Egitto. Le donne in Parlamento? Una questione di quote rosa
Dopo due anni e mezzo si rinnova il Parlamento egiziano, sciolto dopo la deposizione dell’ex Presidente Mohammed Morsi nel 2013. In attesa dei risultati finali di dicembre è certa la presenza delle donne.
Il Cairo. La settimana scorsa sono stati circa 27 milioni gli egiziani e le egiziane, ai quali si uniscono anche i residenti e le residenti all’estero, che hanno votato nel primo turno delle elezioni legislative per la formazione del nuovo Parlamento. La seconda fase, programmata per il 21 novembre prossimo, vedrà alle urne i restanti 23 milioni di cittadini e cittadine del Governatorato de Il Cairo e di Giza.
Il nuovo Parlamento sarà composto da 596 rappresentanti: 448 saranno scelti con preferenze individuali, 120 saranno attribuiti alle liste di partito e 28 saranno nominati direttamente dal presidente Al Sisi. Secondo i primi dati diffusi dall’Alto Comitato per l’Elezioni, nonostante l’affluenza al voto sia stata fiacca dal momento che ha votato solo 30% della popolazione avente diritto, è confermata la presenza femminile nella nuova assemblea parlamentare del Paese. Ad oggi le trenta donne che hanno conquistato un posto da deputate sono legate alla grande coalizione di partito Fi Hob Misr (Per l’amore dell’Egitto).
Al momento però nessuna donna candidatasi individualmente è riuscita ancora vincere. Per tale ragione hanno particolare importanza le votazioni del 21 novembre prossimo nel quale sono quattro le donne che tennteranno la risalita tra Il Cairo e Giza. Tra queste c’è la giornalista Nashwa al-Deeb che nel primo turno ha ottenuto il 30% di voti. Seguono poi Shadia Mahmoud, una delle più forti rivali di al-Deeb con il 27% di preferenze e Asmaa Abdel Hakim con il 24,3% di voti. All’ultima posizione si piazza Nermin Ahmed Badrawy che ha raccolto solo il 12%.
Secondo Intisar al Saeed il risultato può dirsi abbastanza soddisfacente ma “non è ancora rappresentante di tutte le donne dell’Egitto”. In un Paese nel quale non è facile essere donna, e lo ancora di più nello spazio politico-istituzionale, nel quale è quasi impossibile trovare una presenza femminile forte, il sistema delle “quote rosa” sembra correre in aiuto.
Al Saeed spiega difatti che “in tutta la storia del Parlamento egiziano, le donne hanno ottenuto il 10% dei seggi quando è stato applicato il sistema delle quote, in caso contrario, la loro presenza è sempre stata irrisoria o del tutto assente”.
INel 1979 venne utilizzato per la prima volta il sistema delle "quote Rosa" la cui applicazione prevedeva che almeno il 10% dei seggi, cioé almeno 30 posti, venisse dato alle donne. Ma il numero in quelle elezioni venne superato e le donne ne ottennero ben 35. Applicato poi una seconda volta nelle elezioni parlamentari del 2010, le donne hanno ottenuto il 12% dei posti in Parlamento, conquistando 64 seggi. "La società egiziana sta cambiando lentamente, ma inesorabilmente dopo il 25 gennaio 2011. Ora sono di più gli elettori che pensano all’importanza delle donne in Parlamento” ha detto Al-Saeed, aggiungendo che le coalizioni politiche che nelle loro liste candidano un numero maggiore di donne risultano essere vincenti anche “per il contatto che le candidate riescono ad avere con la gente, con i loro elettori ed elettrici”.
Secondo Ahmed Abul Magd, direttore dell’Ong egiziana Haqanna, l’avanzata delle donne in queste elezioni parlamentari è anche da attribuire a due fattori. Il primo è la mancata concorrenza dei partiti religiosi. Il secondo è il forte impatto che hanno avuto le campagne mediatiche in favore della presenza femminile in Parlamento “il sostegno dei media per le donne si è riflesso nella scelta di chi è andato a votare. E’ aumentato il numero di quelli che hanno voluto sostenere le candidate e dare loro una possibilità di aiutare a cambiare l’Egitto, un Paese che ancora sta cercando di reagire ad un periodo di violenza interna, terrorismo e difficoltà economica”.
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