Polonia - La riforma scolastica del 1999 ha cambiato profondamente il sistema, mantenendo fede al concetto di libertà che è sempre stato centrale nel pensiero dei pedagogisti polacchi
Milena Zietek Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009
Il sistema scolastico vigente in Polonia è il frutto della riforma scolastica del 1999, che ha segnato importanti cambiamenti nella struttura organizzativa della scuola e nel sistema educativo. È stata innalzata l’età dell’obbligo scolastico da 14 a 18 anni. La scuola primaria che aveva una durata di otto anni è stata ridotta a sei, ed è stato reintrodotto il liceo della durata di tre anni (scuola secondaria per ragazzi, che offre una formazione di carattere generale e una specializzazione). I bambini terminano tutte e due le scuole, affrontando dei test per stabilire il loro livello d’apprendimento, da cui è possibile stabilire i loro futuri bisogni educativi. Il punteggio dell’ultimo test deciderà a quale scuola essi potranno accedere successivamente, scegliendo tra una scuola secondaria di tre anni (ogni liceo è caratterizzato dalla divisione delle classi in umanistiche, scientifiche, linguistiche; al contrario, in Italia, la divisione è per Istituti), una scuola tecnica di quattro anni con l’abilitazione a sostenere l’esame di maturità dopo il terzo anno, una scuola professionale specializzata. L’esame di maturità permette ai giovani d’iscriversi all’Università o ad altri Istituti di educazione superiore. Le scuole primarie sono finanziate dai governi locali, le scuole secondarie da quelli provinciali, mentre l’educazione superiore è di competenza del budget di spesa nazionale.
Della piramide organizzativa scolastica, l’anello più debole è costituito dagli asili nido e dalle scuole materne. La riduzione di spesa dei governi locali ha causato, negli anni 1990-2001, la chiusura del 30% degli Istituti d’educazione pre-scolastici. Ecco perché la Polonia occupa uno degli ultimi posti in Europa per quanto riguarda le strutture educative per bambini dai 3 ai 5 anni. Attualmente l’istruzione elementare e quella superiore sono pubbliche. Le scuole private coprono solo lo 0,6% degli studenti. Il ministero dell’Educazione sta incoraggiando l’incremento di scuole private per diversificare l’offerta scolastica e per offrire un’alternativa al sistema scolastico nazionale.
Il pensiero pedagogico di Maria Montessori non è ancora molto diffuso in Polonia, anche se Il Centro Polacco Montessori (Polskie Stowarzyszenie Montessori), sorto nel 1994 a Lodz, è impegnato a divulgare la sua teoria, formando appositamente educatori ed insegnanti, oppure fondando e supportando scuole ed istituti basati sul metodo montessoriano. Il Centro comprende circa 200 soci, collabora strettamente con pedagogisti tedeschi, austriaci e cechi d’orientamento montessoriano, pubblica una sua rivista ed, infine, organizza periodicamente dei corsi su vari temi: “L’organizzazione dello spazio secondo M. Montessori”, “L’osservazione del bambino nella pedagogia montessoriana”, “L’adattamento creativo della pedagogia di M. Montessori, in rapporto con la riforma scolastica in Polonia” ecc. L’aspetto più interessante di quest’ultimo tema è il sistema di valutazione degli allievi, che introduce l’utilizzo della valutazione “descrittiva” fino al terzo anno della scuola elementare (dando, comunque, all’insegnante la facoltà di decidere se usare parallelamente i voti numerici, che vanno da 6 a 1: 6 - eccellente; 5 - molto buono; 4 - buono; 3 - soddisfacente; 2 - accettabile e 1 - insoddisfacente), che è un metodo d’osservazione e di giudizio dell’alunno utilizzato dalla teoria di Maria Montessori.
Una scuola alternativa, ben quotata in Europa, è la Wroclawska Szkola Przyszlosci (Scuola del Futuro a Breslavia) fondata da Ryszard M. Lukaszewicz, che si richiama al pensiero del noto pedagogista polacco Bogdan Suchodolski. Secondo questo pensiero, l’educazione è sinonimo d’“incontro e dialogo”, di “tirar fuori ciò che è nascosto nell’uomo” e di “una via alternativa, capace di creare una relazione dialettica e dinamica con il mondo, il cui esito è lo sviluppo contemporaneo dell’individuo e della realtà esterna”.
