Egitto. Che nuova legge sia, ma non a favore delle ONG
È stata approvata da quasi un mese, ma la nuova legge non piace alle oltre sessanta associazioni della società civile che considerano il nuovo testo legislativo un’arma di controllo e repressione sulla loro attività.
Il Cairo. A metà novembre il nuovo testo legislativo che di fatto sostituisce la Legge n.84/2002 passa senza l’assoluta maggioranza del Parlamento.
Già prima dell’approvazione però la bozza ha suscitato critiche da parte delle associazioni non governative che hanno lamentato l’assenza di un dialogo con il Governo nella stesura dei nuovi 89 articoli.
Per le associazioni si tratta di una legge che attenta alla difesa dei diritti nel Paese perché più che aprire la morsa dello Stato sulle loro attività sembra invece stringerla.
E lo fa in diversi modi. Prima di tutto con l’istituzione di una nuova autorità nazionale che ha diversi compiti. Regolamentare nei minimi particolari l’operato delle organizzazioni, preventivamente registrate, verificare il tipo di finanziamenti che arriva nelle loro casse e successivamente valutare che i soldi siano effettivamente implementati in progetti attinenti all’ambito di riferimento.
Si tratta di un vero e proprio controllo che ha le sue origini nel 2015, quando il governo aveva richiesto a tutte le organizzazioni nazionali ed internazionali presenti in Egitto di registrarsi presso il ministro dell’Interno per avviare una scremature ufficiosa di chi avrebbe o non avrebbe potuto lavorare nel Paese.
Già in quell’occasione fu chiara la denuncia delle ong nei confronti dell’Esecutivo, accusato di voler nascondere la sua reale intenzione. Quella di volere mettere alla porta tutte le persone e le associazioni che lavoravano su temi caldi come quello dei diritti umani.
Un controllo che con la legge appena approvata si trasforma in repressione quando si parla di pene detentive e pecuniarie che vanno da un anno a cnque anni di reclusione e dai cinquanta mila ad un milione di lire egiziane che convertiti in Euro equivalgono all'incirca dai quattro mila agli otto mila Euro per le organizzazioni straniere che operano insieme alle associazioni della società civile senza un permesso governativo precedentemente ottenuto.
Una situazione che si inasprisce quando c'è la possibilità che le associazioni internazionali siano accusate di lavorare illegalmente nel momento in cui conducono o partecipano a ricerche sociali portate avanti da associazioni locali senza autorizzazione.
Per l’Istituto sullo Studio dei Diritti Umani http://www.cihrs.org/?p=19280&lang=en
la nuova legge esplicita di fatto l’inizio di una guerra tra lo Stato e la società civile che si deve vincere al più presto per evitare che a pagarne le conseguenze siano solo e soltanto i diritti di tutti gli egiziani e le egiziane da qui in avanti.
Nella foto Bahey El Din Hassan, direttore del Cairo Institute for Human Rights Studies. Immagine dal sito dell’Istituto
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