Eleganza e ironia. La forza della cultura: 'Il paese senza nome'
LIBRI - Lucianna Di Lello 'Il paese senza nome', Ed Carabba, pagg 365, euro 21,00
Bartolini Tiziana Martedi, 30/09/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2014
È un piacere autentico, pagina dopo pagina, assaporare le volute espressive che la nostra lingua consente a chi la sa maneggiare accuratamente. Altrettanto gradevole è l’incontro, assai frequente, con affondi ironici espressi spesso con rara eleganza e stupefacente immaginazione. Lucianna Di Lello, filologa classica, attinge alle sue vaste conoscenze per ideare e scrivere un libro sorprendente, per un tempo - il nostro - che disconosce saperi e nozioni, in cui la telegrafica provvisorietà della comunicazione cela dietro ai twitt una pervadente ignoranza e sciatteria. L’autrice de ‘Il paese senza nome’ ci regala un libro coltissimo e leggerissimo al tempo stesso. Oscillando tra citazioni letterarie e cinematografiche - più o meno esplicite - e considerazioni di buon senso, ricorrendo a versi poetici e abbandonandosi a frequenti digressioni, la storia si dipana in ventiquattro capitoli - che possono anche essere letti l’uno indipendentemente dall’altro - e una postfazione. La trama è presto detta: l’amore della giovane Giuditta - figlia del Console italiano in Argentina - per Jeiar “noto in società per le sue pose dandy”, la volontà paterna che le impone un matrimonio con un uomo maturo in cui peraltro non le mancheranno piaceri notturni coniugali sapientemente descritti dall’autrice. Tanti i personaggi, prevalentemente femminili, che entrano nella narrazione a cominciare da Lu Zenaide, “aspirante scrittrice e discendente della stessa Giuditta”, contribuendo a creare ambienti e circostanze raccontate con un evidente piacere tratto dalla cura meticolosa della scrittura e del linguaggio. Il connubio tra gli intrecci narrativi a la ricchezza espressiva catturano inesorabilmente l’attenzione e dimostrano quanto la cultura possa essere, anche, molto divertente.
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