleggere 699 consiglieri.
Sono appena state pubblicate le liste degli eletti. Primo risultato: due donne presidenti, una nel Lazio e una in Umbria. Due come nella passata edizione. Una del centro destra e una del centro sinistra.
Le donne elette sono l’11,73 %, 82 su 699. Credo ci sia poco da commentare. Siamo ancora una volta ben al disotto di quella che l’Unione europea indica come soglia minima del 30%. Siamo anche sotto la soglia dei pur avvilenti dati della presenza femminile alla Camera ed al Senato.
La maglia nera se la dividono equamente una Regione governata dal centro sinistra: la Basilicata (dove l’unica eletta è dimissionaria) e la Calabria, governata dal centro destra, dove non risulta eletta nemmeno una donna.
Le donne elette con il sistema proporzionale, vigente in quasi tutte le regioni, sono molto poche, va meglio con i listini , legati al candidato presidente dove in fase di preparazione delle liste si è cercato, quasi sempre di garantire almeno la rappresentanza di genere.
Il risultato migliore è quello della Campania dove la recente legge elettorale ha introdotto il sistema della preferenza doppia, che obbliga, se si danno due preferenze, ad indicare un uomo e una donna. Il risultato buono, seppure anche questo modesto, 14 donne elette su 60 consiglieri, il 23,3% dimostra che molti elettori si sono limitati ad indicare una sola preferenza e quasi sempre solo un uomo.
Il secondo miglior risultato è quello della Toscana, con 12 elette su 55 consiglieri, e anche qui la recente legge elettorale ha introdotto il concetto che nessun genere può essere presente nelle liste dei candidati con una percentuale maggiore di 2/3. Qui ci si doveva quindi aspettare una soglia dell’almeno 33% di elette invece siamo solo al 21,8%, del resto ormai lo sappiamo che la sola presenza in lista non garantisce l’elezione.
Anche la Puglia ha recentemente modificato la sua legge elettorale, ma non avendo previsto nessuna misura sulla rappresentanza di genere, le donne sono rappresentate con poco più del 5%.
Da questa veloce analisi credo emerga una prima riflessione. O ci mettiamo tutti e tutte a prevedere misure sulla rappresentanza di genere nelle istituzioni, le famose quote di rappresentanza dei generi (basta chiamarle quote rosa per cortesia) o le donne saranno sempre di più, fuori, ma anche lontane dalle istituzioni. Nei prossimi giorni si farà l’analisi dell’assenteismo al voto, e come sempre, ci accorgeremo che le donne sono la gran maggioranza.
Buon lavoro ai nuovi presidenti e ai nuovi consiglieri, riusciranno a produrre leggi elettorali non discriminanti, nei prossimi cinque anni?
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