Lukaszewicz rifiuta l’approccio educativo di preparare i bambini con lo scopo principale di promuoverli alla classe successiva, di far loro vincere un concorso di recitazione o una gara sportiva, perché questo può determinare un senso di fallimento e frustrazione. Partendo dalla domanda: “Quando sarà il momento giusto per vivere una gioia semplice e spontanea?”, egli propone una scuola che prepari il bambino, attraverso l’esperienza, a conoscere e scoprire il mondo, che si prefigga come obiettivo quello di stimolare, formare e sostenere la sua creatività e di fargli maturare comportamenti altruistici. Nella sua scuola, il professore cerca di “trattare i bambini come degli esploratori attivi del mondo che li circonda, consentendo loro di tirar fuori la loro personale abilità e capacità d’interpretare la realtà”. Pone, dunque, un metodo d’apprendimento basato sulle “opportunità educative” (okazje edukacyjne), cioè su attività formative orientate all’esperienza, attraverso il contatto diretto del bambino con l’ambiente fisico e sociale che lo circonda. Ciò permette all’allievo di vivere l’esperienza anche sul piano emotivo e di esserne un coautore. Per costruire delle opportunità educative - sostiene Lukaszewicz - non bisogna programmare il risultato finale, ma occorre, invece, progettare l’inizio, immaginando che genere di scoperta s’intende offrire al bambino, scegliendo tra temi o oggetti nuovi, utilizzando parole o strumenti nuovi, ecc. Poi, bisogna individuare e preparare lo spazio adatto, scegliere il materiale necessario ecc. ecc.
Tutto ciò con lo scopo d’incuriosire e di rendere attraente la proposta educativa, stimolando l’attenzione dei bambini e motivandoli a partecipare all’attività formativa. Ad esempio, il tema può essere presentato tramite degli oggetti curiosi, degli elementi a sorpresa con l’utilizzo di suoni o musiche particolari, che spronano i bambini a porre delle domande, a confrontarsi, a formulare i problemi, e a trovare risposte adeguate. Durante tutta l’attività, l’educatore osserva il comportamento dei bambini sia dal punto di vista dell’apprendimento che interattivo, e li aiuta a sistematizzare le esperienze, ad oggettivare le informazioni acquisite, collegandole alle conoscenze già interiorizzate. Poiché il successo scolastico non è basato sull’ottenimento del voto migliore, ma sullo sviluppo del sentimento di soddisfazione del bambino nel conseguire nuove cognizioni ed ulteriori capacità e abilità, compito dell’insegnante sta nel confermare e rafforzare questo sentimento.
La durata di queste forme di attività, che possono essere varie: “spontanee” (tramite la preparazione dello spazio educativo e l’utilizzo di materiali naturali), “ispirate” (tramite proposte educative progettate) e, infine, “guidate” (tramite vari tipi di tecniche, come il workshop), cambia in relazione all’età dei bambini, ai loro interessi e bisogni. Non è necessario che in una proposta educativa siano presenti tutte e tre le forme di attività, perché l’idea principale di questo metodo sta nella possibilità di scegliere il percorso migliore sia per il bambino che per l’insegnante che lo segue. L’insegnante sceglie il genere e la forma di attività, che ritiene adeguate per il gruppo dei suoi allievi. Invece, il bambino può decidere se vuole partecipare alla proposta educativa, può scegliere l’attività che desidera svolgere, dove e per quanto tempo praticarla, quali strumenti e materiali usare. L’opportunità di scegliere permette al bambino di conoscere meglio se stesso, le sue capacità e le sue lacune, d’imparare insieme con i suoi amici, di collaborare con loro, chiedendo aiuto ed offrendo sostegno. La ricerca delle risposte, invece, sviluppa la sua autonomia e perseveranza, rafforzando un rapporto positivo con se stesso e sviluppando una convivenza con gli altri basata sul rispetto e il dialogo. Presso la Wroclawska Szkola Przyszlosci è stata costruita anche la prima Stazione Ecologica per bambini basata sull’idea che “il contesto ecologico del mondo è nello stesso tempo un contesto della comunità umana”. Ciò vuol dire ricordare e rispettare l’ordine ecologico del mondo, che richiama le tradizioni, l’abilità, l’esperienza e la saggezza delle generazioni, i valori e l’identità dell’uomo nelle varie culture del mondo.
Il concetto di libertà è sempre stato centrale nel pensiero dei pedagogisti polacchi. Ne parlava già Janusz Korczak (che insieme ai suoi 200 bambini del ghetto ebreo marciò verso il treno che li avrebbe portati a Treblinka, dove trovarono la morte), sottolineando che “finché noi stessi viviamo in schiavitù, non possiamo dare la libertà ai nostri bambini”. La stessa cosa è sostenuta dai pedagogisti contemporanei, Boguslaw Sliwerski e Zbigniew Kwiecinski, che credono nel valore della libertà personale e professionale, soprattutto per coloro che esercitano la professione d’insegnante: non c’è creatività pedagogica senza libertà. Essi incoraggiano a cercare sempre vie alternative perché è nel pluralismo che vi sono le chance di rinnovamento delle teorie pedagogiche.
Per il “Centro Polacco Montessori” (Polskie Stowarzyszenie Montessori), le foto sono state scaricate dal sito ufficiale: www.montessori-centrum.pl/
Per la “Scuola del Futuro in Breslavia” (Wroclawska Szkola Przyszlosci), le foto sono state scaricate dal sito ufficiale: www.wsp.wroc.pl/szkola
*pedagogista e traduttrice polacca
Lascia un Commento