Vincitore del premio "Io Scrittore" 2013, "Le più piccole del '68" è una vivida cronaca romanzata, scritta da Elena Costa, che tratta di un avvincente attivismo femminile, fatto soprattutto di coraggio e di innocenza
Domenica, 28/12/2014 - "Le più piccole del '68" di Elena Costa - edito da Io Scrittore del Gruppo Mauri Spagnol - si può definire un romanzo corale, in un certo senso di matrice "verghiana".
Nerina, Fiorenza, Stella, (protagoniste di una lotta "clamorosa e drammatica", come si legge nel documentale comunicato de L'Unità, redatto il 25 giugno), "non sono belle, né brutte, ma certo arrabbiate", dice lo slogan menzionato in epigrafe.
Si tratta di un romanzo dalla scrittura spedita, immediata, sostanziale, dallo stile incisivo e diretto. Un romanzo che prende il suo avvio (non senza flashback e riavvolgimenti "cinematografici") in un'atmosfera spossata ma tenace, il 18 giugno del 1968, quando giovani e giovanissime operaie di una fabbrica di pantaloni - decise, e addirittura inamovibili, nell'occupazione dello stabile (un vecchio e malmesso garage diventato miracolosamente una fabbrica) - capiscono di essere disposte a tutto pur di riscattare la loro dignità. Vogliono lottare e riprendersi la parte di salario sottratto, strappare un diritto perso ad uno strano ed inquieto tiro alla fune con le leggi di mercato, del consumo, del capitalismo.
Niente di più che ragazze, al netto di poche risorse: appena una Millecento verde militare a fare la spola tra Sindacato e Camera del Lavoro, poi pazienza, costanza, idealismo e denti serrati.
Le più piccole del Sessantotto sono appena ragazze, l'abbiamo detto, "ragazzine", adolescenti come Nerina, che non hanno potuto sostenere l'esame di Stato, concludendo le scuole.
La storia di queste adolescenti è la storia amarissima di ripetuti inganni, di promesse disattese, di patti non mantenuti, analogamente: nell'industria, in società e nel contesto familiare.
"La madre lo ripeteva tutti i giorni: 'è solo per quest'anno, vedrai che poi recuperi, tanto tu sei brava, e l'esame lo fai da privatista. Nerina non ci credeva alle promesse di sua madre, non ci credeva più. Erano tutte promesse non mantenute; fin da quando le aveva giurato che l'abito della prima comunione sarebbe stato di tulle e sangallo, con un velo doppio, proprio come quello di cui si era innamorata sfogliando e risfogliando la loro unica copia di 'Mani di fata', che serviva a Claudia per copiare i maglioni di lana che lavorava ai ferri. Invece la stoffa costava cara, Claudia il tempo non l'aveva trovato, e Nerina s'era dovuta mettere l'abito liscio e liso, ormai grigio, usato da tutte le cugine".
Nerina è una ragazza sofferente, ingenua quanto militante, dall'animo ostinatamente generoso, capace di tollerare e sorreggere l'idillio amoroso dei genitori (un idillio gravemente poggiato sulle spalle di una cariatide) "facendo tutto lei": accudendo i fratelli - che dormono con lei nello stanzone -, preparando la cena, rassettando la cucina. Nondimeno, gli occhi della madre, Claudia, percepiscono appena una bambina ammaliata dalle affabulatrici dell'UDI, un'illusa sognatrice.
Le più piccole del Sessantotto sono ragazze che "devono urlare per farsi sentire", come Sabina, la più "battagliera" di tutte, come diceva persino la sua maestra a scuola. E' vero, sono tutte poco più che bambine, eppure sembrano già donne per la maturità e la lucidità con cui affrontano le responsabilità e gli oneri sociali che riconoscono come propri, per la capacità che hanno di calamitare l'approvazione popolare, il sostegno sindacale, prima, poi il ripristino dell'attività industriale.
Insomma, "Le più piccole del '68" è un romanzo acceso, neorealista, un romanzo che coinvolge ed infiamma nuovamente lo zolfo di un autentico femminismo: ogni sillaba romanesca e veridica che si staglia sulla pagina bianca è un colpo di mantice su una scottante attualità e riattualizzazione.
Con questo romanzo d'esordio, Elena Costa (nata a Catanzaro nel '73, laureata in giurisprudenza, scrittrice per passione) è certamente riuscita a riportarci nello spirito delle lotte operaie, nel clima di quel primo genuino periodo di militanza. Le parole di Stella, Nerina, Giuliana servono forse, nel disperato scenario dell'oggi, a ricordarci la forza che bisogna mettere in campo quando le asperità del tempo punzonano la dignità umana e i diritti del lavoro.
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