Egitto. La disoccupazione giovanile. Una falla nelle politiche di governo

Il Cairo. Nel 2016 l’Egitto conta più di 93 milioni di abitanti. Di questi oltre il 61% è rappresentato da ragazzi e ragazze con un’età inferiore ai 30 anni. Pur considerando la gioventù una forza da cui ripartire per lo sviluppo del Paese, ben poco è stato fatto in merito all’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani e delle giovani egiziane negli ultimi anni. Si trattava già di un problema prima della Rivoluzione del 2011. E purtroppo continua ad esserlo ancora oggi.



Secondo i dati elaborati dall’organizzazione non governativa Population Council in collaborazione con la CAPMAS, l’agenzia di statistica governativa egiziana, il tasso di disoccupazione tra i giovani tra i 15 e 19 anni è sceso di alcuni punti percentuale, passando dal 16,1% del 2009 al 13,3% nel 2014. Questa diminuzione però non è associata ad un aumento dei posti di lavoro, bensì ad un atteggiamento di sfiducia dei ragazzi e delle ragazze egiziani rispetto alla ricerca di un buon posto di lavoro.

“La disoccupazione affligge tutti i giovani, ma soprattutto quelli che hanno raggiunto una istruzione universitaria” dice Ghada Barsoum, professoressa all'Università americana de Il Cairo.



“I dati sulla disoccupazione in realtà non riescono a fornire un'adeguata comprensione della situazione dei giovani e di quello che provano. Ad esempio l'occupazione irregolare, intesa come mancanza di accesso al lavoro con un contratto di lavoro, rappresenta una sfida che riceve meno attenzione politica di quanto in realtà dovrebbe”continua.

I dati più recenti dicono ad esempio che tra i lavoratori salariati con una istruzione secondaria o universitaria, solo il 42% sottoscrive un contratto di lavoro regolare e come ricorda la professoressa Barsoum “se un giovane lavora senza un contratto di lavoro, difficilmente avrà anche la possibilità di accedere a tutti quei benefici che dovrebebro essere invece garantiti”.

“Ancora oggi in Egitto solo il settore pubblico garantisce tutela ai lavoratori ed alle lavoratrici. Ed è questo il motivo per il quale è ancora alta la speranza per i giovani egiziani di trovare un lavoro pubblico o entrare nell’esercito” continua Barsoum.

Ma nonostante questo, ci sono due questioni chiave che rimangono centrali per meglio capire la situazione dei giovani nel mercato del lavoro in Egitto.



In primo luogo, il volto della disoccupazione è soprattutto femminile. I dati dicono che la percentuale degli occupati è passata dal 3.7% del 2009 al 13,1% del 2014, mentre i dati riguardanti le occupate sono passati dal 3,2% al 5,7 % nello stesso periodo, segnalando di fatto un piccolo margine di miglioramento, ma non così incisivo. In secondo luogo poi sono pochissimi i giovani e le giovani che decidono di diventare imprenditori o imprenditrici perché “nonostante la crescente importanza attribuita all’ mprenditorialità come una soluzione alla disoccupazione giovanile, i lavoratori autonomi costituiscono solo il 6% del totale” continua.

Trattandosi di un serio problema soprattutto per il futuro dell’Egitto, solo se si parte da politiche rivolte all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, si può dare quel ruolo che spetta loro di diritto, e che tra l'altro chiedono a gran voce, quello cioè di costruire una società più equa e più giusta. Oltre ad elaborare politiche che prevedano incentivi e finanziamenti per le imprese che assumono o aiuti statali destinati a coloro che decidono di aprire un’attività in proprio, c’è ancora di più la necessità di elaborare una normativa in fatto di lavoro che si basi prima di tutto sui diritti che un lavoratore o lavoratrice deve vedersi garantiti, sempre e comunque.



Foto Università americana a Il Cairo