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Efficienza agricola ed empowerment femminile: due priorità per le risorse del globo

Efficienza agricola ed empowerment femminile: due priorità per le risorse del globo

Sprecare meno acqua nell'irrigazione dei campi agricoli e aumentare la presenza delle donne nel primario per evitare il disastro ambientale

Domenica, 07/06/2015 -
In questi ultimi tempi di rinnovato interesse per l'eco-sostenibilità, le politiche agricole italiane ed europee hanno stabilito nuovi obiettivi economici più strettamente legati all'ambiente: planetario, europeo e, infine, nazionale.



E' vero che bisogna urgentemente ripensare la politica economica improntata ai nostri attuali meccanismi di produzione per evitare un tracollo sistemico. Del resto, la situazione ambientale è già gravemente compromessa se circa il 60% dei principali ecosistemi del globo sono degradati, o comunque sfruttati in modo non sostenibile.



Per questa ragione, la “Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse”, stilata dalla Commissione Europea, ha allertato i paesi dell'Unione, pronosticando che entro il 2050 il nostro sistema produttivo avrà reso non più utilizzabili, per assurdo, le risorse di ben due pianeti come il nostro.



Il World Council for Sustainable Development calcola che per evitare questa apocalisse si dovrà innanzitutto potenziare (da 4 a 10 volte) l'efficienza delle risorse utilizzate.



Tra queste risorse, chiaramente, l'acqua è in primissimo piano. Essa è essenziale, oltre che per qualsiasi forma di vita: per la salute umana, quindi per la produttività del settore agricolo.



In questo ultimo ambito, inoltre, le più recenti direttive europee impongono alle aziende di utilizzare, per prima cosa, sistemi di irrigazione più proficui e tecnologicamente efficienti, poi, di privilegiare delle colture più adatte alle mutate condizioni climatiche. Queste colture, insomma, dovranno reagire meglio sia alla siccità, sia alla maggiore ritenzione idrica del suolo.



Tali direttive, bisogna dirlo, in Italia più che altrove, avranno l'effetto di uno stravolgimento davvero radicale.



“L'Italia, infatti, è tra i paesi europei che maggiormente fanno ricorso all'irrigazione. E' seconda in termini di superficie irrigata (escludendo colture protette e orti familiari) solo alla Spagna con più di 2,4 milioni di ettari (la Spagna ne irriga circa 3 milioni)”. Giampaola Bellini – curatrice dell'ultimo dossier ISTAT sull'Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura, oltre che del più recente Atlante dell'Agricoltura Italiana – spiega che l'Italia, sfruttando il 19% del suolo nazionale per scopi agricoli, è la quarta nazione europea per superficie agricola, dopo: Malta, Cipro e la Grecia (che dedica all'agricoltura il 20% del proprio territorio). Purtroppo, però, “nel complesso, il 62% dell'acqua è distribuito alle colture mediante sistemi di irrigazione a bassa efficienza”, mentre solo il restante 38% utilizza sistemi come l'aspersione (26,8%), o la microirrigazione (9,6%).



Nel nostro paese, per di più, tutte le colture di riso sono irrigate mediante un sistema detto 'a sommersione', caratterizzato dalla minore efficienza di utilizzo dell'acqua in assoluto.

In questo senso, secondo l'indagine della Bellini è evidente che “per ridurre la pressione sulla risorsa dell'acqua, tanto rimane da fare, soprattutto in termini di ri-orientamento della produzione agricola”.



Si deve tenere conto, peraltro, che l'occasione di un 'ri-orientamento' del settore agricolo italiano dovrà procedere addirittura su due binari paralleli: uno, quello del potenziamento tecnologico, l'altro, quello del riequilibrio dei dati di genere e di età.



Infatti, è proprio il già menzionato Atlante ISTAT dell'Agricoltura Italiana a mostrare che le donne contribuiscono solo per il 28,5% all'attività lavorativa agricola, mentre i giovani appena per il 20%.

La massima partecipazione femminile all'attività agricola si registra proprio nelle regioni italiane del centro-sud, come Molise, Campania e Calabria; sporadicamente poi anche nel nord, ad esempio in Liguria, dove i dati statistici toccano il 37%. Sono in assoluto le regioni più “giovani” per la forza lavoro agricola, invece: la Lombardia e la Sicilia.



Insomma, l'urgenza di una ristrutturazione del settore agricolo mirata alla maggiore proficuità dei sistemi di irrigazione dei terreni, non va solo di pari passo con un'esigenza energetica e di sostenibilità globale, ma può persino rappresentare, da qui al 2050, il pretesto di nuovi incentivi governativi affinché si abbiano più presenze femminili fra i capoazienda dell'economia primaria.



Come si vede, allora, è una particolare convergenza socio-economica a legare strettamente, in vista di progetti finalmente sostenibili, le donne all'agricoltura, quindi, a quell'imprenditoria aziendale più rispettosa della terra e dei suoi cicli.

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