Domenica, 28/02/2016 - Nel palcoscenico più antico del mondo, in un angolo di paradiso, tra un silenzio impalpabile, una magica atmosfera, un mistero che da secoli parla da sé, in un tempo senza limiti, in quella bellezza eterna ed immortale, ha inizio a Siracusa il 13 maggio 2016 e fino al 26 giugno, il 52° ciclo delle rappresentazioni classiche che vede in scena il destino tragico di tre donne, un unico tragico fato: Elettra, Alcesti e Fedra. Donne la cui unica colpa è stata quella di aver amato e sofferto, in modo diverso ed inequivocabile, irrimediabilmente e totalmente un uomo, tale da provare la disperazione più cieca. La prima tragedia ad essere rappresentata sarà Elettra di Sofocle. Elettra, figlia di Agamennone e Clitennestra, sin da piccola idolatra il padre e del quale ne è privata, a causa della guerra contro Troia. Al ritorno di Agamennone a Micene, Elettra assiste alla sua uccisione, tra l’altro progettata dalla crudele Clitennestra e dal suo amante Egisto per usurparne il trono. Così Elettra vive confortata dalla speranza che suo fratello Oreste ritorni, per vendicare la morte del padre. Seguirà l’Alcesti di Euripide, considerata forse il più antico dramma dell’autore. Il re Admeto ha ottenuto il privilegio da Apollo, di sopravvivere all’ultima ora fatale, a patto che un’altra persona accetti di morire per lui. Il vecchio padre e la madre rifiutano il sacrificio per la salvezza del figlio, mentre la moglie Alcesti è pronta a offrire la propria vita. L’ora è arrivata e Alcesti muore al posto del suo sposo. Prima di morire però, Admeto le promette lutto e fedeltà. Intanto a palazzo arriva Eracle che, appreso della sventura dell’amico, con un’impresa eroica, si dirige nel mondo degli inferi e riporta in vita Alcesti. A chiudere la trilogia sarà Fedra di Seneca. Fedra, figlia del leggendario re cretese Minosse, vive una interiore e tormentosa passione per il proprio figliastro Ippolito. Spinta dalla nutrice, rivela il suo amore a Ippolito, che indignato, fugge dalla reggia. Fedra decide di vendicarsi dell’affronto subito e quando Teseo ritorna dalla sua impresa dagli Inferi gli racconta, mentendo, che Ippolito ha cercato di abusare di lei. Teseo, infuriato, invoca la maledizione sul figlio, che muore in modo orribile. Quando il cadavere di Ippolito viene riportato alla reggia, Fedra confessa il suo delitto a Teseo e si uccide. Al padre non resta che piangere la propria sorte, e ricomporre il corpo del figlio fatto a pezzi, mentre ordina ai servi di gettare il corpo di Fedra in un fossato. Tre tragedie da cui emerge l’aspetto caratteriale e psicologico di donne che combattono per l’amore di un uomo, che sia il padre, lo sposo, l’amante, ma che trasmettono, in ogni caso, un’analisi di vita che si rispecchia nella donna contemporanea sempre presa al sacrificio e a scendere a compromessi per l’amore di qualcuno. Una riflessione lucida sul ruolo della donna greca, tanto vicina alla donna di oggi. E così finiscono le storie di Elettra, Alcesti e Fedra…storie di sublimata immortalità. Uno spettacolo, quello delle tragedie greche, che puntualmente ritorna ogni anno ad affascinare con forte teatralità e con la drammacità delle parole, un pubblico attento e curioso e così, passione e pathos si intersecano vicendevolmente in infinite percezioni sinestetiche, ponendo al centro tutta la classicità classica.
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