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Educazione sessuale: pareri a confronto

Educazione sessuale: pareri a confronto

Sondaggio di ottobre - "i giovani rimangono soli di fronte ad un contesto culturale dove tutto appare possibile"

Rosa M. Amorevole Martedi, 24/11/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2009

L’educazione sessuale è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “azione per favorire l’acquisizione di uno stato di benessere psicosessuale da parte di un individuo”. In questa prospettiva viene dunque riconosciuta quale fattore di riduzione del disagio adolescenziale in generale e dei comportamenti sessuali a rischio in particolare, contribuendo a quella “integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettivi e sociali che l’essere sessuato realizza in modo da valorizzare la personalità, la comunicazione e l’amore” (OMS, 1975).

Secondo una ricerca presentata dalla sessuologia Alessandra Graziottin, solo lo 0,3% delle ragazze italiane sotto i 19 anni possiede una buona educazione sessuale. Dato sconcertante se associato al fatto che nel 53% dei rapporti sessuali non c’è volontà di usare contraccettivi. I genitori, salvo rari casi, non parlano di sesso ai figli. Se nella migliore ipotesi lo fanno le madri, i padri invece sono completamente assenti. Al contempo, “entrare nel mondo complesso e rischioso del sesso per un/una adolescente rappresenta una attrazione fortissima, al punto che l’età del primo rapporto si è abbassata moltissimo e le bambine iniziano ad avere rapporti sessuali già prima di avere le mestruazioni”.

Dell’importanza dell’educazione sessuale paiono convinte tutte le risposte arrivate: per il 57% si dichiarano favorevoli, per il 39% si insiste sulla necessità di una “informazione sessuale”, nel 3% dei casi si fa emergere una precisa critica dicendo che molto si chiacchiera sul tema ma poco si fa.

Tra i molti commenti emergono chiari – sebbene espressi con parole differenti – quelli che dovrebbero essere i compiti di famiglia, scuola e politica in materia.

Per la scuola si suggeriscono percorsi “semplici ma scientifici”, che siano in grado di fornire “elementi di prevenzione, educazione alla salute e all’affettività” prevedendo anche approfondimenti che vadano al di là del semplice focus scientifico.

Infatti molte delle risposte sottolineano l’importanza di educare “i maschi” al rispetto della propria compagna, partner. Questo potrebbe rappresentare anche un buon modo di prevenire fenomeni di violenza domestica.

Per la scuola (che può essere d’aiuto all’azione della famiglia, ma che non deve essere vista come unica risposta alle domande dei figli) prevalentemente viene suggerita un’educazione all’affettività, anche portando esempi di esperienze vissute in prima persona come figlia/o o madre/padre. Qualcuno ricorda che per ottenere risultati massimi un buon mix potrebbe esser dato dalla partecipazione dei genitori al percorso educativo scolastico unito al “buon esempio in casa”. C’è poi chi drasticamente afferma che la scuola debba “essere in grado di offrire approfondimenti sensibili e competenti bene, altrimenti lasciamo fare alla vita!”

Alla politica poi si riconoscono prevalentemente gli intoppi, la radicalizzazione dello scontro tra un pensiero laico ed uno confessionale che troppo ha inciso sulle decisioni in campo educativo pubblico.

In prevalenza si suggerisce che la “politica se ne occupi seriamente” altrimenti “è meglio che si astenga”. Ma soprattutto alla politica si chiede un intervento sui “grandi sfondi”: promuovere il rispetto del corpo dello donne, a partire dalle immagini pubblicitarie e televisive, maggiore sobrietà nella vita pubblica.

In Italia ancora poco si fa per l’educazione sessuale e all’affettività. Da un punto di vista affettivo la famiglia tiene di più che nei Paesi nordici, dove c’è un record di separazioni ed i padri sono molto più assenti. Dal punto di vista dell’educazione sessuale gli italiani sono muti. È comunque altrettanto pericoloso pensare che un corsetto di educazione sessuale a scuola possa surrogare anni di diseducazione a voler bene.

Gli altri Paesi però hanno introdotto seri percorsi all’interno dei programmi scolastici, la Svezia fin dal 1956 ad esempio, e rispondono alle necessità della società con strumenti ad hoc proprio iniziando dalle scuole.

La società invia messaggi massicci e contraddittori sulla sessualità, di fronte i quali i giovani faticano a trovare una propria personale dimensione della sessualità, superando un adeguamento passivo ai modelli esterni. Gli adulti, d’altra parte, non sempre riescono a trasmettere valori e modelli chiari con i quali i giovani possano identificarsi o che possano anche eventualmente contestare. Il risultato è che oggi i giovani rimangono soli di fronte ad un contesto culturale dove tutto appare possibile nella sessualità. Ultimo orrore da internet: videogioco di stupro virtuale nel quale si vince convincendo la ragazza ad abortire. Una sola parola mi resta da dire: vergogna!



L’EDUCAZIONE SESSUALE NEL MONDO: ALCUNE REALTA’



ITALIA Non esiste una legge sull’educazione sessuale nelle scuole, ma alcune norme sull’autonomia scolastica permettono attività integrative e programmi di educazione sanitaria



GRAN BRETAGNA L’informazione a scuola su sesso e contraccezione non è obbligatoria ma molto diffusa, anche a causa dell’alta percentuale di gravidanze con genitori minorenni



SVEZIA Fa parte dei programmi scolastici fin dal 1956



GERMANIA Fa parte dei programmi scolastici fin dal 1970



OLANDA Fa parte dei programmi scolastici fin dal 1980



FRANCIA Fa parte dei programmi scolastici fin dal 1985



SPAGNA Dopo l’approvazione della legge nazionale per l’uguaglianza effettiva tra uomini e donne, voluta da Zapatero nella primavera del 2007, anche la scuola è stata chiamata a diffondere la cultura della parità. L’educazione sessuale è parte integrante dell’educazione alla cittadinanza. I docenti spagnoli hanno la più grande libertà di impostare il loro programma di studi purché sia pubblico e motivato



INDONESIA, SRI LANKA, COREA DEL SUD Presenti direttive governative apposite



GIAPPONE Obbligatoria dai 10 anni in su



AFRICA È centrata sulla prevenzione delle malattie, specie AIDS



(24 novembre 2009)

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