Il Cairo. Lentamente si sta cercando di arginare il problema, ma è ancora alto il tasso di analfabetismo nel Paese. Quello che sconvolge è ancora l’elevato numero delle bambine che non frequentano la scuola. “Pensiamo che il problema riguardi solo i villaggi rurali. In realtà anche nei grandi centri urbani ci sono zone nelle quali il tasso di scolarizzazione è molto basso e lo è ancora di più per quanto riguarda le bambine” dice Reem Saab, professoressa di sociologia presso l’America University.
Se i bambini delle famiglie più indigenti non vanno a scuola per aiutare economicamente le famiglie, le bambine invece rimangono a casa per imparare a gestire una famiglia. La realtà dei fatti è che le famiglie più povere sperano che le loro figlie si sposino il prima possibile per non gravare sul bilancio famigliare. Persiste l’idea che se i genitori sono poveri, lo saranno anche i figli senza alcuna possibilità di riscatto sociale. “Perseverare con questa idea significa continuare ad escludere questi bambini e bambine dall’avere un futuro migliore” dice Saab. Quasi si trattasse di uno stato di cose incontrovertibile, la società in generale, pur accorgendosi del problema reale, sembra non farsene carico.
C'è la tendenza ad escludere più che ad includere socialmente un soggetto debole, ma grande o piccola che sia, il centro urbano deve essere in grado di offrire i servizi basilari anche a chi non è in grado di farlo in modo autonomo. Ma per Reem Saab impedire alle persone di accedere ai programmi educativi significa minare uno dei diritti fondamentali dell’essere umano. “La conoscenza è un diritto di tutti. Non può essere un privilegio di pochi quello di essere in grado di tenere un libro e leggerlo. Ogni cittadino deve saper leggere e scrivere invece. Solo così facendo si abbatte l'analfabetismo che più volte è stato utilizzato per escludere alcuni dalle attività politiche e sociali del Paese” dice Saab.
La sociologa si riferisce a quanto è accaduto nel 2012 e nel 2013, quando lo scrittore Alaa Al Aswani ed il politico Mohamed El Baradei avanzarono la proposta di escludere dal voto tutti quelli che non erano in grado né di leggere e né di scrivere perché avrebbero votato solo in base a quanto ascoltato nei programmi televisivi. Reem Saam non nega che una persona analfabeta possa essere manipolabile, ma per lei il punto è un altro. Per evitare che questo effettivamente accada, bisogna impegnarsi affinché l’analfabetismo sia sradicato definitivamente con tutte le forze e collaborazioni possibili.
Dal punto di vista governativo da dieci anni circa l’Associazione per l’Alfabetizzazione e l’Educazione degli Adulti offre corsi completamente gratuiti presso centri governativi e moschee nelle aree più povere del Paese con successo. L’associazione poi, insieme a Vodafone Egitto, ha dato avvio nel 2015 al piano nazionale “Il sapere è potere”. Attraverso l’utilizzo di cinquanta milioni di sterline egiziane si stanno portando avanti progetti per l’inclusione scolastica in diciotto su ventisette governatorati egiziani con buoni risultati. Secondo i dati recenti diffusi dalla Capmas nel 2015, l’agenzia governativa dei dati statistici, in Egitto ci sono sedici milioni di analfabeti. Il dato è più alto, se si prendono in considerazione le zone rurali del Paese, dove la percentuale per le donne si attesta intorno al 68% contro il 31% degli uomini.
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